La Cassa di Risparmio ha restituito alla città un gioiello del '300

La Cassa di Risparmio ha restituito alla città un gioiello del '300 La Cassa di Risparmio ha restituito alla città un gioiello del '300 Pistoia, risorge il Palazzo dei Vescovi Durante i lavori di scavo sono venuti alla luce monete augustee e 22 vasi longobardi del VII secolo Nel 150° anniversario della sua fondazione, la Cassa di Risparmio di Pistoia — che quarantacinque anni fa si fondeva con quella non meno prospera di Peseta — si illustra come provvida istituzione locale con un'esemplare opera di restauro architettonico, volta al recupero del trecentesco Palazzo dei Vescovi che nel cuore della città medioevale, a fianco della stupenda cattedrale, verrà cosi restituita a nuova vita. Lo stesso istituto di credito ne occuperà alcuni ambienti destinati a funzioni di rappresentanza. Per la massima parte, questa incomparabile testimonianza di storia pistoiese diverrà tuttavia il museo di se stessa. Bisogna però subito avvertire come non vi sia stato fatto o vicenda cittadina che non abbia trovato persino nelle viscere di questo edificio il più puntuale riscontro. ^Restituire alla città e ai suoi abitanti un edificio come questo non è solo atto di munificenza del committente dei lunghi costosi e difficili lavori, ma è anche uno straordinario sensibilissimo atto di civiltà: Cosi il soprintendente agli istituti statali di restauro di Firenze, Umberto Baldini, in prefazione al primo volume sulla storia e il restauro del monumento che la Cassa ha pubblicato. L'ampia trattazione è dell'ing. Natale Rauty, che con abnegazione e squisita dottrina ne ha approfondito ogni aspetto sotto i più diversi punti di vista: dell'architettura e della statica edilizia come della storia, per restituirlo infine al suo uso più consono. I punti di riferimento sui quali Natale Rauty ha potuto contare sono stati gli scavi che secondo uno studioso tra i più ferrati di queste materie, Ugo Procacci, già soprintendente nell'amministrazione per i Beni culturali, hanno rivelato una perfetta rispondenza con i documenti d'archivio. Dei primordi del cantiere si data intanto la grande fornace posta sul limite esterno del perimetro edificato in adiacenza all'area dove s'era sviluppata l'attività «mercatale»: non è quindi un caso se nel corso dei lavori proprio attraverso queste localizzate ri' cerche stratigrafiche son ve nute alla luce un'ottantina di monete; la più antica è augu stea, del 15 a. C. Altri reperti di eccezionale importanza, i 22 vasi longobardi 18 dei quali intatti, che le circostanze stesse del ritrovamento e i successivi accertamenti hanno permesso di datare con certezza del VII' Vili secolo. Una visita all'immobile, ora che il restauro ne ha valorizzato ogni elemento originale, distinguendo tra le diverse strutture, si rivela addirittura affascinante. Vi si individuano una sorta di castello feudale dotato d'una possente torre angolare con una robusta cinta muraria in pietrame, con corridoi di ronda superiori e il coronamento merlato che ne completa il carattere medievale. Agli inizi del Ducente la dimora del Vescovo aveva però già rinunciato ai suol caratteri di fortificazione. Nell'antica cittadella fin dal secolo XII venne realizzata la sacrestia di S. Iacopo, tra la cattedrale e l'annessa cappella, istituita nel 1144, per custodire le reliquie del Santo protettore della città e rimasta poi famosa per il furto che Vanni Pucci di dantesca memoria (Inf. XXIV, 138) vi consumò, depredandola •d'i belli arredi». Radicali trasformazioni subì il palazzo nel Trecento, quando fu anche coperto lo scalone esterno con quattro arcate ogivali. La nuova struttura venne quindi ripetuta verso la fine del secolo sulla parte ovest della facciata dando vita al primo plano ad un luminoso loggiato. Un intervento della fine del secolo scorso giunse infine a sconvolgere l'intero assetto della distribuzione interna degli ambienti, cui tuttavia già nel 1936 a cura del Sampaolesi si tentò di ovviare, restaurando intanto la facciata nord con la conseguente valorizzazione delle antiche strutture trecentesche. Se nella sacrestia e nella sala di udienza di S. Iacopo venne scoperta tutta una serie di decorazioni pitto¬ riche, mentre si ovviava agli scempi ottocenteschi col ripristino degli orizzontamenti, anche il primo piano rivelò la presenza di altre importanti reliquie pittoriche. Poco distante s'è poi trovato posto però alla stessa decorazione che In gioventù Giovanni Boldini aveva Ideato ricoprendo per intero le pareti di un ambiente della villa «La Falconiere., dove ancor qualche anno fa sembrava dovesse andar persa. A conclusione dei minuziosi interventi di restauro, il consolidamento strutturale ha ridato assoluta stabilità ai pilastri della facciata principale. Si è quindi potuto procedere alla liberazione dei «tamponamenti», cosi da restituirci un'opera autentica e viva, colta sul filo di un divenire che il più fedele restauro filologico ha finito col valorizzare nella maniera più piena. L'appassionata difesa di una testimonianza del passato non ha naturalmente impedito agli esponenti della Cassa di Risparmio di Pistoia e Peseta—il presidente Angelo Bianchi, il direttore generale Bartolini, il segretario generale Gianfranco Mandorli — di apprezzare anche i canoni estetico-funzionali del nostro tempo. Di qui l'acquisizione di alcune opere d'arte moderna, come la stupenda Pomona scolpita da Marino Marini nel 1945, destinata ad una delle sale del Palazzo dei Vescovi, mentre l'altra scultura intitolata Condizione umana, di Agenore Fabbri, è stata collocata all'ingresso del nuovo centro servizi di S. Agostino. an. dra. •••••• •*,£/•••<:*:"•. "V'*-*si; Siena. Piazza del Campo e Palazzo Pubblico

Luoghi citati: Firenze, Pistoia, Siena