Il piano rimprovera l'orchestra

Il piano rimprovera l'orchestra Il piano rimprovera l'orchestra TORINO — Un dogma che non cede, pur fra tanti sommovimenti e sconquassi della nuova musica, è quello del concerto per solista e orchestra. Non resta traccia della vecchia forma in tre tempi su fondamento sonatistico, ma il principio della contrapposizione o congiunzione di uno strumento solista all'orchestra continua a mantenere il suo fascino. Due Concerti ha presentato il gruppo Antidogma l'altra sera: uno per pianoforte, nuovissimo, di Enrico Correggia, e uno quasi nuovo, per violino, di Paolo Renosto. Entrambi in un solo movimento. In quello di Correggia ci sono belle melodie per tutti gli strumenti meno che per il pianoforte. Comincia il violoncello con una lunga frase romantica. Poi i corni fanno sentite echi wagneriani. Poi sono i violini a intessere cantilene struggenti tra Mahler e Berg. Il pianoforte viene limitato ad un'azione di disturbo, con brevi figurazioni che reiterate con intensità sempre maggiore finiscono ogni volta per mettere a tacere quei romanticoni degli strumenti d'orchestra. Solo nella seconda metà del pezzo si stabilisce l'integrazione tra i due elementi in un plenum di effetti timbrici e dinamici, che all'ultimo d'improvviso si spegne. Il Concerto per violino di Renosto accorda al virtuosi¬ smo dello strumento solista ampia soddisfazione, sospingendolo volentieri ad altezze quasi ultrasoniche. Solisti, applauditissimi. il pianista Carlo Levi Min zi e il violinista Georg Monch. L'orchestra Antidogma, numerosa e compatta, in mano a Luca Pfaff, un giovanottone biondo in camicia nera, che la dirige con gesto appariscente e imperioso. Nella seconda parte del programma il pianoforte è ritornato di scena, con Levi Minzi, per un'esecuzione animosa, e un po' esteriorizzata, del poetico Concerto in sol maggiore di Beethoven. Applausi vivissimi agli esecutori e ai due autori. m. in.

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