Adesso anche a Barone è ritornata la memoria

Adesso anche a Barone è ritornata la memoria Dopo quelle di Ventriglia arrivano altre ammissioni Adesso anche a Barone è ritornata la memoria Avrebbe dato ordine nel luglio 1974, prima dell'autorizzazione di Bankitalia, di rimborsare qualcuno dei 500 esportatori di valuta MILANO — A sette anni dagli avvenimenti, alcuni dei protagonisti dei tentativi di salvataggio della Banca Privata Italiana, fondata da Sindona dalle ceneri della Privata Finanziaria e della Banca Unione, ritrovano in questi giorni la memoria. Dopo un confronto nell'ufficio del giudice istruttore Apicelli. il magistrato che conduce l'inchiesta sul crack del finanziere di Patti, gli ex amministratori delegati del Banco di Roma. Ferdinando Ventriglia e Mario Barone hanno, infatti, rivelato dettagli sinora taciuti accuratamente. Le loro versioni difensive si sono nettamente modificate e non è forse sbagliato pensare che sono stati costretti a farlo da elementi inoppugnabili prodotti dal magistrato. Ventriglia. che sempre aveva detto di essere stato estraneo al rimborso dei 500 «magnifici» esportatori di valuta, ha finalmente ammesso di avere visto e consultato re¬ lenco. sia pure poco prima di incontrare Guido Carli per ottenere da lui l'assenso ufficiale all'operazione. Mario Barone, indiziato come Ventriglia di «bancarotta preferenziale», aveva sempre sostenuto di essersi occupato dell'intera faccenda insieme agli altri amministratori. Per la prima volta invece ha ammesso di avere anche agito «in proprio» e cioè che nel mese di luglio del 1974 e nella prima metà di agosto (prima comunque che Ferdinando Ventriglia ritornasse dalle ferie, il giorno 26) avrebbe cominciato a dare ordine di rimborsare qualcuno dei 500 esportatori di valuta col beneplacito della ginevrina Finabank di Michele Sindona. Probabilmente Mario Barone ha ritenuto ormai poco opportuno insistere sulla sua versione dopo che. nei cinque lunghissimi interrogatori cui è stato sottoposto, Giovanni Battista Fignon. direttore centrale del Banco di Roma comandato ad amministrare l'agonizzante Banca Privata, ha rivelato particolari inediti. Secondo Fignon. infatti, da Ginevra fu portata a Roma una relazione segreta sui «500» e proprio nel periodo in cui Barone era solo nella capitale. Ancora: il giorno 27 agosto, prima cioè che Carli autorizzasse i rimborsi, ma parecchio dopo che Barone aveva cominciato a farli, nella sede milanese della Privata Italiana si incontrarono Luciano Puddu. funzionario agli esteri del Banco di Roma e collaboratore di Barone in questa vicenda, e il massimo dirigente della Finabank: scopo dichiarato, parlare della liquidità dell'istituto di credito milanese, cosa non credibile se si pensa che dall'incontro fu escluso proprio Fignon. A proposito di liquidità si è appreso che i giudici hanno intenzione di sentire nei prossimi giorni, come testi, gli amministratori che nel '74 erano ai vertici del Credito Italiano e della Banca Commerciale Italiana, le due banche di interesse nazionale che erano state delegate a fornire liquidità alla Privata Italiana. Questo perché i banchieri potrebbero essere a conoscenza dell'impiego cui erano destinate queste liquidità. Da questo e da altri segnali si deduce che i giudici, svanita la speranza di mettere le mani sulla lista, cercano di ricostruire una per una le operazioni finanziarie che hanno visto uscire dalle casse della Privata Italiana 25 milioni di dollari. m. f. Mario Barone

Luoghi citati: Ginevra, Milano, Patti, Roma