Reagan cerca consensi per gli cerei ai sauditi di Ennio Caretto

Reagan cerca consensi per gli cerei ai sauditi Il presidente deciso ad accelerare i tempi Reagan cerca consensi per gli cerei ai sauditi Per vincere la resistenza del Congresso, alimentata dalla «lobby» ebraica, chiede il sostegno di ex ministri ed esperti dei precedenti governi - Persino Carter gli promette appoggio DAL NOSTRO CORRISPONDENTE NEW YORK — Il presidente Reagan ha impegnato tutto il suo prestigio personale nella contesa sulla fornitura degli «Awacs» o radars volanti all'Arabia Saudita. Di fronte all'opposizione del Congresso, spinto dal premier israeliano Begin attraverso la «lobby ebraica», egli ha mobilitato i più illustri eponenti dei passati governi, repubblicani e democratici, da quelli dell'amministrazione Eisenhowrar ai più recenti, della presidenza Carter. Ha inoltre ribadito, per bocca del ministro della Difesa Weinberger, che non permetterà golpe contro il regime saudita, né invasioni del Paese. Reagan ha convocato ieri alla Casa Bianca i più influenti nomi della storia politica, diplomatica e militare d'America. Erano a colazione con lui non solo Kissinger e Brzezinski, i due maestri degli affari internazionali, ma anche i ministri della Difesa (con i loro settosegretari) di Carter, Brown, di Nixon, Laird, e di Kennedy, McNamara; i consiglieri di Johnson, Bundy e Rostow, e quello di Eisenhower, Gray; gli ex capi di stato maggiore, Lemnitzer, Moorer e Taylor, e numerosi altri. Obiettivo: dimostrare al Congresso che sulla fornitura degli «Awacs» all'Arabia Saudita esiste un profondo consenso bipartitico. Il presidente ha assunto l'iniziativa domenica, al ritorno da Camp David. Il giorno prima, Nixon si era pubblicamente pronunciato a suo favore, criticando Begin. «Reagan è il più, convinto difensore di Israele», aveva detto tra l'altro. «Begin dovrebbe capire che la fornitura degli "Awacs" all'Arabia Saudita è nell'interesse di tutto il mondo libero». Rientrando alla Casa Bianca, Reagan ha dichiarato: «Non sono ancoro sceso in campo. Lo farò adesso. Non intendo perdere questa battaglia. Farò toccare con mano al Congresso che qualsiasi governo avrebbe, preso la mia stessa decisione». Domenica, Weinberger ha altresì ribadito che gli Stati Uniti «non consentiranno che l'Arabia Saudita faccia la fine dell'Iran». «Siamo pronti a intervenire», ha detto, «qualora si delineasse il pericolo di una rivoluzione... Non permetteremo che salga al potere in Arabia Saudita un governo ostile all'Occidente». Il ministro della Difesa ha aggiunto che Riad ha accettato una pre senza americana sugli «Awacs». «I radars volanti sarebbero suoi, ma l'equipaggio sarebbe misto, e noi verremmo informati di tutti i dati». Questa la storia contrastata dei rapporti tra gli Stati Uniti e l'Arabia Saudita da quando, nell'autunno del '78. Washington decise di considerare Riad come un potenziale alleato militare nel Medio Oriente. Autunno 1978 — Allarmato dal «golpe» comunista dell'aprile precedente in Afghanistan e dai prodromi della rivoluzione in Iran, il governo Carter decide di riarmare l'Arabia Saudita. Lo scontro al Congresso si accentra sulla fornitura di 62 caccia F 15. Con opportuni adattamenti, i caccia, i più sofisticati al mondo, possono essere trasformati anche in bombardieri. Il ministro della Difesa Brown garantisce che ciò non avverrà mai, e che la sicurezza di Israele pertanto non è minacciata. Dopo una dura battaglia, il senato approva per 54 Ennio Caretto (Continua a pagina 2 in quinta colonna)