Sul caso Calvi-psi sentiti 2 giornalisti dell'Espresso
Sul caso Calvi-psi sentiti 2 giornalisti dell'Espresso Chiesto confronto tra articolo e testo della deposizione Sul caso Calvi-psi sentiti 2 giornalisti dell'Espresso DALLA REDAZIONE MILANESE MILANO — Come i loro colleghi di Panorama anche Franco Giustolisi e Livio Zanetti, redattore e direttore del settimanale L'Espresso, si sono appellati al segreto professionale per non rispondere al magistrato che indaga su come siano loro giunti i verbali dell'interrogatorio in cui Roberto Calvi, nel carcere di Lodi, disse a tre sostituti della procura milanese che era stata aperta a favore del psi una linea di credito estera di 21 milioni di dollari. Sia Zanetti sia Giustolisi hanno in pratica ammesso il reato di cui sono accusati, pubblicazione arbitraria di atti coperti dal segreto istruttorio (prevede solo un'ammenda), quando hanno caldeggiato, attraverso il loro le gale, un confronto tra il testo dell'articolo e quello del verbale d'interrogatorio. Brevissima la permanenza dei giornalisti nell'ufficio del magistrato incaricato dell'inchiesta, Alfonso Marra. Zanetti all'uscita, dopo avere spiegato di avere invocato il segreto professionale, ha ag- giunto di non aver avuto al-1 cun contatto con gli ambienti giudiziari milanesi, il che potrebbe rafforzare il dubbio che il testo reso pubblico sia stato ottenuto presso la Corte di Cassazione dove era stato depositato nella prima metà di agosto su richiesta dei giudici della suprema corte che dovevano dirimere una questione di competenza tra le procure di Roma e Milano sulle inchieste aventi per oggetto la loggia P2. Il direttore de L'Espresso ha aggiunto: «Abbiamo tenuto a precisare al magistrato che nel pubblicare l'articolo ci siamo preoccupati di fornire un pubblico servizio. Abbiamo pensato che sarebbe stato interessante per il pubblico leggere un servizio il cui contenuto corrisponde all'interrogatorio di Calvi, come del resto il magistrato può constatare da un confronto. Se gli amministratori pubblici e i politici — ha aggiunto — facessero il loro dovere con lo stesso scrupolo, sarebbe meglio per tutti noi». Richiesto di un commento sulle precisazioni fatte da Roberto Calvi giovedì mattina, Zanetti ha messo in evidenza come non riguardino la deposizione, «ma la sua memoria successiva. In sostanza —ha proseguito — Calvi ha scoperto, confrontando con non so che cosa, che va soggetto a buchi di memoria. Non saprei valutare, e del resto non è mio compito, quanto il suo comportamento sia dovuto a smemoratezza o a reticenza*. C'era però nel servizio de L'Espresso un particolare che non poteva essere stato preso dai verbali. Al termine infatti Calvi avrebbe detto di avere ricevuto telefonate di ringraziamento da Rino Formica e Bettino Craxi, ma il legale del banchiere, prof. Giandomenico Pisapia, sarebbe intervenuto chiedendo che la risposta venisse «sfumata* in -ringraziamenti di persone importanti*. «Anche in questo caso —hanno spiegato i giornalisti — ci siamo rifatti al segreto professionale e — ha precisato il direttore — essendo la mia fiducia nel collega Giustolisi illimitata ritengo che anche quel particolare fosse esatto*. Per quanto riguarda il fatto se le fonti dei due settimanali siano state le stesse i giornalisti, ovviamente, non hanno potuto rispondere. Zanetti se l'è cavata in maniera spiccia quando un cronista gli ha chiesto il senso della contemporanea pubblicazione su due settimanali di un servizio su finanziamenti al psi. -Sono poco portato alla dietrologia—ha risposto il direttore de L'Espresso —, ancor più quando si tratta di giornalismo. Penso solo che due colleghi, ugualmente intraprendenti, sono riusciti ad accertare più o meno contemporaneamente le stesse cose e le hanno pubblicate. Anche i perché si trattava di un argo- ■mento nuplln della laaaia P2 mento, quello aeua loggia ire, sul quale già da tempo c'era una grande attenzione*.
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