Prima Tobin, poi Blumenthal, era Galbraith i democratici tuffi in campa contro Reagan

Prima Tobin, poi Blumenthal, era Galbraith i democratici tuffi in campa contro Reagan Si allarga di giorno in giorno la rivolta delle «eminenze grigie» dell'economia Usa Prima Tobin, poi Blumenthal, era Galbraith i democratici tuffi in campa contro Reagan DAL NOSTRO CORRISPONDENTE NEW YORK — Il premio Nobel Tobin venerdì, l'ex ministro del Tesoro Blumenthal sabato, l'ex consigliere del presidente Kennedy, Heller, domenica, e ieri Galbraith: senza soluzione di continuità i più autorevoli economisti democratici lanciano un attacco dopo l'altro contro la reaganomics, la politica economica di Reagan. Il loro bersaglio è duplice: sono le teorie monetaristiche di Friedman, che hanno portato a un tremendo rialzo dei tassi d'interesse, e quelle dell'offerta di Laffer, che hanno suggerito la riduzione delle tasse. L'offensiva, per ammissione degli stessi interessati in ritardo di alcuni mesi, sta scatenando un dibattito internazionale che potrebbe avere effetti importanti anche per l'Europa. Le accuse degli economisti democratici infatti sono gravi. A loro parere, Reagan sta attuando una «controrivoluzione» nell'economia, diretta a rovesciare mezzo secolo di conquiste sociali, e ad ampliare il solco tra ricchi e poveri. L'attacco s'innesta in un quadro economico profondamente mutato rispetto a due o tre mesi fa. Proprio domenica, in un colloquio coi giornalisti, Reagan ha asserito che la superpotenza è entrata «in uno leggera, e spero breve recessione-. Il suo consigliere economico. Wiedenbaum, lo ha confermato in un laconico comunicato. «Per il seconde trimestre consecutivo — ha detto — l'indice della produzione industriale è sceso tra luglio e settembre... Sono probabili alcuni altri mesi di declino-. Wiedenbaum ha aggiunto che la percentuale dei disoccupati, attualmente del 7,7%, potrebbe salire all'8%. Il consigliere di Reagan si è però affrettato a sottolineare che «sono già in movimento le forze che dovrebbero garantire la ripresa-. Lo stesso presidente le ha individuate nel graduale calo dei tassi d'interesse, -due punti e mezzo nell'ultimo mese- , e nella ridu- zione delle tasse -di cui dovremmo avvertire le prime conseguenze benefiche all'inizio dell'anno venturo-. Due o tre mesi fa, non la recessione e la disoccupazione, ma l'inflazione era ancora il nemico pubblico numero uno, La critica degli economisti democratici si articola cosi. A breve scadenza, il programma economico di Reagan potrebbe riuscire. Per la fine dell'82, ossia proprio alla vigilia delle elezioni alla Camera e al Senato, potrebbe concretarsi la prevista ripresa, con disoccupazione e inflazione a un -tasso accettabile-, appena al di sotto del 7%. L'eletto- rato americano, squassato da congiunture ben più gravi sotto Carter, darebbe forse la maggioranza al Congresso ai repubblicani. Reagan ne trarrebbe energia per proseguire sull'attuale strada con effetti disastrosi. -Il presidente — ha dichiarato Blumenthal — non è in grado di risanare il deficit del bilancio dello Stato soltanto coi tagli ai servizi pubblici... Forse già nell'83, ma sicuramente nell'84, ci troveremo con un disavanzo assai maggiore-. « Verranno al nodo le tensioni sociali, soprattutto nei centri urbani e industriali — ha sostenuto Heller —. I sacrifici richiesti dal presidente sono troppo unilaterali». Nell'opinione degli economisti democratici, il risanamento dell'economia americana deve passare attraverso un «mix» di misure che contemperino il monetarismo di Friedman e la fede nello strumento dell'offerta di Laffer con il credo keynesiano. Tobin, che ha sovente fatto da ponte tra queste dottrine, ha invocato esplicitamente -il controllo dei prezzi e dei salari per un periodo variabile a seconda delle necessità-, con un incentivo fiscale, la restituzione di un conguaglio, una volta superate le difficoltà. Galbraith si è detto favorevole ad analogo provvedimento: ••Non si può continuare coi tassi d'interesse a questo livello — ha asserito — penalizzano tutti, servono solo a rafforzare artificiosamente il dollaro-. Blumenthal ha proposto una drastica riduzione delle spese militari e l'introduzione dell'Iva, che negli Stati Uniti non esiste. -Non c'è alternativa al risanamento del bilancio dello Stato — ha dichiarato — L'onere della Difesa è eccessivo, e gli sgravi fiscali stabiliti dal presidente rischiano di lasciare vuoto l'erario-. Per il momento, Reagan sembra voler ignorare l'attacco degli economisti democratici. Il suo ministro del Tesoro, Regan, ha praticamente I risposto loro, in un'intervista al Wall Street Journal, che verranno presto smentiti dai i , 1 ! i\ i -\ -' fatti. Le ragioni della sicurezza nazionale, ha osservato il ministro, non consentono una riduzione degli arma1 menti: se altri tagli dovranno essere attuati, essi colpiranno > il sistema sanitario e quello delle pensioni. Ma un primo effetto dell'attacco degli eco! nomisti è stato di ravvivare il i partito democratico, finora disorientato e incapace di opi porsi al presidente: a sentirli | a Baltimora, lo scorso week-end, vi erano tutti i suoi leaders, da Mondale a Kennedy, e da O'Neill, lo speaker della Camera, al governatore della California Brown. Un secondo effetto dovrebbe aversi sulla comunità internazionale degli operatori di mercato, sugli esponenti dei governi europei, o per lo meno sui loro consiglieri. Il dibattito pertanto è da considerarsi appena agli inizi. Come accennato, investe la conformazione fu- a I tura delle società occidentali. I Ennio Carette

Luoghi citati: Baltimora, Europa, New York, Stati Uniti, Usa