La Fiat Aviazione partner privilegiato nel club mondiale del grandi costruttori

La Fiat Aviazione partner privilegiato nel club mondiale del grandi costruttori L'industria aeronautica italiana vive un momento di forte crescita La Fiat Aviazione partner privilegiato nel club mondiale del grandi costruttori Importanti collaborazioni in corso in campo motoristico con Pratt and Whitney, General Electric e Rolls-Royce TORINO — Accordi di collaborazione con i grandi costruttori americani per i medi e grandi motori a getto; joint ventures per motori piccoli e medio-piccoli ; proseguimento dello sviluppo congiunto, in Europa, dei motori militari; sviluppo di know-how per speciali parti del motore: queste, dice Gian Carlo Boffetta, amministratore delegato della Fiat Aviazione, le linee su cui deve procedere l'industria italiana dei motori aeronautici per rafforzare la propria posizione internazionale. Con un fatturato che nell'81 toccherà 190 miliardi (dei quali il 60% all'esportazione), due stabilimenti (a Torino e a Brindisi), 3800 dipendenti, la Fiat Aviazione in questo processo di razionalizzazione appare come naturalecapof ila per altri costruttori nazionali in campo motoristico. Con l'Alfa Romeo Avio è stato costituito un consorzio che riconosce alla Casa torinese la leadership nel campo dei motori militari e a quella di Pomigliano d'Arco una quota della lavorazione; un analogo accordo, dicono alla Fiat, è auspicabile nel campo dei motori civili. Su questi ultimi, in particolare, la società torinese punta molto. -Noi — dicono molto realisticamente negli uffici direzionali del Lingotto — non riteniamo possibile lo sviluppo di un motore civile europeo medio o grande, e ancor meno di un motore italiano. E questo non tanto per mancanza di capacità tecniche ma soprattutto perché il mercato è in Usa e non vi è più la possibilità di far adottare dai grandi costruttori di aerei un motore che non abbia la "garanzia" Pratt and Whitney o General Electric. Non è pure possibile costruire un motore piccolo solo italiano e lo diciamo noi che già nel 1958 abbiamo progettato e costruito un motore da soli: il "4700" che ha fatto volare l'elicottero sperimentale "7002". Ma questo programma era volutamente sperimentale, fatto per ricominciare, dopo le distruzioni della guerra». Per portare alla «certificazione» un nuovo motore occorre un tale investimento che solo un gran numero di esemplari prodotti, e quindi solo la sua adozione da parte di un grande velivolista americano, può permettere di ammortizzare e quindi di rendere l'operazione economicamente sana. «Si pensi — dicono alla Fiat Aviazione — che cosa significa, ammesso di essere arrivati a far adottare questo motore, il solo problema dell'installazione di una rete di assistenza e ricambi in tutto il mondo-. Meglio quindi partecipare con una fetta di responsabilità con i tre grandi della motoristica mondiale, Pratt and Whitney e General Electric, americani, e Rolls-Royce, inglese, la Fiat Aviazione sta lavorando con tutte e tre. Con la Pratt and Whitney (e con la tedesca Mtu) partecipa alla costruzione del motore a getto PW 2037, scelto da numerose Compagnie per il prossimo velivolo passeggeri della Boeing, il «757 •, e dall'Aeronautica militare americana per il quadrigetto da trasporto militare C-X. In questi giorni, nel perfetto rispetto della tabella di marcia, parto- no per gli Usa i pezzi Fiat Aviazione per il montaggio del prototipo. Diverso il discorso nel campo militare. «Dopo la fase delle licenze, passaggio obbligato per riguadagnare il tempo perduto dopo la guerra — dicono alla Fiat — siamo riusciti nel 1960 a sviluppare una collaborazione europea, sia pur sempre su licenza Usa, intorno all'F 104 e relativo motore ed ora, finalmente, per un aereo tutto europeo, il Tornado, un motore europeo, l'RB 199». La Turbo Union che guida questo programma, è costituita dalla Rolls-Royce, dalla Mtu e dalla Fiat Aviazione; presidente del consorzio è l'ing. Boffetta. L'RB 199 con¬ tinua ad essere perfezionato per renderlo adatto ad altri velivoli. Con la General Electric la collaborazione avviene nel campo dei motori «marinizzati». L'accordo relativo risale a 11 anni fa. Utilizzando il «cuore» del CF 6, il jet del DC 10, del 747 «jumbo» e dell'Airbus, è stata ricavata dalla Fiat la turbina «LM 2500» impiegata come generatore di corrente, per il pompaggio del gas nelle «pipelines» e soprattutto come motore marino. La composizione della turbina è per il 75% General Eletric e per il 25% Fiat; viene montata sia in Usa che in Italia e commercializzata sotto il proprio marchio da ambedue i partners. Ma per poter entrare come partner con uguali diritti, sia pure in minoranza, in programmi internazionali occorre possedere un know-how proprio, una propria capacità di progettazione e sviluppo in un «pezzo» del motore, come la Fiat vanta nel campo degli ingranaggi; 25 anni di collaborazione con la francese Aérospatiale, 25 anni di progettazione, sviluppo e produzione delle meccaniche degli elicotteri, oltre a far acquistare all'Italia miliardi di valuta estera, hanno dato alla Fiat Aviazione un «nome» in questo settore tale da poter essere invitata a partecipare a un programma civile delle dimensioni del PW 2037. La società torinese, infine, si sta preparando ad entrare in un campo nuovo, quello dei piccoli motori ausiliari a turbina, usati a terra e a bordo come generatori di elettricità, per l'avviamento dei jet, per il condizionamento dell'aria e anche per equipaggiare i velivoli da ricognizione senza pilota. Il progetto si chiama «FA J50-Argo»; il motore ha una potenza di 143 cavalli e pesa appena 42 chilogrammi. La Fiat lo ha proposto per il nuovo caccia italiano Amx. • Sviluppo di know-how autonomo, dunque; partecipazione ai programmi militari europei ed a programmi civili con gli americani; superamento definitivo della fase delle licenze. Ma per espandere il nostro settore — dice Boffetta— edassumereun "peso" in Europa occorre ancora una condizione: un coordinamento tra le industrie motorìstiche italiane (oltre alla Fiat Aviazione, l'Alfa Romeo Avio e la Rinaldo Piaggio) che nel rispetto delle rispettive capacità e dimensioni, consenta loro di presentarsi unite e quindi molto forti, ai nostri partners. Ciò è avvenuto in tutti i Paesi occidentali: illuminanti gli esempi di Germania e Inghilterra dove decine di industrie aeronautiche si sono fuse in tre grandi aziende: RollsRoyce (motori), British Aerospace (aerei) e Westland (elicotteri). Ma tutto ciò sembra ancora molto lontano in Italia-. Vittorio Ravizza II primo «757» in costruzione negli stabilimenti della Boeing: sarà equipaggiato con due PW 2037