A Ottaviano, un paese che ha paura fallisce il dibattito sulla camorra
A Ottaviano, un paese che ha paura fallisce il dibattito sulla camorra e' il regno del boss Raffaele Cutolo che guida la malavita dal carcere A Ottaviano, un paese che ha paura fallisce il dibattito sulla camorra DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE OTTAVIANO — Un vento gelido spazza via in continuazione i teloni dei banchi alzati nel piazzale in cui gli uomini del pei hanno organizzato il Festival dell'Unità. I ragazzi scaricano le sedie, aggiustano i microfoni. Per le 17,30 è indetto un dibattito sulla proposta di legge avanzata dal partito «per istituire una commissione parlamentare d'inchiesta sull'ordine pubblico in Campania». Sono stati invitati gli onorevoli Ersilio Salvati (pei). Cirino Pomicino (de) e Antonio Carpino (psi) e il magistrato Luigi Scotti. Il primo che arriva è l'on. Pomicino, ma subito — per altri impegni e lo slittamento di questa manifestazione — se ne va. «Peccato», dicono alcuni. E si chiedono come il parlamentare avrebbe sostenuto la causa del consigliere democristiano Francesco Pirone, arrestato l'8 settembre scorso, nella casa di Raffaele Cutolo e indicato come legale della banda che fa capo al boss di Ottaviano. La casa di Cutolo è ad appena 300 metri di distanza, in cima ad una via stretta e poco illuminata. Tutt'intorno c'è un grande affaccendarsi di macchine, di persone dai modi spicci. A chiedere indicazioni, o notizie che facciano riferimento al «boss » e a sua sorella Rosetta. «eminenza grìgia della camorra organizzata» dal mese scorso latitante, la gente del paese risponde evasiva. Silenzio e imbarazzo, timore e smarrimento sono la risposta della collettività a questa nuova realtà, che si avverte attraverso la serie continua di taglieggiamenti, minacce, aggressioni, attentati. Si vive in una specie di stato di guerra. Il bollettino dei morti ammazzati è di undici persone cadute in tre anni Nel '78. fu ucciso un consigliere socialista, nell'80. un consigliere comunale comunista Nel marzo scorso, il pretore si salvò sparando a sua volta contro gli aggressori. A maggio il consigliere comunista La Pietra fu ferito. Lo stillicidio delle intimidazioni quotidiane non è meno pesante. Alla sezione del pei raccontano: «Qui non viene più nessuno. La gente che conoscevamo benissimo, per strada fa finta di non conoscerci. Ci guardiamo alle spalle. La sera non circola più nessuno. S'incontrano tante facce nuove e non sappiamo neppure se sono poliziotti o gente della camorra. Ciascuno diffida dell'altro: nel "blitz" dell'8 settembre, fra i dieci arrestati, ce n 'erano parecchi al di sopra di ogni sospetto. Dopo la manifestazione di protesta che facemmo il giorno successivo all'attentato a La Pietra. Cutolo dichiarò dal carcere, e la dichiarazione fu riportata dai giornali: "Se fate un'altra manifestazione, sparo contro la folla"». Il paese conta circa ventimila abitanti. Ha una giunta dc-psdi. Il Consiglio comunale non si riunisce dall'aprile scorso. Il potenziale economico è ridicolo, legato ai progetti di speculazione edilizia verso il Monte Tomba. Sono nate all'improvviso grosse fortune. «£' evidente guanto solido sia l'intreccio del potere camorrìstico col potere economico e politico. E' evidente che si è sviluppato un potere parallelo a quello dello Stato», dicono al pei. Il giudice Scotti aggiunge: «Quello che non fa lo Stato, lo fa la delinquenza organizzata che assiste i detenuti, le famiglie, paga gli avvocati, reinserisce quanti escono dal carcere, impiega le nuove energie allo sbando, e cosi si riallaccia alla tradizione —affascinante in questa sona — del solidarismo, inlervenendo su processi che conosciamo da sempre ma trasformandoli in modo l'iolento». «Alle spalle di tutto questo — continua il magistrato — ci sono gli infiniti problemi irrisolti del paese e della zona: i gioiiani in area di parcheggio, la disoccupazione, il dilagare del terziario, il parassitismo endemico. Ma la risposta dello Stato è lenta, farraginosa. Le azioni penali pendenti presso il tribunale di Napoli crescono sempre più, le sentenze contro ignoti sono migliaia, solo l'86 per cento degli imputati viene infine assolto o non arriva al giudizio finale: questo stato indica che qualcosa non funziona nell'andamento dell'organizzazione giudiziaria». Nella piazza ventosa passano le ore. Le sedie disposte sotto il palco sono una decina. La sfida che il pei sembra aver lanciato al paese, invitandolo a respingere le intimidazioni di una banda di malviventi, fa misurare — in questa triste aria autunnale — l'umiliazione che il «boss» di Ottaviano ha inflitto alla coscienza democratica del suo paese. Liliana Matteo
Persone citate: Antonio Carpino, Cirino Pomicino, Cutolo, Ersilio Salvati, Francesco Pirone, Liliana Matteo, Luigi Scotti, Raffaele Cutolo
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