Francis il re «nuovo»

Francis il re «nuovo» MITTERRAND ALL'ELISEO Francis il re «nuovo» PARIGI — Lo «stato di grazia» è forse agli sgoccioli, ma Mitterrand continua a beneficiare dei suoi effetti. Malgrado l'ondata delle nazionalizzazioni che ha rivoluzionato l'apparato produttivo, malgrado il surriscaldamento dell'inflazione e il perdurante aumento della disoccupazione, malgrado il giro di vite fiscale e la rivoluzionaria misura che annulla l'anonimato sulle compra-vendite dell'oro (il bene rifugio per eccellenza del francesi), i sondaggi d'opinione continuano a essere favorevoli al nuovo presidente socialista. L'ultima indagine d'opinione, pubblicata sul settimanale conservatore Figaro Magazine, indica infatti che il 64 per cento dei francesi ha piena fiducia in Mitterrand, e la percentuale sale addirittura al 70 per cento per il primo ministro Mauroy, al quale tocca assumere la responsabilità delle misure meno popolari. Sarebbe azzardato sopravvalutare l'importanza dei sondaggi e concludere che Mitterrand è oggi più amato dai francesi di quanto lo sia stato nel suo lungo passato di politico «sopravvissuto» allo sfacelo della Quarta Repubblica, o ancora più di quanto lo sia stato il 10 maggio, quando aveva superato Oiscard D'Estaing con meno del 52 per cento dei voti. Di certo, Mitterrand non è stato in passato uno dei personaggi politici più osannati dai francesi, malgrado fosse un politico-prodigio entrato poco più che trentenne nei governi radical-socialisti al tramonto della Quarta Repubblica. Il suo passato controverso come ministro ai tempi della guerra d'Algeria, poi la sua denuncia del «colpo di Stato» di De Gaulle nel '58, la sua precipitazione nel proporsi come «salvatore della Patria» nella bufera del maggio '68 avevano finito con 1' alienargli parecchie simpatie. Per lunghi anni, dunque, Mitterrand ha dovuto intraprendere una solitaria «traversata del deserto» per ritrovare un ruolo preciso nel nuovo scacchiere politico della Quinta Repubblica. Ma il suo gusto delle manovre sotterranee, il suo senso della segretezza gli avevano fatto affibbiare il soprannome di «florentin» che, nel paese adottivo di Maria e Caterina de Medici, non suona proprio come un complimento. Poi, il suo ruolo Mitterrand lo ha abilmente trovato, diventando il «rifondatore» del partito socialista e quindi il leader della gauche. Ma prima di scalzare dall'Eliseo dopo 23 anni i gollisti e i loro stanchi eredi, Mitterrand ha dovuto superare ancora un ultimo ostacolo: la corsa alla candidatura presidenziaJe contro il suo giovane compagno di partito Rochard, potentemente sospinto dai sondaggi, cioè in pratica dall'opinione pubblica Resta comunque il fatto che da quando è seduto nell'ufficio che fu di De Gaulle, Mitterrand impersona alla perfezione lo Stato, si identifica nella Francia e nel suo popolo incarnando il potere e la sua legittimità. Dopo aver aspramente combattuto il generale e le istituzioni della Quinta Repubblica, Mitterrand si rivela oggi «un De Gaulle di sinistra», come sottolinea il Nouvel Observateur. Non è un paradosso. Mitterrand si trova benissimo nel suo nuovo ruolo al quale ha restituito una maestà golliana, il gusto della retorica, il senso dello spettacolo quale si è rivelato in quella sorta di «gran messa» che le conferenze stampa presidenziali rappresentano nel rituale della Quinta Repubblica. La maggioranza dei francesi, come ammette Raymond Aron su L'express, ha apprezzato lo spettacolo offerto dal presidente-umanista. E oggi, Mitterrand assapora la gioia di «regnare» mentre l'Eliseo vive ormai sotto un nuovo stile, quello di «Francois I», umanista e pedagogo, distante e autoritario come impone la funzione presidenziale e detta il carattere del personaggio, che ha ormai scordato l'apparente «cameratismo» adottato ai tempi del partito socialista. Con Mitterrand, dunque la Francia si è incamminata sulla via di una «socialdemocrazia radicale» o di un «socialismo fabiano», come ha osservato acutamente il politologo Alain Duhamel. Ma il Paese è pronto a seguire il suo nuovo presidente che incita alla mobilitazione, alla solidarietà nazionale? La Francia, in realtà, si è affidata alla «forza tranquilla» di Mitterrand in maniera sonnolenta, il ritorno al grandi principii che tecnocratici avevano sotterrato sotto pile di dossier avveniristici avviene senza slancio, con scarso entusiasmo. Anche se 1 francesi sarebbero di nuovo pronti a votare per Mitterrand presidente. Paolo Patnino

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