Altri grandi vecchi? di Lietta Tornabuoni

Altri grandi vecchi? Altri grandi vecchi? Persone di Lietta Tornabuoni Un po' di ceni:, nel solo mese di settembre sono stati celebrati Virgilio e Mazzini, s'è cominciato a celebrare San Francesco, s'è celebrato Montale nel momento della morte, s'è celebrato Pertini in occasione dcU'ottantacinquesimo compleanno, s'è celebrato l'ottantunenne Eduardo De Filippo per via della nomina a senatore. Personalità indiscutibili, occasioni pertinenti, scadenze esatte di quel calendario degli anniversari (centenari, cinquecentenari, millenari, bimillenari) che da noi è l'unico a venir rigorosamente e persino voluttuosamente rispettato: ma il passato remoto o prossimo incombe occupando televisioni pubbliche e giornali, dilagano memorie devitalizzate, immagini d'epoca, date, fantasmi, e l'effetto complessivo non è granché. Glorie nazionali nel presente ce ne sono poche, e si capisce la tendenza a riesumare quelle antiche, a consolarsi nelle rievocazioni di grandezza artistica, religiosa o politica della storia. Insieme con una memoria implacabile e patetica da aristocratici decaduti, c'è l'attività culturale che per alcuni Comuni e Regioni è diventata preminente, specie se svolta nella forma accademica di convegno, seminario di studi o dibattito elitario; c'è l'intervento di Autorità politiche volentieri disposte a nobilitare con la cultura il proprio ruolo cosi poco nobilitante; c'è l'idea che intorno a Virgilio o Mazzini si possa aggregare quanto è disgregato; c'è quell'amore della celebrazione e della cerimonia che nelle società sregolate vuol risarcire la mancanza di valori comuni, di un ordine vero praticato e accettato. Si capisce che i rari Grandi Vecchi del presente vengano celebrati: ne sono degni, e in più poter festeggiare degli ultraottantenni serve a far sentire giovane la classe dirigente che è sui sessantanni, ie lascia pensare d'a- vere ancora davanti a sé una lunga vita al vertice. Ma nella celebrazione la personalità dei Grandi Vecchi viene alterata, banalizzata, ridotta dall'adulazione o dalla retorica a un'innocenza innocua e manierata: risultano piccoli scrivani fiorentini, Giamburrasca, tamburini sardi. Remi, a volte biricchini però buoni, di carattere magari vivace però di cuore eccellente e di sentimenti religiosi, capaci di battute «terribili» però bravi ed energici. Insomma commoventi, «carini»: con quella speciale melensaggine paternalistica un tempo riservata ai bambini, che pare adesso essersi trasferita sui vecchi. Ridono Il ministro Altissimo, il ministro La Malfa, il ministro Amasi, tanti altri si riuniscono per discutere quali nuove spese sanitarie imporre ai cittadini che per farsi curare già pagano ogni mese i loro contributi. Visto sullo schermo televisivo, l'incontro non potrebbe essere più allegro e festoso: sorrisi, pacche sulle spalle, strette di mano, complimenti, saluti cordiali, risate. Non è certo la prima volta: capita anzi quasi sempre che, davanti alle telecamere che li riprendono subito prima dell'inizio d'una riunione (consiglio dei ministri, comitato centrale, trattativa governo-sindacati o sindacati-imprenditori), i presenti vengano colti da quella che al telespettatore appare come un'irrefrenabile ndarella. Sarà l'imbarazzo, il non saper come comportarsi in presenza della tv né quale atteggiamento di disinvoltura assumere. Sarà il ritrovarsi, il salutarsi, lo scambiare chiacchiere, l'ultimo attimo di relax prima di discussioni dure. Sarà per alcuni il compiacimento provinciale d'essere ripresi dalla tv, l'eterna sorpresa di vedersi confermati protagonisti. Sarà la voglia d'imitare i politici americani, attenti a offrire di sé un'immagine sempre sorridente, positiva, fiduciosa, vitale. Sarà quel che sarà, quasi tutti ridono, in casi simili: ride Spadolini e ride Benvenuto, ride Merloni e ride Danda, ride Di Giesi e Berlinguer almeno sorride. E' una gaiezza che suscita nei telespettatori le reazioni più cupe, quando non addirittura furibonde: il sospetto di venir presi in giro, l'impressione d'un gruppo di allegri compari riuniti per danneggiarli, l'interrogativo «ma cosa avranno da ridere?». Sensazioni, opinioni magari ingiuste: però i media sono i media e a tante telerisate varrebbe forse la pena di rinunciare. Tempi «Tempi brutti... Riparatevi!», più il disegnino d'un ombrello: è lo slogan pubblicitario scelto da una società che vende case. Il lusso più sfrenato e raro è quello scelto da un industriale milanese inizialmente arricchitosi con l'edilizia: seguita ad assumere dirigenti soltanto per concedersi il divertimento, il piacere di licenziarli dopo due mesi con scenate pubbliche clamorose e insulti villani. «Entrate nella Missoneria»: è il titolo scelto per invitare all'acquisto di vestiti o golf firmati Missoni.