«II piano Rizzoli-Corriere è la fotografia del fallimento gestionale di Tassan Din» di Marco Borsa

«II piano Rizzoli-Corriere è la fotografia del fallimento gestionale di Tassan Din» Replica della Fnsi alle dichiarazioni di Angelo Rizzoli a «La Stampa» «II piano Rizzoli-Corriere è la fotografia del fallimento gestionale di Tassan Din» MILANO — La figura e il ruolo dell'amministratore delegato Bruno Tassan Din sono i punti chiave del contrattacco sindacale al piano di ristrutturazione della Rizzoli che prevede una serie di chiusure di iniziative che ridurrebbero l'occupazione di circa 1200 persone, la più grossa operazione di ristrutturazione nell'editoria italiana degli ultimi trent'anni. -Rifiutarsi di trattare con Tassan Din* dice Piero Agostini presidente della Federazione nazionale della stampa, il sindacato dei giornalisti, «non è un alibi come ha sostenuto l'editore Angelo Rizzoli in un'intervista al vostro giornale. Basti pensare che il piano di ristrutturazione è in realtà la fotografia del fallimento manageriale del signor Tassan Din con cui oggi noi dovremmo accettare di discutere le conseguenze-. La posizione del sindacato nazionale è pienamente condivisa dalla base locale. «Ci rifiutiamo di trattare con Tassan Din per tre ragioni* spiega Piero Morganti del comitato di redazione dell'editoriale "Corriere della Sera", «primo perché è il responsabile della crisi in cui versa l'azienda; secondo perché è della "P2" e abbiamo il fondato sospetto che la sua quota di proprietà sia il canale attraverso il quale Lido Gelli e la sua loggia controllano la "Rizzoli-Corrirere della Sera"; terso perché in questi anni è stato l'uomo della lottizzazione delle testate affittate a questo o a quel gruppo di pressione in una logica che non vorremmo venisse applicata anche alla ristrutturazione*. La parola d'ordine «con questa gestione non si tratta* non implica necessariamente il rifiuto a discutere i provvedimenti necessari al risanamento del gruppo. *Il problema del riassetto della Rizzoli è un problema serio che va affrontato in modo corretto nelle sedi opportune coinvolgendo anche la federazione editori per i riflessi che ha su tutta l'industria editoriale e se necessario, il ministero del Lavoro come accade in tutte le più importanti vertenze di lavoro* spiega Sergio Borsi, segretario della Federazione nazionale della stampa. «72 documento che ci hanno pre¬ sentato* aggiunge «non è un programma serio. E forse deliberatamente non lo è, altrimenti non mi spiego perché non indica le cifre e i tempi della ristrutturazione*. La tesi di Borsi è che Tassan Din ha deliberatamente fornito un documento generico per evitare di essere costretto a dichiarare lo stato di crisi dell'azienda, come richiede la legge sull'editorìa per poter accedere agli strumenti della cassa integrazione. L'offensiva sindacale tuttavia presenta almeno tre punti deboli che riguardano la compattezza del fronte di opposizione ai programmi aziendali e la difficoltà di gestire l'inevitabile crisi del gruppo. La necessità di affrontare il risanamento è riconosciuta all'interno dello stesso sindacato che in sostanza non può promettere ai propri aderenti che non ci sarà cassa integrazione o forme di prepensionamento, ma solo che a prendere questi provvedimenti non sarà una gestione screditata ma una in grado di fornire maggiori garanzie, per non trovarsi nel giro di pochi mesi a fronteggiare nuove e sempre più difficili ristrutturazioni. Il timore poi che la reazione aziendale allo scontro frontale possa essere il ricorso ai licenziamenti, invece della cassa integrazione, di cui sarebbero vittime principali i dipendenti poligrafici, spinge il sindacato di questi ultimi ad un atteggiamento più cauto nel respingere la trattativa, al contrario dei giornalisti che appaiono più decisi a non transigere. All'interno poi degli stessi giornalisti potrebbero rispuntare vecchie divisioni di correnti che in passato hanno opposto il comitato di redazione del Corriere, espressione della corrente di Rinnova¬ mento, in stretta maggioranza a livello nazionale, e l'associazione lombarda guidata da Giorgio Santerini, della corrente di Stampa Democratica. «£' una prova importantissima per tutto il sindacato* dice Sergio Borsi. convinto che non ci saranno divisioni. Lo stesso Giorgio Santerini. partecipando alle assemblee dei giornalisti del gruppo Rizzoli ha ribadito energicamente che «non si tratta*. Sul sindacato tuttavia potrebbero pesare nel corso dello scontro le divisioni politiche già emerse in Parlamento sul caso Rizzoli. *Non credo che peseranno divisioni politiche* replica Borsi -perché mi pare che tutti i partiti siano d'accordo sulla necessità di rimettere ordine nel Gruppo in termini gestionali*. Marco Borsa Bruno Tassan Din e in sostanza non può pr

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