Polemica tra Piccoli e Spadolini di Alberto Rapisarda

Polemica tra Piccoli e Spadolini Polemica tra Piccoli e Spadolini Il segretario democristiano: «Prima di svalutare bisognava consultare i partiti di maggioranza» - Pronta replica del presidente del Consiglio: «E il governo che ci sta a fare?» ROMA — A Piccoli la svalutazione della lira non è piaciuta, soprattutto perché ne è stato informato troppo tardi. Cosi, ieri, il segretario della de ha diffuso una nota di tono diplomatico, ma dal significato duro, per ammonire Spadolini a non riprovarci più. Spetta ai partiti «in definitiva» la responsabilità degli indirizzi generali della politica economica. Se ne ricordi il presidente del Consiglio, e per il futuro studi delle «procedure di consultazione» tali da «fornire la più ampia base di consenso possibile». Un preciso ammonimento al presidente repubblicano che fa prevedere nei prossimi giorni una navigazione non facile della legge finanziaria in Parlamento. Spadolini ha replicato immediatamente precisando, con una nota di Palazzo Chigi, che aveva informato tutti i segretari dei partiti di governo nella fase conclusiva del negoziato, «prima che si arrivasse alla decisione finale». Questo, «ferma restando la peculiare sfera delle compe¬ tenze e delle responsabilità istituzionali del governo», ha voluto sottolineare la presidenza del Consiglio respingendo cosi l'idea che il governo debba discutere con i segretari dei partiti alleati ogni suo atto. Commentava ironico ieri sera il capogruppo repubblicano alla Camera. Battaglia: «l'idea di riunire i segretari dei partiti per decidere le modifiche del tasso di cambio sarebbe un'innovazione rilevante che sarebbe certamente guardata con sorpresa dagli altri Paesi della Cee». A piazza del Gesù, ieri sera, non consideravano per nulla chiusa la polemica. «Se ne riparlerà più distesamente giovedì prossimo nella riunione con i ministri economici democristiani» preannunziavano. «La svalutazione a sorpresa ci ha creato non poco imbarazzo. Piccoli è andato oggi (ieri n.d.r.) a Bruxelles per parlare di economia con i dirigenti delle de europee senza sapere cosa dire sulla decisione del governo e sul perché è diversa da quella del Belgio, che non ha svalutato». Lo scontento democristiano potrebbe finire col rallentare la navigazione deila legge finanziaria in Parlamento e l'approvazione dei provvedimenti per contenere l'inflazione. Questo timore Spadolini deve averlo avuto prima ancora che scoppiasse la polemica con Piccoli, perché aveva dettato alla «Voce Repubblicana* di ieri un articolo dal titolo «Non c'è un minuto da perdere- col quale invitava ad approvare rapidamente il programma di governo: «Se verrà integralmente attuato senza attenuazioni demagogi¬ che e senza fughe nell'utopia, l'Italia riuscirà a resistere senza danni-. «La lotta all'inflazione diventa più che mai un obbiettivo primario per l'Italia- Una esortazione che l'opposizione comunista respinge. Diceva ieri il sen. Chiaromonte — coordinatore della politica economica del pei — che non regge più la linea della lotta all'inflazione contando anche sulla parità dei cambi. «Le decisioni monetarie dell'altro giorno e la svalutazione j della lira rendono obbligatorie scelte diverse». E' tutto da rifare, seconndo il pei. Gli altri partiti di governo sembravano ieri più cauti dei democristiani. Il segretario liberale Zanone ammetteva | che la svalutazione «risponde per l'Italia ad una necessità, seppure non immediata-. Il vicesegretario socialdemocratico Vizzini sosteneva che non è il caso di drammatizzare: il responsabile economico del psi. Porte, invitava a tenere sotto stretto controllo il cambio della lira. Alberto Rapisarda

Persone citate: Chiaromonte, Spadolini, Vizzini, Zanone

Luoghi citati: Belgio, Bruxelles, Italia, Roma