Ritrovare Bunuel, fuori dallo scandalo di Gianni Rondolino

Ritrovare Bunuel, fuori dallo scandalo ALLA TV UN CICLO DEDICATO AL GRANDE REGISTA SPAGNOLO Ritrovare Bunuel, fuori dallo scandalo Le immagini e i simboli dei suoi film, gli accostamenti irritanti, le storie paradossali hanno perduto col tempo la loro carica sovvertitrice - E' il momento di riconsiderare il loro aspetto divertente e meraviglioso Quando si parla di Luis Bunuel, spesso ci si chiede se i suoi film riescano ancora a sprigionare, per lo spettatore di oggi, quella carica di eversione e sovversione che ebbero al loro apparire. Da un lato, infatti, il cinema contemporaneo ci ha abituati a ogni sorta di provocazione sul piano delle idee correnti, del gusto, della morale, con effetti dirompenti che a poco a poco si sono risolti in armi spuntate ; dall'altro il consumo indifferenziato di molto cinema bunueliano, attraverso cineclub, sale d'essai, televisioni private, ha sostanzialmente appiattito le sue asprezze formali e i suoi strali contenutistici. Ora che anche la televisione nazionale si accinge a mandare in onda un ciclo, non molto ampio ma abbastanza significativo, dedicato all'opera di Bunuel. la domanda può avere una risposta statisticamente più variegata e indicativa. Per la prima volta un pubblico italiano molto vasto, impensabile anche soltanto alcuni anni fa, potrà vedere e giudicare, e magari dirci se il «grande vecchio» — che il 22 febbraio ha compiuto81 anni—ha ancora il potere di scandalizzare, di scuotere le coscienze, di fare del cinema quella lama affilata che taglia a pezzi la realtà e ce ne mostra i risvolti sconosciuti, inimmaginabili, o anche soltanto rimossi. Lo scandalo fu indubbiamente alla base delle prime esperienze cinematografiche di Bunuel alla fine degli Anni Venti, in quel clima di sovversione e di provocazione che caratterizzò la Parigi dei surrealisti e dei vari movimenti d'avanguardia. Si sa che il suo primo film, Un chien andalou, realizzato a quattro mani con Salvador Dali, voleva essere, com'egli stesso scrisse, nient'altro che «un disperato, appassionato appello all'omicidio»: un film, cioè, che si poneva fuori delle avanguardie formalistiche e borghesi, e dentro invece ai movimenti rivoltosi, i cui nemici dichiarati erano i concetti stessi di borghesia, di patria, di chiesa, di famiglia! E si sa che il secondo film, L'àge d'or, provocò una feroce reazione conservatrice e un'altrettanta appassionata difesa da parte dei surrealij sti: una vera e propria guerra ideologica e morale che si concluse col sequestro del film e la sua definitiva scomparsa dagli schermi (per riapparirvi soltanto molti anni dopo). Reazione conservatrice e mobilitazione delle forze di destra che si ebbero nuovamente nel 1961 in occasione dell'uscita di Viridiana, un altro film-scandalo che riportò alla ribalta internazionale un regista per troppo tempo trascurato dalla critica e ignorato dal pubblico. Tuttavia non è soltanto la forza eversiva di questi e di molti altri film bunueliani a farne dei capolavori; né è su di essa che si basano il loro significato più profondo e il valore artistico e culturale (e anche ideologico e politico). La provocazione si consuma, col tempo perde il suo potere appunto eversivo. Le immagini e i simboli di Bunuel. i suoi accostamenti inconsueti e a volte irritanti, le storie paradossali o falsamente melodrammatiche che ci racconta, hanno perduto, per forza di cose, l'originaria carica sovvertitrice. Per il forte gusto odierno, abituato a ben altre sferzate visive e spettacolari, quelle immagini e quei simboli, quegli accostamenti e quelle storie paiono addirittura infantili, ovvero racchiusi in una sorta di classica e distaccata aura favolistica. Ci possono divertire, meravigliare, ma raramente ci colpiscono ancora. Ma è appunto sul piano del «divertimento», della «mera¬ viglia», che il cinema di Bunuel va oggi indagato per quello che è, o meglio per gli aspetti fondamentali che esso ha. Nel senso che la poetica bunueliana. ambigua e complessa, contraddittoria e problematica com'è della maggior parte degli artisti contemporanei, si appunta in primo luogo sull'estetica del piacere e su quella del meraviglioso. Poeta e visionario tra i più ricchi e stimolanti del nostro tempo, creatore infaticabile di giochi d'immagini, narratore eccellente di sogni e incubi, Bunuel pare divertirsi a collezionare, nei suoi film, brandelli di realtà naturale che sono poi contraddetti o sovvertiti da una situazione inattesa o totalmente illogica. Ed è il suo sottile umorismo, a volte la sua manifesta ilarità, sino >—; s al limite della farsa e dello sberleffo, a contraddire e sovvertire l'immagine del reale, cosi come egli ce la mostra secondo i moduli del realismo filmico. Si dirà che questo è Io stile proprio del cosiddetto «realismo surrealista», che troviamo in molti quadri di Tanguy, di Dali, di Magritte (soprattutto nell'opera d'un pittore misconosciuto, Clovis Trouille). Ma in Bunuel c'è un di più d'ironia, di vera comicità, che spesso manca in quelli. Una comicità che la critica dovrebbe meglio indagare, alla luce della quale immagini e simboli, s»orie e personaggi, acquistato una differente dimensione spettacolare, si pongono come pezzi di un grande e fantasmagorico puzzle che l'abile giocoliere Bunuel si diverte a mescolare di continuo, impedendoci a volte di trovarne la soluzione! Ma questo piacere del gioco ha, come contraltare, un senso acutissimo del meraviglioso, che è proprio dei grandi poeti. Bunuel si inoltra senza fatica, con disinvoltura, sulla strada dell'immaginario e riesce a trasformare il banale in sublime. All'interno d'ogni suo film, anche dei più corrivi, ci sono pagine di autentica poesia, immagini illuminanti che ci trasportano nella sfera della «surrealtà» (surrealisticamente intesa). Ed è l'amore, la passione, l'erotismo — un umanesimo tutto concreto, quasi pagano — che si sprigionano inavvertitamente, non nei modi plateali e superficiali di molto cinema contemporaneo, ma in quelli sottili e conturbanti della grande lirica. E' probabile che il Bunuel eversivo debba cedere il posto, oggi, a un Bunuel più discreto. Ma è appunto fuori dello scandalo che la sua opera potrà manifestarsi in tutti i suoi molteplici significati. D'altronde l'eversione bunueliana. al di là dei segni esterni d'una spettacolarità inconsueta, è più profonda e radicata di quanto non paia. I suoi film ci scuotono ancora, sebbene in maniera diversa. Dietro il comico e il meraviglioso ci mostrano la maschera tragica e grottesca d'una società che si illude di poter tranquillamente sopravvivere alla catastrofe imminente. Gianni Rondolino

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