Rapita la nipote dell'industriale Peruzzi I banditi già in contatto con fa famiglia? di Remo Lugli

Rapita la nipote dell'industriale Peruzzi I banditi già in contatto con fa famiglia? La vittima, 17 anni, sequestrata mercoledì sera a Montepulciano, in provincia di Siena Rapita la nipote dell'industriale Peruzzi I banditi già in contatto con fa famiglia? La telefonata sarebbe arrivata ieri - Lo zio della ragazza è titolare di un'azienda di prefabbricati in cemento - La giovane era in compagnia della madre, che è stata narcotizzata e chiusa nel bagagliaio di un'auto - La Toscana ripiomba nella paura dei rapimenti -1 banditi avrebbero avuto l'accento sardo DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE MONTEPULCIANO — Cristina Peruzzi, 17 anni, nipote del fondatore della «Prefabbricati Peruzzi», da mercoledì sera è nelle mani dei banditi che l'hanno sequestrata. Sembra che i rapitori si siano già fatti vivi con una prima telefonata nel pomeriggio di ieri. Ovviamente familiari e inquirenti non forniscono al riguardo alcuna informazione. S'inizia l'estenuante periodo di attesa dell'avvio di trattative, una trafila ormai rituale in tutti i sequestri. Qui nessuno si aspettava un evento del genere, i Peruzzi giravano senza scorta, tranquillamente. Intorno al loro nome si era diffusa semmai, negli ultimi tempi, una fama negativa dal punto di vista economico: l'azienda aveva attraversato delle difficoltà. I quasi 400 dipendenti degli Anni Sessanta, si erano ridotti a 180 e anche per questi c'era stato il pericolo di licenziamento e di cassa integrazione. La crisi è stata risolta qualche mese fa creando delle cooperative artigianali fra una parte degli stessi dipendenti. La famiglia colpita è quella di Marcello Peruzzi, 50 anni, figlio di Corrado, il fondatore dell'azienda. Altri fratelli di Marcello, separati da lui in affari, hanno un'azienda a Somaglia. vicino a Milano. Marcello è sposato con Loriana Crociani, hanno tre figli. Gabriele, 22 anni, che è partito per il servizio militare mercoledì. Angela, di 20, che lavora a Perugia per conto dell'azienda paterna, e Cristina, la rapita, che frequentava la quarta magistrale. Abitano in una villa su un colle, a due chilometri da Montepulciano, poco sopra la fabbrica. In casa non c'è personale domestico, la signora Peruzzi gestisce un negozio d'antiquariato in paese. Ogni sera rincasava verso le 20, in auto, quasi sempre portando con sé Cristina. Di solito Marcello tornava più tardi. Mercoledì alle 20, l'«A 112» guidata da Loriana Peruzzi Imbocca il cancello della villa che è aperto e si infila dentro al garage, pure spalancato. In casa non c'è nessuno. Madre e figlia stanno per scendere, a motore spento, fari spenti. Ma nel buio gli sportelli si aprono prima che le due donne tocchino le maniglie. Alla luce interna dell'auto che si è accesa aprendo le portiere, Loriana intravede due o tre uomini bendati, uno armato di una pistola, un altro forse di fucile. Madre e figlia urlano, ma sono zittite da mani che tappano violentemente le loro bocche. Dice uno dei banditi: •Non vi facciamo niente*. E un altro: « Vogliamo prendere solo la Mercedes*. La grossa vettura è in sosta nello stesso garage, ma senza chiavi. I banditi trascinano le donne contro un muro, legano la madie ai piedi e alle mani, fanno accucciare a terra entrambe. L'ultimo ricordo di Loriana è il freddo di un batuffolo bagnato che le viene compresso sul naso. Perde i sensi, non sa più nulla. Rinviene poi, un'ora dopo, nel bagagliaio della Mercedes dove i banditi l'hanno chiusa, cosi legata com'era. Non può muoversi, fatica a respirare. Finalmente ode i passi del marito, cerca di farsi sentire gridando. Marcello Peruzzi apre il cofano, la tira fuori. Cristina non c'è, si dà l'allarme. Arrivano i carabinieri, posti di blocco sulle strade della provincia, si fanno intervenire anche i cani addestrati. Si può ricostruire il percorso seguito dai banditi con l'ostaggio: hanno varcato un cancello secondario, dietro la villa, che dà su una carrareccia. L'i ragazza evidentemente era stata anche lei narcotizzati, non camminava: è stata trascinata per circa 700 metri, fino al luogo ove era in sosta un'auto che pei, quasi sicuramente, è fuggita su una strada secondaria in direzione di Montichiello. Cosi la Toscana ripiomba nella paura dei rapimenti. Accento sardo, si dice. C'è ormai tutta una storia di sequestri ad opera di banditi sardi. Una storia tragica, con tanti nomi che mancano all'appello nonostante che per loro, in quasi tutti i casi, fossero stati pagati i riscatti. Ad esempio per Marzio Ostini erano stati versati addirittura 1 miliardo e 200 milioni. Siamo prossimi alla ventina di rapimenti in Toscana, partendo da quello di Alfonso De Sayons, barone argentino, rapito il 3 luglio '75. De Sayons non tornò più e pare che sia stato ucciso addirittura due ore dopo il rapimento perché aveva riconosciuto uno dei suoi rapitori. Molti sequestratori o presunti sequestratori sono stati processati, anche condannati. Attraverso le indagini e i processi è emersa la fitta ragnatela intessuta in questa regione dai banditi sardi. I sardi in Toscana sono migliaia, approdati qui a partire dagli Anni Cinquanta. Fanno gli agricoltori, i pastori, quasi tutti hanno comperato terra e cascinali, che in quegli anni erano svenduti da chi aveva lasciato la campagna per andare a lavorare in città. Ovviamente c'è, fra i sardi, tanta gente onesta, che si guadagna il pane lavorando dalla mattina alla sera. Ma fra di loro si nascondono anche quelli che si servono del lavoro quotidiano per mascherare un'attività delittuosa. Il nuovo sequestro (l'ultimo era stato quello del 25 luglio '80, a Barberino Val d'Elsa, quando erano stati rapiti tre ragazzi tedeschi, Susanna e Sabina Kronzucker e il loro amico Martin Wachtler) riaccende la paura fra tutti coloro che possono essere ritenuti facoltosi. Ieri sera il consiglio di fabbrica e le maestranze della «Prefabbricati Peruzzi» hanno emesso un comunicato per .esprimere solidarietà al contitolare e condanna per tali spietati e barbari sistemi di ricerca del denaro*. I lavoratori chiedono anche pene più severe per chi consuma atti di delinquenza e terrorismo. Infine esprimono .preoccupazione per quello che questo inqualificabile gesto può comportare per l'azienda e per i 180 dipendenti, dato che la "Prefabbricati Peruzzi" attraversa da anni una difficile situazione finanziaria*. Remo Lugli Montepulciano. In primo piano Cristina Peruzzi, 1 / anni