Dopo il trionfo dei socialisti una nuova Grecia in Europa di Mimmo Candito

Dopo il trionfo dei socialisti una nuova Grecia in Europa Cee e Nato attendono preoccupate le prime mosse di Papandreu Dopo il trionfo dei socialisti una nuova Grecia in Europa Oggi il leader del Pasok riceve l'incarico di governo - Per i ministri si fanno i nomi di Melina Mercouri e di Amalia Fleming - Il premier assumerebbe anche la Difesa DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE ATENE — Se non è stata una rivoluzione, questo voto di domenica, poco ci manca. Atene sembrava Parigi, dopo la vittoria di Mitterrand: feste, balli, cortei, sono andati avanti fino all'alba di ieri, consumando in un carosello di bandiere verdi e rosse la notte della vittoria socialista. Il nuovo Parlamento greco è cambiato radicalmente, buttando fuori un centinaio di vecchi deputati e una miriade di sigle e di partitini: restano solo tre gruppi politici, e ora il Pasok di Papandreu domina con larga maggioranza ogni confronto politico. Il risultato finale non consente ambiguità: c'è un solo vincitore, gli altri debbono accontentarsi dei resti. I socialisti guadagnano il 48% dei voti, ne avevano la metà (il 25), e 174 deputati; Nuova Democrazia scende dal 42 al 36%, e ora ha 109parlamentari; infine il partito comunista filomoscovita aumenta di un punto (aveva il 9,7%) e ottiene 14 seggi. Sono 300 eletti, non c'è posto per nessun altro: spariscono nomi e ambizioni che hanno accompagnato anche lunghi anni della storia politica greca. Il voto per i 24 deputati del Parlamento europeo non modifica granché questa impressionante tendenza: il Pasok ne avrà IO; N.D. 8, i comunisti 3, e uno a testa probabilmente gli eurocomunisti, i liberali e l'estrema destra. Qui il Pasok sconta la sua linea dichiaratamente antieuropeista, e una parte del voto di sinistra andato ai socialisti nel Parlamento nazionale si riversa ora sui due pc e sui liberali. In nessuna democrazia europea un voto politico ha mai avuto un segno tanto netto di cambiamento, con uno spostamento di voti che supera il terzo dell'elettorato. La tradizionale vistosità delle scelte e degli schieramenti limita in genere e controlla ogni 'esodo- di voti, qui è stato come se tutti gli argini politici e ideologici fossero aperti. Papandreu, Panagulis, la Mercouri, la Fleming, son tutti d'accordo: «E' stata la fine del voto della paura-. Intendono dire che finalmente la gente si è liberata di Metaxas, dei colonnelli, della stessa paura di cambiare. In questo giudizio c'è forse un eccesso di ottimismo, perché l'influenza carismatica del grande leader, retore nei suoi comizi e paternalista nei rapporti col partito, resta ancora decisiva sulla vita politica del Paese; ma certo il blocco psicologico che limitava lo spazio e la libertà d'azione dei partiti di sinistra va considerato infranto, perché per almeno tutto l'ultimo mese della campagna elettorale la vittoria socialista veni¬ va data per scontata: e nessuno se n'è lasciato condizionare troppo. C'è da aggiungere anche il meccanismo infernale di una legge elettorale che premia in modo massiccio i partiti più forti, e ha finito per 'regalare» al Pasok i voti e le percentuali che sulla scheda erano stati invece segnati alle tante piccole formazioni di centro. Il Pasok se ne trova investito a occupere uno spettro politico molto ampio, che va da sinistra fino alla linea del liberalismo moderato: la larga maggioranza guadagnata gli consente di programmare una gestione sicura di questo largo ventaglio di attese e di domande politiche, però non tutto sarà facile a causa di un programma sociale, economico e diplomatico, che ha molte spigolosità. Il Pasok è un partito che ha una storia assai corta, nata appena sette anni fa con la destituzione dei colonnelli; ma Papandreu eredita un mandato che è quello del padre Gheorghios e che ha le sue radici più lontane mi liberalismo riformista di Venizelos. Il socialismo di questo partito è altrettanto atipico della qualità del voto greco, che non può essere inquadrato mgli schemi ideologici con cui si misura tradizionalmente la dinamica politica europea, ma ha alla sua base un pragmatismo molto forte, venato per consuetudine dalla emoti¬ vità e dal controllo dei notabili locali. Il partito di Karamanlis, Nuova Democrazia, ha scontato molti errori politici, l'incapacità di affrontare in modo credibile la crisi economica, la mancanza di un leader capace di trascinare i molti indecisi. L'adesione alla Cee, con la brusca impennata dei beni importati e lo scarso guadagno che ne hanno avuto i produttori agricoli, ha finito per travolgere la macchina elettorale di ND, privandola anche del tradizionale appoggio che ricavava dalle campagne. I comunisti filomoscoviti hanno avuto un piccolo successo, certamente inferiore alle loro attese, ma comunque sufficiente a fargli superare quel limite dei 10 seggi che consente a un partito di formare un gruppo parlamentare, e di avere perciò voce diretta mi dibattito politico. Sono stati invece battuti gli eurocomunisti, che non sono riusciti ad avere il seggio guadagnato mi '77. La destra è scomparsa, o meglio si è mimetizzata all'interno di ND. Ieri si è riunito l'ultimo consiglio dei ministri; oggi ci sono le dimissioni di Rallis e l'incarico a Papandreu, domani la lista del nuovo governo e il giuramento. Si fanno mille supposizioni, i nomi sono quelli celebri della Mercouri, della Fleming, di Mavros: ma tutto è amora in aria. Una sola cosa appare sicura, che Papandreu assuma anche l Incarico di ministro della Difesa: la Grecia è ormai un Paese di piena democrazia, ma c'è una generazione che ha pagato sulla propria pelle il tormento delle dittature militari, e non ci sono mai troppe garanzie. Mimmo Candito

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