Ma l'Enoxy sarà un «affare» soltanto per l'Occidental? di Marco Borsa

Ma l'Enoxy sarà un «affare» soltanto per l'Occidental? Una raffica di critiche da parte dei sindacati Ma l'Enoxy sarà un «affare» soltanto per l'Occidental? MILANO — La firma ufficiale dell'accordo fra Eni e Occidental che darà vita alla nuova società Enoxy, a partecipazione paritetica, con un capitale iniziale di 1,05 miliardi di dollari derivanti dal conferimento di quattro miniere di carbone Occidental nel Kentuky e di ben 56 impianti chimici provenienti da Sir, Liquichimica e Anic, ha provocato una ondata di critiche sull'opportunità di questa operazione. In un documento diffuso ieri dal coordinamento Sir-Anic-Liquicnimica il sindacato, lamentando il fatto che l'accordo non è stato sottoposto alle organizzazioni dei lavoratori per una discussione preventiva, mette in evidenza tre punti chiave: 1") l'apporto tecnologico dell'Occidental sarà del tutto marginale (il solo nuovo impianto previsto userà tecnologia Dow Chemical) mentre la sede del marketing sarà a Zurigo, fuori da qualsiasi controllo nazionale; 2") nei tre anni di durata dell'accordo tutto il peso dell'iniziativa è sulle spalle italiane dal momento che il primo anno l'Eni si accolla il 70% delle perdite, il secondo anno il 60% e solo il temo anno il 50% mentre il finanziamento di 304 miliardi di investimenti verrà effettuato attraverso lo Stato italiano, a tasso agevolato, con un costo per la collettività di 225 miliardi che si aggiungono ad altri mille miliardi già stanziati o spesi per il salvataggio del gruppo Sir: 3') al temine dei tre anni la Occidental può recedere unilateralmente dall'accordo, facoltà non concessa invece all'Eni. Secondo i sindacati si tratta di un rapporto di tipo -coloniale» in cui sostanzialmente la Occidental non rischia nulla e può usare gli impianti chimici italiani per una aggressiva politica commer¬ ciale in Europa che, oltre tutto, in caso di fallimento, porterebbe semplicemente alla liquidazione dell'Enoxy con perdite e oneri solo a carico del partner italiano. Il timore che l'Enoxy si avventuri in una politica di vendite troppo aggressiva a danno dei concorrenti europei è largamente presente nell'industria chimica nazionale e internazionale da quando Zoltan Marszei, ex presidente della Dow Europa e ora presidente dell'Enoxy, si è lanciato in una serie di dichiarazioni sulle opportunità espansive offerte dalle materie plastiche e dalla chimica di base in genere nei prossimi anni. Convinto che negli Anni Ottanta si apre un'epoca d'oro nella petrolchimica Marszei ha posto all'Enoxy l'obiettivo di conquistare tra l'8 e il 10% del mercato europeo delle materie plastiche e tra il 15 e il 20% di quello delle gomme sintetiche. L'entusiasmo con cui l'Enoxy parte appare in stridente contrasto con la decisione presa ieri dalla divisione materie plastiche della Montedison, la Montepolimeri, di sospendere le vendite dei suoi prodotti (430mila tonnellate all'anno di polietilene a bassa intensità, la metà della capacità italiana installata) per non essere costretta a vendere sottocosto. Secondo la Montedison, infatti, il prezzo attuale di 2 marchi circa al kg. è inferiore almeno del 20 per cento al minimo necessario a conservare un margine positivo per il produttore. Sempre secondo i calcoli della Montedison i produttori di materie plastiche in Europa hanno perso qualcosa come 1,7 miliardi di dollari nell'ultimo anno a causa di questa corsa alle vendite di cui l'Enoxy rischia di diventare l'alfiere. Marco Borsa

Persone citate: Anic, Zoltan Marszei

Luoghi citati: Europa, Milano, Zurigo