Il presidente del Ciad alza la testa ma Gheddafi lo «riporta alla ragione»

Il presidente del Ciad alza la testa ma Gheddafi lo «riporta alla ragione» Tutto è tranquillo a N'Djamena, dopo le voci di un golpe filolibico Il presidente del Ciad alza la testa ma Gheddafi lo «riporta alla ragione» PARIGI — La situazione sembra tranquilla a N'Djamena, la capitale del Ciad, dopo le voci inquietanti dell'altra sera, secondo le quali il presidente Goukouni Oueddei era scomparso, si notavano intensi movimenti delle truppe libiche che da dicembre occupano il Paese, e che il ministro degli Esteri Ahmat Acyl, uomo di Gheddafi, era entrato nella capitale alla testa di una colonna di soldati. Ieri mattina, dopo la partenza di Jalluci (il «numero due» libico era stato a N'Djamena martedì e mercoledì dopo l'annuncio francese di un «appoggio logistico» al Ciad, e aveva avuto due colloqui con Goukouni) il presidente ha smentito le voci di golpe, definendole -incredibili menzogne». Che Goukouni resti presidente è stato confermato sia dalla Francia che dalla Libia, la quale ha accusato Parigi di .voler occupare il Ciad dopo aver occupato la Repubblica Centra/ricana». Alla radio del Ciad, Jallud ha affermato che la decisione francese di .imporre» una forza interafricana nel Paese è .un'ingerenza negli affari interni del Ciad», e ha precisato: .Siamo nel Ciad per volontà del governo ciadiano. Ce ne andremo il giorno in cui es¬ so ci dirà di andarcene». Ieri Goukouni ha ricevuto l'incaricato d'affari francese, che risiede in Camerun. Il contenuto del colloquio non è stato rivelato. NOSTRO SERVIZIO PARTICOLARE PARIGI — Si può parlare di colpo di forza «legale» di Gheddafi per contrastare un'iniziativa francese che aveva il vantaggio di basarsi su risoluzioni dell'Organizzazione per l'unità africana? E' una domanda legittima, tanto più che il presidente Goukouni Oueddei, soprattutto dopo la sua visita all'Eliseo in settembre, aveva dato l'impressione di prendere le distanze da Tripoli. Ora, a quanto sembra, due ncontri a quattr'occhi a N'Djamena con il capo dello Stato ciadiano sono bastati a Jallud per appianare i contrasti piuttosto gravi fra Tripoli e N'Djamena. A questo stadio della prova di forza, una «riconciliazione» fra la Libia e Goukouni Oueddei non sorprenderebbe, anche perché il Presidente non controlla neppure la maggioranza delle fazioni di un governo d'unione nazionale di transazione senza alcuna coesione, mentre Tripoli ha alcune migliaia di soldati sparsi su gran parte del territorio del Ciad. l'l'appoggio logistico» di Parigi — soprattutto se sul piano militare si tratta davvero soltanto di 25 tonnellate di armi leggere e munizioni — non aveva certo molte possibilità di ristabilire l'equilibrio, visto che le Forze armate popolari di Goukouni sono costituite da bande di giovani spesso indisciplinati. Il Presidente, cioè, non era in grado di opporre resistenza nel caso in cui i libici avessero deciso (cosa che sembrano aver fatto) di imporgli la «lo¬ ro» soluzione. E in queste condizioni le iniziative francesi potevano mirare soltanto a costringere Gheddafi a cedere alle pressioni dell'Oua per l'intervento di una forza interafricana. Ormai Tripoli non si accontenta di accusare Parigi di «i/igerenza negli affari interni del Ciad», ma accusa dello stesso «misfatto» Khartum, che offre ospitalità ai «ribelli» di Hissené Habré. E' questo il tenore del messaggio inviato mercoledì da Gheddafi a Arap Moi, presidente in carica dell'Oua. E' legittimo chiedersi se Gheddafi, che l'anno prossimo deve succedere al presidente kenyota alia guida dell'organizzazione africana, non rischi troppo accusando quasi apertamente l'Oua di prestarsi a quella che considera una manovra francese. Certo il colonnello, comportandosi cosi, gioca anche sull'insipienza che l'Oua ha dimostrato in passato. Il leader libico sa inoltre che un intervento militare francese sembra escluso; e infine, ha forse ritenuto che. agendo in fretta, avrebbe posto davanti al fatto compiuto i partner africani della Francia, che la prossima settimana si riuniranno a Parigi. Dopo il suo arrivo all'Eliseo, Mitterrand non ha risparmiato gli sforzi per aiutare il Ciad a esistere. Si è addirittura assunto certi rischi, evidentemente per conquistare alla sua causa alcuni Stati africani, nella speranza che il colonnello venisse a poco a poco costretto a ritirare le sue truppe dal Ciad. Ma aveva i mezzi per farlo? Come sempre, il leader libico ha scelto la legge del più forte. Goukouni Oueddei è rimasto «prigioniero» dei libici, ai quali dopo tutto, in altre circostanze starebbe benissimo che alcuni reparti di senegalesi e di nigeriani, sotto l'egida dell'Oua, si installassero sulle rive del fiume Chari, tanto per avallare la presenza delle loro truppe sul resto del territorio. J.-C. Pomonti Copi righi le Monde e ptr l'Italia l.a Stampa