Sconosciuto forza un posto di blocco e scappa spara ai carabinieri, falciato da una raffica

Sconosciuto forza un posto di blocco e scappa spara ai carabinieri, falciato da una raffica Misterioso episodio alle 7,30 a Robilante nel Cuneese: il morto era un terrorista? Sconosciuto forza un posto di blocco e scappa spara ai carabinieri, falciato da una raffica L'ucciso, in «500», non si è fermato all'alt - Inseguito per due chilometri e raggiunto - Un milite salvato dalle manette che fermano il proiettile - Il fuggiasco usava un passaporto con numerosi visti di Medio Oriente e Sud America e generalità di un torinese impiegato alla Regione - Inquietanti interrogativi - Sull'utilitaria (rubata) dieci grammi d'hashish - Arrestato il conducente di una Peugeot Si hi Old Il nostro inviato ci telefona da Cuneo: Forza un posto di blocco dei carabinieri, cerca di investirne uno, prosegue la corsa inseguito dai militi su un'Alfetta. gli spara contro, infine viene falciato da una raffica di mitra. Il morto è un giovane che addosso aveva un passaporto rubato e una decina di grammi di hashish. Fino a tarda sera la sua identità è rimasta sconosciuta. Un trafficante di droga, un pregiudicato o un terrorista? 'Non scartiamo nessuna ipotesi», dicono gli inquirenti che hanno informato il generale Dalla Chiesa e i servizi dell'antiterrorismo. Tutto s'è svolto ieri mattina nel Cuneese, tra gli abitati di Roccavione e Robilante, a pochi chilometri da Borgo San Dalmazzo. Alle prime luci dell'alba, otto carabinieri con due auto si piazzano su una strada vicina alla statale del Colle di Tenda per uno dei tanti posti di blocco previsti in questo periodo. Il traffico nella zona non è intenso, pungente il freddo di una giornata autunnale appena sfiorata da un po' di foschia. Alle 7.20 sopraggiungono due auto, una 500 beige seguita da una Peugeot diesel bianca. A bordo dell'una e dell'altra il solo autista. Un carabiniere intima l'alt ai due conducenti. Quello della «500. finge di fermarsi poi accelera, tenta di investire un milite e prosegue. La Peugeot invece si ferma. Immediato l'inseguimento all'utilitaria. Al volante della «gazzella» si mette il carabiniere Nicola Barbarella, al suo fianco l'appuntato Paolino Brundu. Fischiano le gomme sull'asfalto, l'esperto Barbarella raggiunge la «500» dopo un paio di chilometri. La strada è stretta e l'Alfetta non riesce ad affiancare l'utilitaria che tuttavia non accenna a fermarsi. Ancora qualche centinaio di metri e la «gazzella» sta per superare il fuggitivo. I protagonisti raccontano cosi gli sviluppi: 'Appena ci siamo affiancati alla "500" l'uomo alla guida ha puntato una pistola e ha sparato alcuni colpi che hanno raggiunto la nostra auto. Noi ci siamo fermati, abbiamo sentito un'altra detonazione e poi abbiamo fatto fuoco col mitra». La raffica di proiettili raggiunge lo sconosciuto in varie parti del corpo, due. quelli mortali, alla nuca. La «500» finisce la sua corsa contro un muro vicino al cementificio •Presa» di Robilante. I due militi escono indenni. Paolino Brundu si salva per pura fatalità. Un proiettile gli fora la giacca della divisa e si blocca contro le manette che porta sul fianco destro. Esce dalla •gazzella» e suda freddo, è vivo per miracolo. Via radio chiedono aiuti ai colleghi. Da Cuneo arrivano il col. Panizzi, comandante del gruppo carabinieri, col capitano Boccia Anniballi, il pretore di Borgo San Dalmazzo dott. Silvano Streri, il questore dott. Fiorello con i funzionari della Mobile. Giunge anche un carro funebre con una bara che porta il cadavere dello sconosciuto all'obitorio. Addosso gli si trova un passaporto. E' intestato ad Antonino Chisci, nato a Molfetta, 32 anni, residenza a Torino via La Thuile 20, impiegato alla Regione. Si pensa subito che queste siano le generalità del morto. Viene informata la questura di Torino per accertamenti. Funzionari si recano nella nuova abitazione del Chisci, in via Piossasco 10. Vi trovano la moglie Lucia Di Meo e il figlio Adriano di tre anni. La donna giura che il marito è uscito per recarsi al lavoro, in Regione. E' vero. Il Chisci alle 13 è in mensa per il pranzo insieme con i colleghi. Spiega: «Ho fatto il passaporto nel '79, l'avevo in casa ma non so dove sia finito. O me l'hanno rubato o l'ho smarrito durante il trasloco. Io comunque non sono mai andato all'estero». Sul passaporto intestato al Chisci sono stampigliati parecchi visti d'entrata in Paesi dell'Estremo Oriente e del Sud America. Ma se il dipendente della Regione dice di non sapere nulla del documento, perché non ne ha de¬ nunciato la scomparsa? Per precauzione l'uomo è trattenuto in questura, a disposizione e rilasciato in serata. Arrivata a Cuneo, la notizia infittisce il mistero. E' sequestrata l'arma della sparatoria, è una «Glisenti» rivoltella a tamburo cai. 12. Sei i bossoli, quattro risultano sparati. Si scopre anche che la «500» è rubata, appartiene a Pierangelo Vidò, di Moncalieri. Viene arrestato anche il conducente della «Peugeot» che al posto di blocco s'era fermato tranquillamente. Addosso aveva una rivoltella, una «Lerer» cai. 8 con sei colpi nel tamburo. Si chiama Osvaldo Raspino, 44 anni, residenza a Manta (Cuneo), via Garibaldi. E' una vecchia conoscenza dei carabinieri: ha precedenti per furto e ricettazione. Gli inquirenti ritengono che conosca bene l'uomo della «500». I due viaggiavano insieme, ma non si sa dove fossero diretti a quell'ora e in quella zona poco popolata. Addosso il Raspino aveva oltre alla pistola, un mazzo di chiavi, un'agenda con parecchi nomi ed un elenco dei viaggi effettuati negli ultimi tempi con le relative spese di carburante. Frequenti i suoi spostamenti, con una media di 400 chilometri al giorno. Proprio da questa lista di viaggi nascono sospetti inquietanti. Dove andava, a chi era collegato, perché girava armato? Lui continua a negare di conoscere l'autista della «500», ammazzato nella sparatoria, gli inquirenti sono di diverso parere. I carabinieri per venire a capo del mistero hanno fermato altre persone ma non sono riusciti a dare un nome al morto. Che sia un trafficante di droga, come farebbe supporre la bustina di hashish trovata nelle sue tasche, è possibile. Ma il giallo sull'identità e sull'intera vicenda potrebbe nascondere risvolti politico-terroristici. Guido J. Paglia