Dopo entusiasmi e ottimismi caduti nel nulla parte la fase 2 della collaborazione Nord-Sud

Dopo entusiasmi e ottimismi caduti nel nulla parte la fase 2 della collaborazione Nord-Sud Dopo entusiasmi e ottimismi caduti nel nulla parte la fase 2 della collaborazione Nord-Sud DAWN (KARACHI) Sette anni fa l'Assemblea generale delle Nazioni Unite emise la 'Dichiarazione del nuovo ordine economico internazionale». Oggi quell'obiettivo, che allora sembrava abbastanza raggiungibile, e più lontano che mai mentre la stella economica del Terzo Mondo continua inesorabilmente ad appannarsi. Fiumi di parole sono stati sprecati per spiegare le cause del duplice fallimento. Del primo si è detto che a provocarlo sia stata soprattutto la mancanza della volontà concreta ad affrontare il problema, del secondo che l'andamento dell'economia mondiale sia talmente uscito dai binari del previsto da scombussolare ogni sensata aspettativa. Adesso sì riprende a discutere sui due fronti. Molti, moltissimi negoziati globali svolti sotto l'egida dell'Onu sono finiti in un nulla di fatto, le prospettive per una seria ripresa del dialogo che dovrebbe aver luogo in concomitanza con il vertice di Cancun non appaiono di certo tali da suscitare entusiasmi ed ottimismi Basterà ricordare in proposito la tante volte ribadita riluttanza da parte delle principali nazioni industria¬ lizzate ad intavolare trattative dirette per la ristrutturazione del nuovo ordine economico mondiale. Il Terzo Mondo, per dirla brutalmente, è sempre più disperato. Ciò è comprensibile in quanto la sua situazione continua a deteriorarsi a vista d'occhio. Il valore medio di crescita del prodotto nazionale lordo dei Paesi in via di sviluppo, attestato negli Anni Sessanta attorno a quota 5,6 per cento, è sceso negli Anni Settanta al 5,3 per cento. Peggio ancora, la caduta non appare destinata à fermarsi, si stima già un ulteriore calo fino al 5,1 per cento per gli Anni Ottanta. Il debito esterno complessivo, che era di 171 miliardi di dollari nel 1975, è balzato ai 403 miliardi di dollari nel 1980, l'inflazione generalizzata è aumentata dal 3 al 10 percento. L'allarme è dunque giustificato. La crisi esploderà al di là di qualsiasi possibilità di controllo se non verranno adottate contromisure precise per arrestare il declino del Terzo Mondo. Per il Sud, due appaiono le vie di azione più logiche. Può optare per lo scontro aperto con il Nord con l'intento di aggiungere caos al caos e coinvolgere nel disastro l'intero pianeta. Oppure, e sarebbe la strada più sensata, può adoperarsi per promuovere una maggiore presa di co¬ scienza collettiva delle nazioni emergenti incitandole a risolvere il rebus con i propri mezzi a dispetto della scarsa volontà di cooperazione dimostrata dai Paesi industrializzati. La tesi del confronto è suicida, non resta pertanto che seguire la seconda alternativa. In sostanza è quanto suggerisce il rapporto Brandt che sta alla base della riunione di Cancun. Qualcosa di positivo è stato conseguito dal gruppo dei 77, ma non risulta sufficiente. Si può fare, ed ottenere, di più puntando sugli sforzi collettivi nei tre campi in cui il Terzo Mondo dipende maggiormente dal Nord: commercio, trasferimento di tecnologie, finanziamento dello sviluppo. Cominciamo con l'analizzare l'andamento degli scambi commerciali. Nel 1980 l'esportazione dei Paesi in via di sviluppo non produttori di petrolio in direzione del mondo industrializzato dell'Est e dell'Ovest ha rappresentato il 63 per cento delle esportazioni globali, mentre le importazioni sono state del 62 per cento sul totale. Fra loro però i Paesi meno avanzati hanno esportato soltanto il 21 per cento, ed importato il 16 per cento. Su scala mondiale, gli scambi interni al Terzo Mondo costituiscono appena il 3,6 per cento del commercio mon- diale in termini di export e il 52 per cento di import. Indubbiamente numerosi sono gli ostacoli da superare. Occorre aumentare la produzione complementare di beni capitali, gli accordi commerciali aumenterebbero ulteriormente liberalizzati creando serbatoi di crediti e stimolando il ricorso alle compensazioni in clearing. Anche in campo tecnologico le possibilità di sviluppo sono vastissime poiché numerosi Paesi emergenti posseggono già il bagaglio di tecnologie intermedie da esportare senza costi eccessivi ad altri Stati del Terzo Mondo. Un pool di risorse potrebbe essere istituito con il fine di adattare alle necessità 'indigene» dei Paesi meno sviluppati specie in agricoltura, irrigazione, industria estrattiva, chimica e trasporti. Infine, e ciò è di capitale importanza, la mobilitazione del Terzo Mondo alla ricerca di capitali 'interni». Lo scorso alino l'Opec ha accumulato un surplus di 110 miliardi di dollari. Di questi, 78 miliardi sono stati depositati nel sistema bancario internazionale o investiti in titoli di Stato. Solo 5 miliardi di dollari sono stati prestati ai Paesi importatori di petrolio con scadenze dilazionate e 15 miliardi con l'obbligo di restituirlo a breve termine. Altri 5 milardi di dollari sono stati assegnati dal grup¬ po dei Paesi produttori di petrolio ad organismi monetari internazionali controllati dall'Occidente. Diventa a questo punto quasi inutile sottolineare quanto si potrebbe ottenere da una diversa utilizzazione di questa massa di petrodollari. La cooperazione Sud-Sud dipende pertanto dalla revisione delle strategie finora perseguite. Solo allora si potrà aspirare ad una maggiore autossufficienza che diventerebbe così il primo passo concreto verso l'adozione del nuovo ordine economico internazionale, l'unico mezzo in grado di risolvere la sfida angosciosa degli Anni 2000. Zubeida Mus taf a

Persone citate: Brandt, Zubeida