Lotta di classe nell'era atomica

Lotta di classe nell'era atomica DUE APPUNTAMENTI CON LA MUSICA: «ATOMTOD» DI MANZONI A TREVISO E BERIO A VENEZIA Lotta di classe nell'era atomica TREVISO — A sedici anni dalla prima milanese, il Teatro Comunale di Treviso, che ha preso la lodevole abitudine di inaugurare le sue stagioni con un'opera contemporanea, ha riproposto Atomtod, la «morte atomica», di Giacomo Manzoni, su testo di Emilio Jona. Tagliata in due parti per soli, coro, orchestra e nastro magnetico, l'opera è una sorta di oratorio laico, impostato su scene emblematiche in cui si denuncia, con brechtiana indignazione morale, lo sfruttamento dei reietti e la loro eterna esclusione dagli agi della vita dei ricchi. Se non che, nell'epoca della bomba «H» (o «N», se si preferisce), il conflitto di classe si gioca in termini di vita e di morte, e solo chi possiede un comodo rifugio antiatomico, identificato in quest'opera nel ricettacolo di ogni corruzione morale, può sperare nella sopravvivenza, mentre fuori il popolo degli esclusi consuma la propria agonia. Argomento, come si vede, di scottante attualità, svolto dal testo con una serie di istantanee su personaggi e situazioni ad esplicito significato simbolico cui la musica di Manzoni aderisce in una stretta simbiosi di intenti rappresentativi e con una calcolata alternanza di passi solistici e corali, di estesi interventi dell'orchestra e di altri in cui questa lascia spazio al trasformismo illusionistico del nastro magnetico, utilizzato essenzialmente per imitare lo strepito della guerra. Il linguaggio adottato da Manzoni è praticamente quello che dal ceppo espressionistico si è sviluppato nelle forme della cosiddetta avanguardia postweberniana: un linguaggio che negli Anni 60 poteva imporsi di per sé ed incarnare spontaneamente per la sua stessa flagranza eversiva, indipendentemente dalla qualità dello stile, il fuoco della sincera protesta consegnata da Manzoni alla sua partitura. Oggi le cose sono cambiate, e se la consuetudine con certi elementi linguistici può averne smussato la forza di rottura, d'altra parte, proprio per questo, gli autentici valori di stile possono enuclearsi con maggiore chiarezza. Le pagine più vitali di Atomtod, o parte lo sferzante concertato con coro parlato nella scena II del primo tempo, sembrano coagularsi oggi attorno agli sparsi momenti lirici del testo, in particolare le due «arie» della Donna 1 che cantano le bellezze della natura e che discendono evidentemente dal gran ceppo di Lulu. Nel generale contesto di una partitura dominata dall'urlo sacrosanto dell'indignazione morale queste pagine. come anche l'aria elegante della sgualdrina Slam, offrono momenti di opportuna decantazione d'un contenutismo talvolta troppo immediato. L'esecuzione apprestata dal Teatro Comunale di Treviso e diretta da Mario Gusella alla testa dell'Orchestra Filarmonica Veneta e del Coro dell'Autunno Musicale Trevigiano istruito da Angelo Soliman ha sbalzato efficacemente i profili dell'opera nella sua altimetria stilistica ed espressiva; e anche i solisti, da Ugo Benelli a Gastone Sarti, da Rita Susovski a Gladys Bohbot, Mario Basiola, Giancarlo Luccardi, Keiko Kashima e Giorgio Tadeo, hanno risolto con bravura le loro parti. Note meno liete, invece, per la regìa dì Flavio Ambrosini che, basandosi sulle scene di Pino Spagnulo e i costumi di Monica Roccon e dello stesso Spagnulo, ha semplificato un po' troppo quei movimenti di ambienti e personaggi che il libretto prescrive puntualmente. Paolo Gallarati

Luoghi citati: Treviso, Venezia