I trecento del Campiello sanno premiare anche un poeta di Giovanni Bogliolo

I trecento del Campiello sanno premiare anche un poeta Inediti di Gesualdo Bufalino I trecento del Campiello sanno premiare anche un poeta VENEZIA Gesualdo Bufalino si è confermato II caso letterario dell'anno. La sua «Diceria dell'untore», edita da Sellarlo, già entrata nella rosa finale dello Strega, ha vinto II Super-Campiello davanti ai libri di Bino Sanmlnlatelll, «La vita In campagna» (Longanesi) e Giampiero Bona, «Il silenzio delle cicale» (Rizzoli) giunti ex aequo a tre voti di distanza; Anna Bariti «Un grido lacerante» (Rizzoli), Tonino Guerra «I guardatorl della luna» (Bompiani). Il voto del lettori ha voluta coti confermare la vera sorpresa dell'anno, un libro di lettura complessa, ricca, lontano dalle mode o dal facili richiami all'evasione; e ha premiato anche un piccolo editore, Sellarlo di Palermo, che sotto la guida vigile e appartata di Sciascia, si dimostra da alcuni anni In grado di offrire ai lettori novità di grande interesse. Gesualdo Bufalino, che cominciò a scrivere «Diceria dell'untore» nell'immediato dopoguerra e lo ripreso e fin) solo agli Inizi degli Anni 70, ha finora lavorato solo per I propri cassetti, senza Ipotizzare un lettore. Ora non ò più cosi, ci ha detto di aver ricevuto molte lettere entusiaste: «Sono lettori sedotti e lettori entusiasti. I primi sono persuasi di aver penetrato le ambiziose mete dello stile, i secondi si sono lasciati incantare dal suoni di superficie delle parole usate. Non riesco ancora a dare un volto al mio lettore. Il lettore ò una idra dalle molte teste. Nel 90 per cento dei casi però chi mi ha scritto ha detto di aver riletto il libro. Questo ò un buon segno. SI capisce meglio quella carica di Ironia che ho voluto il libro avesse, che fa da controcanto a quello che I critici han chiamato fi mio "registro alto". I miei personaggi d'altronde, non bisogna dimenticarlo, sono del moribondi, hanno la febbre, quello che dicono lo pronunciano con il tono di chi ò consapevole che forse sta parlando per l'ultima volta. Chi è stato moribondo lo sa: o si urla o si sta In un silenzio che è depressione, fine». Gesualdo Bufalino, oltre che romanziere, ò anche un finissimo traduttore (ò da poco uscito un volume di versi di Paul-Jean Toulet, Controrime, da lui curato) é un poeta appartato, ancora da scoprire. Pubblichiamo due sue poesie Inedite. SE è lecito interrogare il quaderno di traduzioni di uno scrittore non soltanto per scoprire il retroterra più fecondo della sua cultura, ma anche l'orientamento più istintivo e segreto dei suoi gusti, la linea di più solida coerenza che rivelano le scelte del Bufalino traduttore è quella che si tende tra classicità e preziosismo e insegue una misura di composta perfezione attraverso la sapiente licenza nei virtuosismi dialettici, compositivi, verbali. E' la tensione che si awer- . te nelle lucide analisi di patologia sentimentale di M.me de La Fayette, nell'enfasi commossa e sontuosa della Preghiera sull'Acropoli di Ernest Renan, nel «corpo vivente» detta scrittura di Jean Oiraudoux, «matassa d'oro di gesticolazioni mimetiche, simulatorie di tutti i guizzi, invenzioni, scherme, divertenti ipocrisie di cui si adorna l'illusionismo prestidigitante», nelle Contro/rime di Paul-Jean Toulet, dove il rigore della rima e l'imprevedibilità del metro dissuonano in «esigua perfezione, co- me a voler preservare un germe di contraddizione all'interno di un'impeccabile ingegneria, merletto di Burano o veliero in bottiglia che sia». Il lettore della Diceria dell'untore che abbia ammirato la musica acre e struggente delle pagine 'più sapientemente cesellate potrebbe vedere in questa ricerca paziente e ostinata di luoghi tanto caratteristici della letteratura francese una conferma trionfale di quel «pregiudizio mediterraneo», enunciato dal protagonista del romanzo, «secondo cui l'interiezione e la pletora aggiungono alle parole non solo opulenza ma credito, come in un abbigliamento magico, dove maschere e piume, più ridondano, meglio si esaltano e si danno forza a vicenda». Afa il lavoro di dissezione minuziosa e di ricostruzione fedele in cui si consuma quel «povero gesto di procreazione vicaria» che è la traduzione, la scelta di testi tra i più impervi e il rispetto di tutte le regole più severe, lo stesso puntiglioso obiettivo della restituzione totale indicano, probabilmente, più che una conferma, un laborioso, volontario correttivo di quel pregiudizio. Il punto d'arrivo di questo esercizio di mediazione e di meditazione letteraria che dura da decenni e che solo in questi ultimi mesi è venuto parzialmente alla luce sembra essere Baudelaire. Stando ai primi assaggi che ce ne offrono il n. 23 della 'Nuova Rivista Europea» e l'appendice al volume che riunisce le Due preghiere di Renan e di Giraudoux, questo Baudelaire di Bufalino dovrebbe racchiudere anche in italiano tutti i suol tesori dentro una ferrea gabbia di rime, di strofe e di metri. Giovanni Bogliolo Traduzioni di Gesualdo Bufalino: M.me de La Fayette, L'amor geloso. Sellerie 1980; Jean Giraudoux, Susanna e // Pacifico, ibid.; Ernest Renan-Jean Giraudoux, Due preghiere, ibidem, 1981; Paul-Jean Toulet, Le Controrime, ibidem.

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