Tutti lo credevano morto lui invece ero in ufficio di Ezio Mascarino

Tutti lo credevano morto lui invece ero in ufficio Drammatico equivoco legato alla sparatoria nel Cuneese Tutti lo credevano morto lui invece ero in ufficio Antonino Chisci, impiegato alla Regione, è il titolare del passaporto che l'ucciso portava con sé - Ma alcuni punti non sono chiari Lo credevano morto, ucciso nel conflitto a fuoco con i carabinieri ad un posto di blocco alla periferia di Roccavione. I parenti di Antonino Chisci hanno vissuto, ieri mattina, attimi incredibili. Tutti gli elementi erano contro di lui, perché il giovane morto aveva un passaporto: il suo. Resta da spiegare come e perché. Antonino Chisci è incerto: «Lo avrò perso, forse mi è stato rubato». Per questo gli inquirenti l'hanno trattenuto parecchie ore In questura. I fatti. Alle 7,30 la drammatica sparatoria. La notizia giunge a Torino verso le 10. Nella prima segnalazione si fa il nome di Antonino Chisci, nato a Molfetta nel maggio del '49, abitante a Torino, in via La Thuile 20: cosi almeno si legge dal passaporto, regolarmente rilasciato dalla nostra questura tre anni fa. Si controllano i precedenti penali del Chisci: risulta incensurato. 'Strano —si commenta in questura — visto che aveva una pistola e della droga. E l'auto su cui viaggiava, una 500, era stata rubata tre giorni fa». Un controllo all'anagrafe: il Chisci, sposato, è padre di un bambino di tre anni e da poco abita in via Piossasco 10. Sono le 12 quando alcuni agenti della Mobile vanno a quell'indirizzo per avvisare la famiglia e perquisire la casa. Nell'alloggio, al terzo piano, c'è la moglie Lucia, 30 anni. «Ci segua in questura, per favore, per un controllo. Nulla di gra- ve, una formalità». Nessuno ha il coraggio di dirle la verità: è incinta. Alle 12,30 è negli uffici della Mobile. I funzionari partono da lontano. Chiedono notizie del marito: -Antonino lavora alla Regione, nell'ufficio poste. Ma non capisco: cosa ha fatto? Cosa gli è successo?». Ancora una domanda: -Avete uno 500?». Lei, pronta: -No. Mio marito per andare al lavoro esce alle 8,15, e prende il tram». Gli orari non concordano: alle 7,30 c'è stata la sparatoria e lei, la moglie del «morto», dice che il marito è uscito di casa alle 8,15. Mente? Un'ultima domanda: «Suo marito ha il passaporto?». I funzionari già lo sanno, è stato fatto un controllo negli archivi della que¬ stura. La risposta: «51, Io abbiamo fatto insieme nel '79. Ma mi pare l'abbia perso. Non ricordo bene. Ma so che non ha mai fatto la denuncia del furto o della scomparsa». I primi dubbi: il documento trovato accanto al giovane ucciso nel conflitto è falso? Oppure davvero è stato rubato? E quindi Antonino Chisci è estraneo a quell'episodio ed è vivo? Gli agenti vanno alla Regione, si scopre che l'impiegato è a mensa. E' stato visto regolarmente tutta la mattina, al lavoro. Alle 13,20 l'abbraccio, in piazzetta della Visitazione, proprio dietro al tribunale, tra moglie e marito: Antonino Chisci è vivo, non è lui l'ucciso di Roccavione. Ezio Mascarino S ll id Antonino Chisci con la moglie: «Sono estraneo alla vicenda»

Persone citate: Antonino Chisci, Chisci

Luoghi citati: Molfetta, Roccavione, Torino