Un'altra purga nel pc francese

Un'altra purga nel pc francese Un'altra purga nel pc francese DAL NOSTRO CORRISPONDENTE PARIGI — E' la più massiccia ondata di esclusioni che il pcf abbia registrato nel dopoguerra: con un breve trafiletto in pagina interna L'Humanitè ha annunciato ieri che i trenta animatori del gruppo «Rencontres communistes» guidato dall'ex capo della federazione parigina Henri Fiszbin si erano posti «da soli fuori del partito» per la loro attività «frazionistica». Cioè, in concreto, a causa delle reiterale critiche contro la linea della direzione del pcf impersonata da Marchais. Il «divorzio» tra Fiszbin e il partito rimontava in realtà alla rottura dell'unione della sinistra a fine '77 e alla sconfitta elettorale nelle legislative del '78. Fiszbin aveva rimproverato a Marchais l'abbandono della politica di alleanza con i socialisti ed era stato costretto a dimettersi a fine '79 dal Comitato Centrale. Ma non aveva voluto lasciare il partito neppure dopo averne svelato i «segreti» in un coraggioso libro autobiografico intitolato «Le bocche si aprono». Successivamente aveva riunito i suoi amici in un collettivo denominato Rencontres communistes che stampa un bollettino che sollecita un reale dibattito democratico all'interno del pcf, e che è inviato a migliaia di iscritti. Ma la sfida a Marchais si è risolta bruscamente con questa ipocrita misura di allentamento forzato, che Fiszbin ha definito ieri un «colpo di forza illegale». In effetti, l'esclusione avrebbe dovuto essere decisa dal Comitato Centrale, ma la direzione ha preferito anticipare i tempi, accogliendo una proposta della «cellula» cui apparteneva il capofila dei contestatori e facendola ratificare semplicemente dal segretariato del Comitato Centrale. Al di là della questione formale, la misura ha naturalmente un importante significato politico. E' un provvedimento esemplare contro un vecchio dirigente del partito e paradossalmente l'esclusione colpisce uno dei più tenaci sostenitori della politica di unione della sinistra proprio quando il pcf partecipa al governo socialista e ottiene per la prima volta l'assunzione di giornalisti comunisti alla tv. Fiszbin e i suoi trenta compagni ingrossano cosi il gruppo già folto degli «auto-esclusi» dalla direzione Marchais: lo storico Jean Elleinstein, lo scrittore Jean Kheyan, intellettuali e giornalisti comme Pierre Li, Catherine Clemcnt, Guy Bois e tanti altri. Con queste periodiche «purghe», la direzione del pcf dimostra perciò che le sue dichiarazioni sulla libertà di dibattito interno sono vuota propaganda. E il partito resta nel solco della sua storia contrassegnata da una lunga catena di esclusioni: da Tillon e Marthy a Lecoeur, Roy, Lefebvre. Casanova, fino a Roger Garaudy. Perché questa perdurante durezza interna? C'è chi sostiene che nel momento in cui il partito si è dovuto piegare ed accettare un'alleanza subordinata con i socialisti, la direzione del pcf intenda arroccarsi su posizioni «conservatrici» all'interno, preservando all'esterno la propria libertà di giudizio. E' quanto comincia a delinearsi anche nell'atteggiamento del pcf verso il governo (dove ci sono quattro suoi rappresentanti). A parte le note divergenze con i socialisti sugli armamenti e i rapporti Est-Ovest, il pcf ha criticato attraverso uno dei suoi dirigenti, André Lajoinie, alcune misure della legge sul bilancio '82 che toccano anche i lavoratori. E' un primo tentativo per dissociarsi dalle posizioni governative più discutibili per i comunisti? Per ora si è solo ai primi sintomi, ma la solidarietà maggioritaria ha regole precise e Mitterrand è ben deciso a farle rispettare scrupolosamente da tutti. p. pat.

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