Reagan: dal Cairo a Khartoum una barriera contro la Libia di Ennio Caretto

Reagan: dal Cairo a Khartoum una barriera contro la Libia Gli Usa rilanciano in Medio Oriente la «dottrina Eisenhower» Reagan: dal Cairo a Khartoum una barriera contro la Libia La Casa Bianca darà armi a Nimeiry e organizzerà manovre militari comuni - Esclude però rinvio di «consiglieri» stabili - L'apertura ad Ari; ìt - Il problema degli Awacs DAL NOSTRO CORRISPONDENTE NEW YORK — Gli Stati Uniti si sono impegnati a difendere gli attuali regimi del Sudan e dell'Egitto in caso di attacco della Libia o di rivoluzione interna. Lo ha dichiarato il leader sudanese Nimeiry in un'intervista ai giornalisti americani al Cairo. La Casa Bianca ha rifiutato di confermare o di smentire le dichiarazioni del leader sudanese, ma ha asserito che «è nel Sudan e in Egitto che bisogna tirare una riga nei confronti Gheddafi». Essa ha sottolineato che una delegazione militare Usa è attualmente a Khartoum, e che le truppe di Nimeiry parteciperanno il mese prossimo alle manovre indette .dalle Piramidi al Golfo Persico'. Il portavoce Gergen ha voluto fare alcune distinzioni. Da un lato, ha definito l'interpretazione data da Nimeiry ai suoi colloqui con Haig «un po' spinta». Dall'altro, ha annunciato che gli Stati Uniti forniranno al Sudan nelle prossime settimane «nuore armi... che saranno accompagnate da personale tecnico e militare... il cui soggiorno sarà relativamente breve». Gergen si è affrettato a mettere in rilievo che questo personale «non può essere paragonato ai consiglieri permanenti» che la superpotenza ha in altri Paesi. Egli ha ricordato che il presidente Reagan, di ritorno da Camp David lunedi sera, ha garantito che -nel Sudan non verranno mandate truppe americane». -Il discorso — ha concluso il portavoce — si limita all'assistenza militare ed economica, alla necessaria preparazione alla difesa, ad esempio tramite le manovre». Secondo il Washington Post, queste manovre daranno alla Libia e all'Urss la misura della presenza americana in Medio Oriente. Il quotidiano ha rivelato che vi prenderà parte anche la cosiddetta forza di pronto intervento, ossia la 82* divisióne aerotrasportata. I para Usa, provenienti dagli Stati Uniti, atterreranno nel deserto, mentre i mezzi anfibi della VI flotta sbarcheranno sulle coste. Secondo il New York Times, le manovre segnaleranno l'inizio della nuova strategia del governo Reagan, che sarà da una parte di negoziare per la stabilità della regione, e dall'altra di riattivare la «dottrina Eisenhower». Nel '57, sulla scia dell'invasione sovietica dell'Ungheria e della battaglia del Canale di Suez, Eisenhower decretò che gli Stati Uniti avrebbero aiutato qualsiasi nazione mediorientale che si rivolgesse loro •contro l'aggressione armata o nascosta... ispirata dal comunismo internazionale». La «dottrina Eisenhower» era intesa a contenere non solo l'Urss ma anche l'Egitto di Nasser, a cui oggi si sostituirebbe la Libia. Riprendendola anche solo parzialmente, il governo Reagan spera di prevenire altri sussulti. Sulle intenzioni americane, il capo di gabinetto della Casa Bianca, Meese, si è cosi espresso domenica scorsa: 'Siamo pronti ad appoggiare l'Arabia Saudita o qualsiasi altra nazione venisse minacciata». Il monito di un possibile ricorso alla forza si accompa- gna comunque a iniziative diplomatiche di pace. L'attenzione della superpotenza sembra adesso concentrata sull'Olp. Ieri, il presidente Reagan ha ricevuto alla Casa Bianca il predecessore Carter proprio per discuterne. Due giorni fa. Carter si è pubblicamente pronunciato per un dialogo diretto tra gli Stati Uniti e l'Organizzazione per la liberazione della Palestina. Ritornando da Camp David. Reagan ha sostenuto di non aver nulla contro i palestinesi, ma di dover condizionare il dialogo al loro preventivo riconoscimento del diritto di Israele all'esistenza, e alla loro preventiva denuncia del terrorismo. «Le nostre posizioni — ha commentato Carter — non sono distanti». L'Olp stesso ha seguito l'incontro Reagan-Carter con ansietà. A Tokyo, Arafat ha detto di considerare «molto buona» la proposta di Carter e Ford. A New York, l'osservatore palestinese all'Orni Terzi ha indicato che la situazione «potrebbe essere suscettibile di sviluppi». Questa opera distensiva degli Stati Uniti non potrà essere coronata da sollecito successo sia per le difficoltà fisio¬ logiche delle varie questioni, sia perché il governo Reagan non ha il completo appoggio del Congresso. La dicotomia tra il potere esecutivo e quello legislativo americano, storicamente sempre esistita, si è accentuata dopo la proposta del primo di fornire all'Arabia Saudita gli awacs o radars volanti. Sono contrari soprattutto i democratici: e in uno sforzo per ottenerne l'assenso Carter stesso ha mandato loro una lettera, In margine alle discussioni in corso a Washington, vanno registrati i dubbi manifestati con crescente insistenza dai •mass media» americani sul comportamento della guardia del corpo di Sadat al momento dell'assassinio. La televisione Nbc ha asserito che alcuni responsabili dei servizi di sicurezza egiziani sono sotto inchiesta, perché si sospetta che qualcuno abbia fatto allontanare gli agenti per consentire l'attentato. Il «iVew York Times» ha raccolto l'opinione di numerosi esperti americani: essa è che «inspiegabilmente» la guardia del corpo ha mancato al suo dovere. Ennio Caretto