Un'altra Madame de Sévigné di Angela Bianchini

Un'altra Madame de Sévigné MORTA LA SCRITTRICE CLOTILDE MARGHIERI Un'altra Madame de Sévigné Trentanni di affettuosa amicizia con Berenson nel suo epistolario ROMA — E morta, dopo una lunga malattia, la scrittrice Clotilde Marghieri. premio Viareggio, autrice di un «best seller» di quest'anno, e per lungo tempo amica e corrispondente di Bernard Berenson. -Le lettere che il nonno mi scriveva in collegio mi esaltavano a tal punto che. non sapendo come goderle pienamente, come farle mie, i punti più belli e toccanti li ritagliavo in striscette minuscole e dopo averli letti e riletti (li so ancora a memoria), li mangiavo... era anche un modo di liberarmi di una tenerezza troppo struggente che minacciava di soffocare i miei nuovi istinti e le mie curiosità». Questo il singolare inizio del «Segno sul braccio», scritto da Clotilde Marghieri nel 1970 (Vallecchi). Seguiva i due felicissimi volumi di «Vita in villa» (1960) e le «Educande di Poggio Gherardo» (1968). poi successivamente ristampatie precedeva «Amati enigmi» (Vallecchi. 1974). che ottenne in quello stesso anno il Premio Viareggio. Quattro tappe di un cammino imboccato, in apparenza, abbastanza tardiin realtà sognato e bramato fin dall'infanzia. Era Clotildeinfatti, la bambina napoletana che tra le ombre severe decollegio fiorentino, fissato per noi dalle fotografie degli Alinari, stabiliva, fin dai primanni del secolo, il suo rapporto personale con la parola scritta, anzi, con la missiva. Clotilde Marghieri si è spenta a Roma ieri. Nel suo salotto, dove, in un momento magico del lungo tramonto, isole, attraverso le persiane ravviva di effimero oro i bei mobili e le biblioteche, e i tanti ritratti dei vivi e dei morti, Clotilde, già ancorata a una malattia che fini per definire la sua ultima ricchezza, mise a punto un «best seller» di quest'anno: «Lo specchio doppio. Carteggio 1927-1955 di Clotilde Marghieri e Bernard Berenson» (Rusconi, pp. 540, Ut. 20.000). Il carteggio con il famoso critico dell'arte, trent'anni di ininterrotta dimestichezza amorosa e intellettuale, saldano, in un giro di boa. il lucido sguardo della scrittrice matura alla voracità letteraria della piccola collegiale. Ma il percorso di Clotilde Marghieri. il suo «lento cammino alle lettere», come essa soleva chiamarlo con ironia (ed è il titolo di una bella conferenza tenuta a Napoli nel 1964. e ristampata da Ricciardi), ha meandri e risvolti insospettati, ignoti al nostro panorama letterario: sono gli elzeviri misurati e perfetti, di timbro classico, che videro la luce nel «Mondo» di Pannunzio e confluirono poi in «Vita in villa», elegia dedicata alla bellezza vesuviana. Sono le immagini definitive e graffiami di personaggi che per molti anni rimasero sconosciuti in Italia, Edith Wharton. Natalie Clifford Barney. Nicky Mariano, i Rusell e tanti altri. Sono gli «Amati enigmi», meditazioni sulla vita, sulla morte e sull'amore, tenuti sul filo di «una strenua ricerca di verità», come ebbe a dire Margherita Guidacci. Affascinante di una bellezza che Emilio Cecchi. una volta, ritrovò in un ritratto di gentildonna cinquecentesca, i passionale e. al tempo stesso, controllata come una Madame de Sévigné nello scrivere e nel parlare, Clotilde Marghieri. con il suo senso angoscioso della vita e della morte, appena temperato dalla ragionevolezza anglofiorentina, ci ha lasciato i suoi libri, ora prossimi a ristamparsi, tanti elzeviri, ancora da raccogliere, e un esempio di «De Senectute» e «De Amicitia», del tutto alieno alla nostra epoca sguaiata e volgare. Echeggiano in noi le parole dell'ultima sua lettera a Berenson: -Nel paesaggio della mia vita... tra questi templi, lo sai, tu sei e resterai il mio Partenone». Ma non sapeva che per molti di noi. il Partenone rimane lei, Clotilde Marghieri. Angela Bianchini

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