Tutta Parigi aspetta l'arrivo di Godot

Tutta Parigi aspetta l'arrivo di Godot Il festival del teatro dedicato a Beckett Tutta Parigi aspetta l'arrivo di Godot PARIGI — Il festival d'autunno di Parigi, che si è iniziato questa settimana e durerà fino a Natale, con un programma ricco e vario di manifestazioni teatrali, musicali, coreografiche, cinematografiche, renderà un omaggio particolare a Samuel Beckett in occasione del suo settantacinquesimo compleanno. Dal 26 settembre al 31 ottobre tredici spettacoli del drammaturgo irlandese, di cui cinque produzioni francesi e le altre statunitensi, si alterneranno o saranno dati simultaneamente in luoghi diversi. Inoltre, 11 centro Beaubourg gli consacrerà una mostra, delle proiezioni di film, fra i quali quello famoso che Beckett girò nel 1963 con Buster Keaton, ed altri realizzati per le tv americana, inglese, tedesca e francese, nonché due dibattiti, con la partecipazione di scrittori, critici e registi internazionali, che situeranno il suo ruolo nella letteratura e nel teatro contemporaneo. Mentre a Parigi si svolgeranno tali manifestazioni in suo onore, è probabile che Samuel Beckett, di cui tutti conoscono il carattere schivo e l'allergia al pubblico e alla stampa, si rifugerà nella sua modesta casetta di Ussy o in qualche paese lontano, come nel 1969, quando ottenne il Nobel, era andato a nascondersi in Tunisia per non dover affrontare i cronisti e la gloria. Uno degli interessi di questo ciclo consisterà nel confronto fra registi francesi e americani, specialisti di Beckett. Citiamo anzitutto Roger Blin, che fu il primo a rivelarlo nel 1953, con la creazione sull'esigua scena del Théàtre Babylone di "Aspettando Godot., un lavoro che era stato rifiutato da una trentina di produttori e diede luogo a una nuova «battaglia degli antichi e dei moderni» (Blin presenterà «Oh, les beaux jours!», con l'intramontabile Madeleine Renaud, che creò il ruolo nel 1963). Da parte americana si potranno apprezzare in particolare le realizzazioni di Alan Schneider — l'omologo di Blin per gli Stati Uniti, che impose Beckett oltreatlantico dopo il fiasco iniziale di • Godot», bollato come •comunista, ateo, esistenzialista* —, di Lee Breuer, con un lavoro molto kafkiano, *The Lost Ones», o ancora le creazioni di Jo Chaikin, formato dall'esperienza del «Living» e dell'.Open Theatre», e quelle di David Warrilow, uno dei registi-interpreti preferiti di Beckett. Ma forse lo spettacolo più atteso è il 'Krapp's Last Tape», interpretato da Rick Cluchey in una messa in scena dello stesso Beckett. La vicenda del loro singolare sodalizio merita di essere ricordata. Cluchey è un ex delinquente. A 21 anni, nel 1954, organizza una rapina a mano armata, e ci scappa un morto: arrestato e condannato alla reclusione perpetua, viene rinchiuso nel duro carcere di San Quentin a San Francisco. E qui comincia a interes- sarsi di letteratura e di teatro, e scopre l'universo di Beckett, che secondo lui è una perfetta trasposizione sul piano artistico dell'universo penitenziario. Costituisce un gruppo teatrale con altri detenuti e monta vari lavori di Beckett, il quale, venuto a conoscenza del suo caso, si mobilita, insieme ad altre personalità, per ottenere la sua liberazione, che avverrà nel 1966. Da allora Cluchey si consacra esclusivamente al teatro. La sua vocazione sarà coronata da un incontro con Beckett, che accetta di dirigerlo in una nuova edizione di •Krapp's Last Tape». La testimonianza dell'insolito personaggio è preziosa per conoscere i metodi di Beckett regista: egli procede, dice, «come uno scultore», modellando ogni gesto, ogni atteggiamento del suo interprete, che costringe a «lavorare» la minima inflessione di voce, a calibrare ogni parola, ogni tono, ogni silenzio finché la struttura ritmica raggiunga la perfezione ideale voluta. Al di là delle «performances» di registi e attori, questo festival consentirà soprattutto di seguire l'itinerario di Beckett a partire da «Fin de partie», suo secondo lavoro drammatico, creato nel 1957 e ora presentato in una nuova versione dalla compagnia di Sandra Solov, fino alle ultime opere, ancora inedite in Europa, che sono •Rockaby» e «Ohio Impromptu», realizzate da David Warrilow e Alan Schneider. Un itinerario ascetico, che tende verso l'assoluto. Opere sempre più dense e più brevi. Il numero dei personaggi si riduce, ed essi si spogliano di qualsiasi connotazione psicologica e progressivamente perfino dei loro corpi. Sono larve che il grande nulla minaccia di inghiottire, ma che resistono tuttavia, aggrappate a un filo di vita tenace. In «Fin de partie», Nag e Neil affossati in due secchi d'immondizia hanno anco¬ ra una parvenza di vita vegetativa felice, e cosi pure Winnie di «O/i, les beaux iours!», emergente a mezzo busto da una montagna di sabbia, che poi la seppellirà per intero. In 'Comedie» i personaggi chiusi nelle giare sono ridotti a teste parlanti. In .Pas-moi» c'è solo una bocca che parla. Nell'ingegnosa messa in scena di Lee Breuer per • The Lost Ones», i personaggi appaiono come figurine minuscole prigioniere di un cilindro. Delle tre protagoniste femminili di • Come and Go» il pubblico non vede che immagini riflesse In un gioco di specchi, non sente che un bisbiglio di voci indistinte. Le tre donne si cercano e si riconoscono soltanto grazie agli anelli che portano alle mani: la memoria è diventata tattile. In •Compagnia» — uno degli ultimi testi di Beckett, adattato per la scena da Daniel Zerki — l'unico personaggio giace disteso nel buio, cullato da una voce che gli riaccende sprazzi di memoria, che lo accompagna dolcemente verso la morte. Una vena di tenerezza percorre le opere più recenti di Beckett, da •Compagnia» a «Rockaby»: dalla disperazione più profonda, egli sembra approdare a una sorta di serenità siderale. Ma Beckett non vuol essere giudicato col metro della psicologia. Quel che crea, dice, sono degli «oggetti», scabri ed essenziali, e il significato che pubblico o critica attribuiscono loro per lui non conta. «Lo mia opera — ha scritto — è una questione di suoni fondamentali, resi con la maggiore pienezza possibile, e per il resto non accetto alcuna responsabilità». Elena Guicciardi

Luoghi citati: Europa, Ohio, Parigi, San Francisco, Stati Uniti, Tunisia