Altri manager nel mirino del ministro

Altri manager nel mirino del ministro Giovanni M. Costa e Didimo Badile, presidente e direttore della Finsider Altri manager nel mirino del ministro DALLA REDAZIONE ROMANA ROMA — Non è questa la prima battaglia contro politici o ministri che Pietro Armani ingaggia dall'interno dell'Iri. di cui dall'agosto dell'anno scorso è vicepresidente e dal '73 membro del comitato di presidenza. 50 anni, esponente di rilievo del partito repubblicano, professore di scienza delle finanze all'Università di Roma, Armani combatté già contro il progetto del quinto centro siderurgico, quello da costruire a Gioia Tauro per tacitare i reggini dopo la rivolta per il capoluogo. Quella battaglia, primo rivale l'ex segretario socialista ed ex ministro Giacomo Mancini, Armani l'ha vinta: a Gioia Tauro, sradicati gli uliveti, sorgerà ora, oltre al porto, uno stabilimento siderurgico piuttosto piccolo, un laminatoio a freddo, non un colosso da migliaia di operai. Di battaglie ne ha anche combattute altre: si è sempre voluto mostrare in prima fila nel denunciare gli sprechi, gli assistenzialismi, le inefficienze dell'industria di Stato: tanto che, a volte, da sinistra qualcuno l'ha dipinto perfino come un nemico delle partecipazioni statali insediato nel loro stesso cuore. Fu fra i sostenitori del passaggio della società di costruzioni «Condotte d'Acqua», fortemente osteggiato dai sindacati. Finché Tiri è stato presieduto da Giuseppe Petrilli, Armani non si è dimostrato tenero con i metodi di gestione di allora; fu tra i fautori (come del resto tutto il suo partito) dell'allontanamento dalla direzione generale Iri di tre uomini che sono poi riemersi per altri incarichi: l'allora direttore generale Leopoldo Medugno. e i direttori centrali Franco Viezzoli (ora presidente Finmeccanica) e Fausto Calabria (presidente Mediobanca). Sotto il tiro di molte criti- che si trovano anche i due ingegneri che sono oggi il «numero due» e il «numero tre» della Finsider. la società finanziaria Iri per l'acciaio. Si tratta di Giovanni Mario Costa, oggi amministratore delegato dopo aver ricoperto la stessa carica all'Italsider (la principale azienda del grup¬ po), e del direttore generale Didimo Badile, già presidente delle acciaierie di Terni. Costa è stato uno dei progettisti e poi direttore del centro siderurgico di Taranto: «Un impiantista di alto livello» dicono i suoi sostenitori, «corresponsabile di alcuni errori di costruzione dello stabilimento» dicono i detrattori. Più ancora, pare che gli strali del ministero si appuntino contro Badile, anche lui progettista di impianti e tecnico della produzione, passato dalla Guzzi alla Dalmine. poi all'Italimpianti. e inviato da Petrilli alla Terni per risanarla nel 1975. Fu quest'ultimo un gesto di cui si parlò, perché comportò il siluramento dell'amministratore delegato Gianlupo Osti, volta a volta dipinto come «uno dei pochi dirigenti industriali di area socialista, colpito per ragioni politiche» o come «il responsabile della disastrosa gestione della Terni». Piero Armani

Luoghi citati: Gioia Tauro, Roma, Taranto