Tutta Parigi già ribolle di teatro ma aspetta la Carmen di Brook

Tutta Parigi già ribolle di teatro ma aspetta la Carmen di Brook In scena novità di Anouilh, Roussin, i classici e Pirandello Tutta Parigi già ribolle di teatro ma aspetta la Carmen di Brook PARIGI — Sensazione di lieve ebbrezza, da sgomento e indecisione, per chi mette piede a Parigi a caccia di teatro e, nel breve soggiorno di cui può disporre, non sa quali spettacoli scegliere, vorrebbe veder tutto, in un sovrassalto di ingordigia, e di tutti riferire. Sette teatri nazionali e municipali, come li chiamano qui, e cinquanta sale private sono già in piena attività: e siamo soltanto ai primi di ottobre. Al Théatre de la Ville, ad esempio, è già tornato in scena il monumentale Peer Gynt di Ibsen, regia di Patrice Chéreau, due lunghe serate di viaggio nel visionario, nel magico, con un vibrante Gerard Desarthe. All'Odeon, cioè la seconda sala della Comédie-FranQaise, Jean Gillibert ha ripreso la Medea di Euripide in chiave femminista che aveva acceso entusiasmi e provocato dissensi a luglio, al festival d'Avignone. Ma su questo versante, delle grandi messinscena con registi che fanno discutere, l'appuntamento è differito ai primi di novembre, quando Peter Brook proporrà alle Bouf f es du Nord una sua Tragèdie de Carmen, «versione Ìntima di e da Bizet> e, quasi contemporaneamente, Antenne Vitez aprirà la stagione del Théatre National de Chaillot con un attesissimo Faust. Il teatro privato non ha, invece, aspettato troppo per offrire ad un pubblico, sempre curioso e fervido, la gamma delle sue proposte. Due autori francesi, che qualche spettatore italiano potrebbe credere passati a miglior vita (perché da noi sono indissolubilmente legati ai ricordi degli Anni Cinquanta), e sono invece due arzilli settantenni, voglio dire Jean Anouilh e André Roussin, hanno sfornato due nuove commedie e, naturalmente, non hanno tardato a collocarle. Le nombril (L'ombelico) s'intitola quella di Anouilh che ne è anche coregista: storia quasi autobiografica di un Ironico commediografo d'oggi, è in scena all'Atelier, lui è Bernard Blier, Io coadiuva Francoise Brion. La vie est trop courte è, invece, il titolo di quella di Roussin, dedicata ad una donna di quarant'an ni, bella, ancora giovane dentro, trascurata da figli e mari to: la interpreta Denise Grey, che ha al suo fianco quel sornione di Dominique Paturel Tra i copioni d'autore francese ce n'è anche uno nuovo di Copi, è La tour de la défen se, una stravagante satira della nostra vita ultramerica ruzzata, vi si scatenano, al Fontaine, due attori turbolenti come Bernadette Laffont e Pierre Clementi. La ri presa di un celebre «western da camera», sempre francese, è quella di Du vent dans le branches de sassafras, che l'indomito sessantottenne Jean Marais ha riallestito a quindici anni di distanza dalla «prima», recitando nel ruolo che fu allora di Michel Simon. Tra i maestri stranieri del Novecento, Pirandello e Garda Lorca sono rappresentati da due interessanti messinscena: al Lucernaire, Chiudine Ogier è Yerna guidata dal regista argentino Herrera, e il confronto d'obbligo è con la sconvolgente messinscena di Victor Garcia, che sono in molti qui a non aver dimenticato; mentre al Théatre du Marais Jacques Mauclair è già da alcuni giorni impegnato con l'Enrico /V: accostamento piuttosto singolare, perché Mauclair è lo specialista di Ionesco, è Fattore-regista che nel '56 portò al trionfo Le sedie, contribuendo al lancio del commediografo dell'assurdo. Ci sono poi gli stranieri d'oggi, i commediografi giovani o quasi. Sempre al Lucernaire (questo teatro ha due sale, e offre ogni giorno quattro spettacoli diversi) quel grande interprete, tra nevrosi eccitata e malinconia sfibrante, che è il francoslavo Laurent Terzieff si cimenta con Gli amici di Arnold Wesker, una commedia di dodici anni fa, storia del fallimento di un gruppo di giovani lavoratori che sognano, invano, un mondo a loro misura. Al Théatre de l'Oeuvre (proprio quello fondato a fine Ottocento da Lugné-Poe e rimasto intatto, con le dediche della Duse alle pareti) Georges Wilson, che verrà poi a Roma a guidare la Massari e Moschin in una commedia sulla Bernhardt, ha già montato Pa dell'irlandese Hugh Léonard, sui rapporti dolceamari tra un padre e un figlio nell'Irlanda d'oggi. Mentre al Théfttre de Paris danno quella che è giudicata, unanimemente, la commedia più coraggiosa e violenta della stagione, Bent di Martin Sherman, con Bruno Cremer, sulla atroce esistenza dei «triangoli rosa», cioè degli omosessuali, nei campi nazisti. Ecco, questo è pressappoco il panorama, quale si presenta allo spettatore venuto da fuori, e avrete capito perché si senta frastornato. Senza dire che ci sono poi, in parallelo, un palo di festival, e di uno, almeno, vorremmo riferirvi con una certa ampiezza, quello d'Autunno, che, per il teatro, è dedicato interamente a Beckett, dieci spettacoli sgranati in un mese e mezzo. Guido Davico Bonino

Luoghi citati: Avignone, Irlanda, Parigi, Roma