Grave errore, denuncia Colombo non invitare l'Italia a Cancùn di Mario Pirani

Grave errore, denuncia Colombo non invitare l'Italia a Cancùn Intervista al ministro degli Esteri sulla «linea» della Farnesina Grave errore, denuncia Colombo non invitare l'Italia a Cancùn «La colpa è degli organizzatori della Conferenza sul Terzo Mondo» - Critiche ai tagli al suo dicastero: «Non è un risparmio ma un mancato investimento» - Piano per rilanciare la Cee ROMA — I ministri degli Esteri della Germania federale e dell'Italia, Genscher e Colombo, stanno lavorando ad un progetto di rilancio dell'Unione europea, si sono incontrati più volte negli ultimi mesi e contano di presentare la loro iniziativa al vertice dei capi di Stato e di governo dei 10 convocato per la fine novembre a Londra. Ma ha qualche possibilità di sbocco la ricerca di un più alto grado di integrazione politica ed economica, proprio mentre la crisi arreca colpi duri al Mercato comune europeo e le spinte protezionistiche si fanno più evidenti da parte dei vari Stati? Non siamo, piuttosto, di fronte al pericolo di una disgregazione sostanziale della Cee? •E' proprio perché le cose non vanno — ci risponde Emilio Colombo — che abbiamo promosso un'iniziativa per rimettere in moto un processo d'integrazione oggi stagnante. Emergono, è vero, spinte protezionistiche di un Paese contro l'altro (le guerre del vino, delle uova, ecc.) anche se penso che nessuno voglia tornare a una politica protezionistica globale*. — Tentativi di rilancio dell'Unione europea si sono avuti nel passato con scarsi esiti. Eppure allora il grado di coesione tra i partner era più forte di oggi quando vediamo la Francia, la Germania e l'Inghilterra procedere con indirizzi economici profondamente divaricati. Cosa fa pensare a lei e a Genscher che vi sia attualmente una maggiore disponibilità? «Proprio perché c'é la tendenza ad andare indietro é necessario confrontarci con un progetto preciso. Questo si articola su due piani, uno economico e l'altro politico, con proposte precise nell'uno e nell'altro campo». — Si dice, però, che i tedeschi preferirebbero limitare la cosa alla cooperazione politica. «Si, c'è ancora una differenza tra noi e Bonn. La Germania teme di seguitare a svolgere la funzione di cassiere della Comunità e ne vuole bloccare e razionalizzare le spese, oggi quasi interamente assorbite dalle sovvenzioni all'agricoltura. Anche noi siamo per un uso più razionale delle risorse proprie (i fondi a disposizione della Comunità derivanti dai dazi europei e dall'I % dell'Iva di ogni Paese) ma se queste non vengono aumentate e si considera intoccabile il li' mite dell'1% dell'Iva si con danna la Cee a restare sostanzialmente un mercato agricolo». — In che consiste sul piano economico il progetto allo studio? «Non possiamo limitarci al controllo dei cambi esercita' to dallo Sme, perché se non riusciremo a coordinare le politiche economiche e ad avvicinare i tassi d'inflazìo ne, la cui divaricazione non riguarda ormai solo l'Italia e in parte l'Inghilterra ma coinvolge anche la Francia e 11 Belgio, lo Sme e lo stesso Mercato comune sono condannati a saltare. Dobbiamo, quindi, introdurre regole e vincoli accettati e osservati da tutti i Paesi che stabiliscano dei rapporti più determinati per quanto riguarda i tassi d'inflazione, l'andamen¬ to delle bilance dei pagamenti, i limiti dei deficit di bilancio. Se nella lunga prospettiva immaginiamo un bilancio comune europeo, dobbiamo fin d'ora cominciare ad accettare vincoli e regole comuni che ci avvicinino davvero all'Unione». — Il progetto ColomboGenscher come si articola sul terreno più propriamente politico? «La cooperazione politica ha avuto in questo periodo una espansione più vivace di quella economica. La voce europea si è sentita di più come provano le posizioni assunte sull'Afghanistan e sul Medio Oriente. Si tratta, però, di un processo intergovernativo che ha messo in ombra e lasciato deperire le istituzioni comunitarie senza che ne sorgessero delle nuove. E' questo, quindi, un punto centrale del progetto di Unione, assieme all'ambizione di estendere e rendere più vincolanti gli atti di politica esterna della Comunità e di allargare il campo della cooperazione ai temi della sicurezza e della cultura». — Cosa intendete per sicurezza? «Vogliamo che gli europei elaborino una loro posizione comune e diano un autonomo apporto all'alleato americano su tutte le questioni che riguardano il disarmo, i negoziati di Ginevra, la conferenza sulla sicurezza, le trattative sugli euromissili, ecc. Non dobbiamo essere l'oggetto della accentuata tensione tra Est ed Ovest ma compiere, da protagonisti direttamente interessati, uno sforzo per eliminarla». — Non le sembra troppo ottimistica questa visione concorde delle posizioni europee? Ad esempio sulla questione del Medio Oriente le iniziative francesi e persino inglesi verso l'Olp non coincidono, certo, con la nostra maggiore prudenza. «Il nuovo governo francese nasceva con una etichetta filo-israeliana e con la visita del ministro degli Esteri Cheysson ad Araf at ha voluto riequilibrare la sua posizione. Quanto a noi ho ricevuto proprio qui a Roma il responsabile della politica estera dell'Olp, Kaddami, per una discussione ampia e approfondita. Nel complesso noi europei ci siamo mossi sulla linea decisa al vertice di Venezia per una iniziativa di pace che persegua i due obiettivi della sicurezza di tutti gli Stati, compreso Israele, e del riconoscimento della realtà palestinese». — Perché tardiamo a dare una risposta alla richiesta che un contingente italiano sia impiegato come forza di pace nel Sinai? «Vogliamo vedere l'evacua- zione del Sinai e fine a se stessa o una tappa nel processo di pace. Inoltre pensiamo che una eventuale decisione debba coinvolgere gli altri Paesi europei, senza sottovalutare il problema dei rapporti con il resto del mondo arabo, nello spirito, appunto, del vertice di Venezia». — Siamo assenti dall'incontro Nord-Sud di Cancun in Messico perché non concordiamo con la politica di Reagan, avversa ad accordi globali con il Terzo Mondo o perché non ci hanno voluto? •La posizione italiana ed europea è effettivamente diversa da quella di Reagan, che mira a collegare gli aiuti allo sviluppo con l'impegno strategico dei singoli Paesi. Di qui la prevalenza da parte Usa di una visione bilaterale dei rapporti, mentre noi siamo fermamente per accordi globali che portino a sostenere lo sviluppo del Terzo Mondo senza discriminanti politiche. Quanto al fatto che non siamo presenti a Cancun, questo è un errore dei governi promotori messicano e austriaco e del comitato organizzatore». — Ma forse se ci avessero invitati non avremmo avuto i soldi per far partire la nostra delegazione. E' vero che non riusciamo neppure a mandar i nostri rappresentanti alle riunioni degli organismi tecnici della Cee? «La politica della scure ha effettivamente colpito anche il ministero degli Esteri con le conseguenze che lei ricorda. Queste però non sono economie ma perdite che ci infliggiamo da soli. Comunque mi auguro che questa situazione venga superata rapidamente». Mario Pirani

Persone citate: Emilio Colombo, Reagan