Un ponte Nord-Sud scommessa di Cancan di Frane Barbieri

Un ponte Nord-Sud scommessa di Cancan Oggi il summit tra Paesi ricchi e Paesi poveri Un ponte Nord-Sud scommessa di Cancan (Cercando un programma di sopravvivenza) DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE CANCUN — Le sorti del mondo dipendono più dal contrasto tra Nord e Sud che dal confronto fra Est e Ovest. Il conflitto fra i due blocchi militari può essere esasperato 0 scongiurato a seconda delle soluzioni che saranno trovate per la spaccatura che divide il mondo industriale da quello sottosviluppato. Mentre un meccanismo di controllo e di allentamento delle tensioni fra Est e Ovest esiste pur sempre, la rottura tra Nord e Sud si aggrava in modo vertiginoso, nell'assenza totale di strumenti od organismi che possano contenerlo. Questa serie di scoperte, che cambiano la consueta immagine che si ha del mondo, è stata fatta secondo alcuni con eccessivo anticipo, per altri con ritardi altrettanto eccessivi. Sta di fatto, comunque, che la scoperta delle nuove divisioni nella geografia mondiale ha ispirato la convocazione di un singolare incontro al vertice, finora senza precedenti nella storia diplomatica. A Cancùn, una lunga striscia di sabbia bianca circondata dalla laguna azzurra, sulla punta estrema dello Yucatàn, dove il Mare dei Caraibi fra Messico e Cuba si fa più stretto, stanno rinchiusi da oggi, nello splendido e vigilatissimo isolamento dell'Hotel Sheraton, 22 capi di Stato e di governo per tentare un primo approccio articolato al tema Nord-Sud. Non c'è ordine del giorno preciso: non vi sarà né una risoluzione comune, né un comunicato congiunto; non scaturiranno impegni, né iniziative. Il gruppo di Cancùn non costituirà alcun organo internazionale. Eppure, i partecipanti considerano che il nome della località turistica segnata solo negli ultimi anni sulle carte geografiche, circondata tuttora dalla selva in cui vivono i discendenti dei favolosi Maya, rimarrà legata ad una importante svolta politica nei rapporti mondiali. Per il nuovo stile nell'aprire e trattare i problemi, e prima di tutto per la portata del problema sollevato. Al curioso summit si è giunti in conseguenza al rapporto Brandt: «Nord-Sud, un programma per la sopravvivenza». L'ex Cancelliere, dopo averlo presentato, si era incontrato in un castello vicino a Bonn con il presidente messicano Lopez Portillo e con il cancelliere austriaco Kreisky. 1 due decisero in quell'occasione di farsi promotori e mediatori del difficile attuale vertice. Le trattative globali fra Paesi sviluppati e Paesi arretrati si erano arenate alle Nazioni Unite senza speranze di sbloccarsi. Il gruppo di Cancùn doveva prima di tutto cercare il modo e le vie per riprendere il grande dialogo. Ma si pose sin dall'inizio la questione: quale gruppo? Finora il discorso si faceva a due cori separati: da una parte i Paesi occidentali industrializzati che cercavano di impegnarsi a cambiare il meno possibile l'ordinamento economico mondiale, dall'altra i Paesi del Terzo Mondo che volevano cambiare tutto radicalmente, e di colpo. L'Urss taceva, ascoltando i cori: applaudiva quello dei sottosviluppati, ma nelle posizioni di sostanza aggiungeva il proprio voto al coro degli industrializzati. Cosi era successo in tutte le conferenze internazionali. Per Lopez e Kraisky si trattava di formare un gruppo nel quale tutte le voci fossero rappresentate, ma espresse in modo da non trasformarsi in grida ostili: .Evitare che un gruppo di Stati pretenda di mettere l'altro sul banco degli imputati,, come disse il presidente messicano. Fu questo impegno a convincere Reagan a partecipare. Senza gli Usa non valeva la pena nemmeno di tentare l'impresa. Gli Stati Uniti capeggiano la lista degli 8 Paesi industriali scelti in base alla loro capacità economica e politica di incidere sul complesso rapporto Nord-Sud. La lista, che segue anche il livello del reddito pro-capite e l'impegno nel Terzo Mondo, comprende Usa. Canada. Germania. Giappone, Francia, Gran Bretagna. Svezia e Austria, si ferma a livello dell'Italia. Per i Paesi non sviluppati e quelli in via di sviluppo si è se¬ guito il criterio della rappresentatività continentale, poi quello dei paesi petroliferi e no (Arabia Saudita, Nigeria, Venezuela, Bangladesh, Guyana, Costa d'Avorio), esponenti di posizioni caratterizzate sul tema Nord-Sud ; radicali e moderati (Algeria, Tanzania, India e Filippine), ed infine Stati che si sono distinti come mediatori e portatori di iniziative in campo internazionale (come la Svezia e la Jugoslavia). Dal disegno iniziale di 12 partecipanti si è finiti per contenere a stento il numero a 22 (8 industrializzati e 14 in via di sviluppo). Fra Reagan, Mitterrand, Trudeau, Benjeddid, Nyerere, la Gandhi, Lopez Portillo, Genscher (Schmidt e Kreisky sono assenti per malattia) nell'eccezionale compagnia spicca il premier cinese Zhao Ziyang. E' la prima volta che Pechino ha scelto di prendere parte attiva ad una iniziativa di tale impegno internazionale. La presenza cinese emerge anche dalle assenze che a loro volta caratterizzano il vertice di Cancùn. I sovietici sono stati sondati da Brandt, Lopez Portillo e Kreisky. Per Reagan andavano bene sia l'assenza che la presenza di Breznev. In ambedue i casi si sarebbe scoperto che Mosca non aveva nulla da offrire al Terzo Mondo tranne le armi e l'ideologia. Breznev aveva detto a Brandt, a quattr'occhi, che al Cremlino si stavano ponderando i prò e i contro. A favore della partecipazione stava la possibilità di allacciare un preventivo contatto tra Breznev e Reagan che avrebbe spianato la strada al dialogo sovieto-americano. Si prospettava anche un effetto psicologico generalmente positivo nella tetra atmosfera mondiale. Contro la partecipazione sovietica parlavano la scarsa capacità dell'Urss di prendere una parte consistente negli aiuti materiali ai Paesi sottosviluppati in seno ad una iniziativa globale e Frane Barbieri (Continua a pagina 2 in quarta colonna)