Nuova maggioranza nella dc con Scalfaro e Donat-Cattin

Nuova maggioranza nella dc con Scalfaro e Donat-Cattin Si sta delineando al congresso piemontese Nuova maggioranza nella dc con Scalfaro e Donat-Cattin Comprende anche Botta e la Coldiretti - I torinesi esclusi minacciano dì occupare la sede dei lavori, lo Iacp di corso Dante Malumori a fasi alterne, ieri, in un congresso regionale della de che, pur senza i 58 delegati torinesi (esclusi perché il partito in città ed in provincia è commissariato), sta tentando di far ritrovare allo scudo-crociato piemontese una maggioranza Con un'ampia relazione del segretario uscente, avv. Giordana, il dibattito si è avviato in mattinata, è continuato nel pomeriggio e si conclude oggi probabilmente con il voto dei 76 delegati delle altre province e dei biellesi che hanno un comitato autonomo. Diciamo •probabilmente» perché in serata le proteste hanno ritrovato fiato con un certo numero di iscritti che prometteva, per oggi, l'occupazione dell'Istituto case popolari, la sede dove si sta svolgendo l'assise. Ogni cosa ieri è andata tuttavia per il suo verso. Si sono discussi programmi politici e amministrativi, si sono delineate alleanze per sostenerli. «Lo de — ha detto l'ex vicesegretario nazionale sen. Donat-Cattin—deve darsi una struttura regionalizzata, efficiente. Se non andiamo in questa direzione non riusciremo a realizzare quella politica di opposizione che potrà portarci in una futura maggioranza sia in Regione, sia negli Enti locali». A questo discorso hanno fatto eco gli interventi dei fanfaniani (tra gli altri il vicepresidente degli industriali torinesi, Cornelio Valetto), dei coltivatori diretti e degli «amici» dell'on. Botta. Ed ecco l'ipotesi del nuovo raggruppamento che potrà reggere le sorti della de piemontese dopo il congresso. Il candidato alla segreteria di questa coalizione (suggellata dall'incontro fra DonatCattin, Scalfaro, Arnaud, Rossi di Monteiera, Botta e i rappresentanti della Coldiretti tra cui gli on. Baldi di Cuneo, Balzardi e Cavigliasso di Torino) potrebbe essere il professor Aimetti, attualmente vicesegretario provinciale di Cuneo. Dall'altra parte rimane però ancora la metà del partito: l'area Zaccagnini (con circa il 19 per cento dei voti), i dorotei di Mazzola e Sarti con l'eurodeputato Lega (14 per cento), gli andreottiani (9 per cento), i colombiani (7 per cento) che, con alcuni gruppi sparsi, raggiungono il 49,5 per cento del partito. Queste cifre non tengono però conto dei rapporti di forza torinesi, e da Roma (oggi arriverà l'inviato della direzione nazionale, on. Degan) è giunto il suggerimento di riequilibrare le forze tenendo conto anche del capoluogo piemontese. In tal caso vi sarà qualche aggiustamento che varierà anche in termini significativi il peso di alcuni gruppi Un'iniziativa, quest'ultima, che non ha tuttavia convinto chi ritiene che un'assise cosi organizzata abbia ben poco valore. A costoro ha risposto senza mezzi termini il commissario della de provinciale, Galbiati: «Diciamo la verità: il non aver fatto partecipare Torino corrisponde ad un atto di coraggio, è un segno di rinnovamento ». Rinnovamento, certo, ma in quali termini? • Con una classe dirigente credibile», ha risposto dalla tribuna l'on. Rossi di Montelera. •Non con soluzioni forzate — ha ribadito il consigliere regionale Cerchio —. Oggi gli equilibrismi non sono più opportuni». E l'on. Picchioni: «Per esaltare l'identità della de, bisogna alzare il profilo della nostra iniziativa politica, comprendendo come si evolve la società». Per l'andreottiano Bonsignore la de deve ritrovare un rapporto 'aperto e paritario con tutti i partiti, solo cosi rientrerà nel governo degli Enti locali». Un'analisi non del tutto condivisa dall'ori. Costamagna il quale ha lanciato una proposta tutta sua: «Il partito ha una immagine sbiadita? Ebbene diamole lustro con una segreteria regionale di prestigio: sostituendo l'aw. Giordana con Scalfaro o Donat-Cattin». Giuseppe Sangiorgio

Luoghi citati: Balzardi, Cuneo, Roma, Torino