Da Strasburgo quasi un ordine «Più diritti alle minoranze» di Alberto Rapisarda

Da Strasburgo quasi un ordine «Più diritti alle minoranze» Una risoluzione approvata ieri dal Parlamento europeo Da Strasburgo quasi un ordine «Più diritti alle minoranze» DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE STRASBURGO — Venti milioni di cittadini in Europa vivono una condizione schizofrenica, perché hanno cultura e lingua diverse da quelle della maggioranza del Paese in cui risiedono. Per la prima volta ieri il Parlamento europeo si è occupato di questi consistenti gruppi che costituiscono le minoranze etniche sparse nei dieci Paesi della comunità. Bretoni, Baschi, Occitani, Corsi, Alsaziani in Francia. Gallesi, Scozzesi in Gran Bratagna. E in Italia, dove c'è il più ampio ventaglio di culture, i gruppi di lingua tedesca (Alto Adige), francese (Valle d'Aosta), occitana (Cuneo, Imperia, Torino), ladina (Friuli e Alto Adige), sarda, slovena, albanese nell'Italia Centro meridionale e in Sicilia, greca in Calabria, croata e persino provenzale in Puglia. In difesa di questi 20 milioni di cittadini «diversi» il Parlamento europeo ha accettato una risoluzione, una vera e propria «carta delle minoranze etniche», la quale riconosce che -l'identità culturale è oggi uno dei bisogni psicologici non materiali più importanti-. Relatore del documento è stato un italiano, il socialista Gaetano Arfè. Il provvedimento è una risoluzione, cioè un invito pressante ai governi nazionali affinché permettano l'insegnamento delle lingue regionali nelle scuole dalle materne all'Università, permettano che radio e televisione offrano trasmissioni nelle lingue delle minoranze etniche, e lascino esprimere nella propria lingua i cittadini dei gruppi di minoranza davanti agli organi giudiziari. Il «governo» europeo (si chiama in realtà Commissione esecutiva) è stato invitato ad avviare progetti pilota di sperimentazione plurilinguistica. Il documento, malgrado '■ la sua formulazione generica | (non si è occupato delle minoi ranze costituite dai gruppi dei J lavoratori emigrati, come i 3 milioni di italiani e i 4 milioni di turchi in Germania), è stato osteggiato dai conservatori inglesi e soprattutto dai francesi, gollisti e non. I gollisti hanno addirittura ( contestato la stessa nozione di minoranza etnica preferendo la dizione di «gruppo sociale». I comunisti francesi, formalmente favorevoli alla risoluzione, hanno trovato il modo di non impegnarsi sparendo dall'aula al momento del voto. Ed anche i socialisti mitterrandiani non si sono dimostrati entusiasti del provvedimento. Onorevole Arfè. come mai tante diffuse perplessità? -Alcuni temono che crescano i movimenti separatisti, altri hanno detto che le culture minoritarie sono provinciali, retrive e da non difendere nel momento in cui si cerca l'integrazione europea. Io dico invece che i più accesi europeisti li trovo proprio in questi grupj pi, sinceramente favorevoli al superamento dello stato na• zionale-. In aula, su 434 parlamenta! ri, se ne sono visti al massimo 1150 ieri. L'assenteismo conta¬ gia i deputati anche a Strasburgo? •L'assenteismo c'è, ma molti lavorano nelle commissioni, molti sono in missione. Il problema vero è che nei vari Paesi le decisioni del Parlamento europeo non hanno l'eco dovuta, anche perché (parlo per l'Italia) i partiti se ne disinteressano completamente. Eppure, questo è un osservatorio che permette di capire in anticipo che cosa matura nei vari Paesi: da qui, la guerra del vino tra Francia e Italia la si po¬ teva prevedere prendendo subì to con tromisure -. Cosa può insegnare il Parlamento europeo a quello italiano? -La rapidità delle decisioni e la sintesi. Qui r:c c'è ostru- i sionismo. Il relatore di una mozione può parlare so ti per 5 minuti. Gli altri interventi sono di 3 minuti. In mezz'eira o ; al massimo in un'ora si appro- I va in aula un provvedimeme. i compresa la votazione sugli | emendamenti-. Alberto Rapisarda

Persone citate: Gallesi