Le spie delle tasse

Le spie delle tasse Le spie delle tasse (Ne discuterà il Parlamento: che fare delle migliaia di lettere anonime?) ROMA — «E* diventato un fenomeno di proporzioni enormi: le lettere anonime che denunciano evasioni o truffe fiscali arrivano a centinaia e centinaia», informano al ministero delle Finanze. Le spie delle tasse, volontarie e senza nome, sono ormai tante da costituire un problema, da rappresentare un intralcio alla normale attività degli uffici finanziari. Il ministro Formica ha chiesto infatti ai presidenti della Camera e del Senato di discutere in Parlamento come valutare la faccenda, che fare: tener conto delle denunce, impegnando nei controlli le poche forze disponibili? Gettare le lettere anonime nel cestino, privandosi d'informazioni magari preziose? Oppure, in quale altro modo comportarsi? Fanfani gli ha già risposto riconoscendo la necessità d'un dibattito, e in Senato se ne parlerà al più presto. Provocate dal sentimento di giustizia o dal desiderio di vendetta, dalle slealtà della concorrenza o dai rancori della dipendenza, da ripicche dispettose o invidie gelose, da torti patiti magari in silenzio, queste lettere anonime arrivano da tutta Italia, ma soprattutto dalla provincia e dai piccoli centri. Sono indirizzate a tutti: Presidente della Repubblica, ministro delle Finanze, Guardia di Finanza, uffici finanziari locali, radio, televisione, giornali, giornalisti noti; molte recano numerosi indirizzi, e dal mittente che non si fida vengono inviate «per conoscenza» anche a venti persone o istituzioni. Sono scritte a macchina, a stampatello, a caratteri tipografici ritagliati dai giornali, col normografo, insomma in modo da rendere inidentifìcabile la calligrafia. Invece della firma, motti rabbiosi: «Un cittadino onesto che ha schifo di come vanno le cose», «Vergognatevi», «Non firmo ma mi conoscerete in tribunale», «Un gruppo di cittadini nauseati» o anche, allusivamente, «Scheda bianca», «Ticket». Alcune sono sgrammaticate, («forse ad arte», sospettano al ministero delle Finanze), altre scritte in dialetto; alcune usano esattissimi termini giuridico-fiscali, altre insulti sgangherati, «è un mascalzone riconosciuto da tutti», «è un porco ladro», «è un grandissimo evasore del cavolo». Alcune sono molto sintetiche: nome, indirizzo, reati del denunciato, e basta. In altre notizie circostanziate o sfoghi paranoici s'allungano per dieci, quindici pagine fitte. Le anonime spie delle tasse denunciano evasori fiscali: «Neanche ha presentato la denuncia dei redditi, invece mi risulta che ha due macchine, una villa, sei appartamenti», e l.t. (Continua a pagina 2 In quarta colonna)

Persone citate: Fanfani, Formica

Luoghi citati: Italia, Roma