Piano Finsider: l'Iri ubbidisce all'«ultimatum» di De Michelis di Stefano Lepri

Piano Finsider: l'Iri ubbidisce all'«ultimatum» di De Michelis Una giornata di polemiche e scontri ai vertici della holding pubblica Piano Finsider: l'Iri ubbidisce all'«ultimatum» di De Michelis ROMA — Il vertice dell'Iri obbedisce all'ultimatum che il ministro delle Partecipazioni Statali, Gianni De Michelis. gli ha inviato. L'ultimatum era questo: una risposta in giornata, e il presidente Pietro Sette convocato, non dal ministro ma dal capo gabinetto, per riferirne subito, a sera. Il piano per risanare l'industria statale dell'acciaio (il gruppo Finsider) è stato dunque approvato dall'ente, che vi sovrintende, all'unanimità. Il caso Finsider, aperto dalle dichiarazioni del vicepresidente Iri, Pietro Armarli, è apparentemente chiuso. Forse nemmeno il ministro, inviando il suo duro messaggio, si aspettava un assenso cosi pronto e completo. Però i problemi di fondo, al di là delle apparenze, rimangono: 1) un'ostilità fra il socialista De Michelis e il democristiano Sette, il cui mandato scade all'inizio dell'anno prossimo; 2) c'è una più vasta contesa su come devono essere dirette le imprese a partecipazione statale, sui controlli a cui sottoporle, sui rapporti fra ministro ed enti. Il piano per risanare l'industria statale dell'acciaio (il gruppo Finsider) è stato approvato dall'ente che vi sovrintende? Le riunioni sono continuate fino a molto tardi. Ma ormai due cose sono chiare, al di là della Finsi¬ der e delle proteste del vicepresidente dell'Iri. Pietro Armani: 1) c'è uno scontro in atto fra il socialista De Michelis e il democristiano Sette, il cui mandato scade all'inizio dell'anno prossimo; 2) c'è una più vasta contesa su come devono essere dirette le imprese a partecipazione statale, sui controlli cui sottoporle, sui rapporti fra ministero ed enti. Ieri mattina ha pronunciato parole molto facili da capire il ministro del Bilancio. Giorgio La Malfa. E' uno'dei capi del partito a cui Armani appartiene, il pri, e lo attacca con durezza; ma più che a lui si rivolge a tutta l'Iri, Sette in testa. «Il problema — sostiene La Malfa — è questo: all'Iri non è piaciuta (nella delibera governativa che approva il piano Finsider, n.d.r.) la frase che condiziona l'assegnazione degli stanziamenti alla responsabilità di gestione dei dirigenti». Per utilizzare una grande quantità di soldi dei contribuenti (pari a quella per riparare i danni del terremoto di un anno fa) nel salvataggio della Finsider. il governo ha stabilito che ci saranno a un certo punto delle verifiche, fondate su cifre il più possibile obiettive dei bilanci aziendali; se i risultati saranno cattivi, i dirigenti saranno sostituiti: è questo un crite¬ rio su cui La Malfa e De Michelis sono d'accordo, un criterio che anzi il ministro delle Partecipazioni statali vuole estendere a tutto il sistema dell'industria a prevalente proprietà pubblica. Su altri nuovi poteri da dare al ministero, l'esponente socialista incontrerà maggiori ostacoli, ma su questo raccoglie consensi. L'Iri ha protestato, sostiene La Malfa, contro i cambiamenti apportati al piano Finsider senza il suo consenso. Perché ora e non prima quando si sapeva che De Michelis questi cambiamenti li stava tacendo, quando sono stati presentati ai dirigenti sindacali e ai sindaci dei Comuni interessati «Con 20 giorni di tempo e con un comitato di sei ministri per dire tutto quello che volevano — è sempre La Malfa che parla — devo venire a sapere da un giornale che c'è qualcosa che non va?». E ancora: «Nonostante le proteste i seimila miliardi Viri se li prende. E' comodo accettare finanziamenti e non volersi assumere nessuna responsabilità. Se questi soldi non li vogliono, basta che ce lo dicano. Il governo a toglierglieli fa presto». Sette è stato quindi ritenuto, dai due ministri, corresponsabile di quello che ha dichiarato Armani. ma ambedue, nella serata di ieri, hanno fatto marcia indietro. L'Iri, l'altra sera, con un comunicato sibillino, aveva confermato la tesi delle modifiche apportate dal ministro al piano Finsider senza il consenso dell'ente. Il comitato di presidenza dell'Iri (Sette. Armani. il giurista liberale Natalino Irti, l'economista socialista Sandro Petriccione. il dirigente del ministero Mario Schiavone) si è riunito ieri alle 18,30 dopo aver ricevuto un ultimatum da De Michelis. e anche su richiesta di Schiavone dissociatosi da Armani. A De Michelis non è mancato nemmeno l'appoggio dei sindacati: la Federazione lavoratori metalmeccanici (Firn) che ha contrattato con lui il piano Finsider. giudica «gravi e inaccettabili» le affermazioni di Armani „ Stefano Lepri

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