Quella fatua Venezia che seduceva letterati e pettegoli

Quella fatua Venezia che seduceva letterati e pettegoli Testimonianze sui primi anni del Festival Quella fatua Venezia che seduceva letterati e pettegoli Amezzo secolo dalla nascita, recuperati I leoni del dopoguerra, la Mostra-dei cinema si guarda Indietro, verso gli anni lontani in cui la stessa parola film veniva quasi considerata un atto di lesa patria (Olettl non si stancava di raccomandare «Il più italiano dime»). E uno fra I superstiti di quelle stagioni, Alessandro Blasetti, presenta domani II suo documentario «Venezia: Una Mostra per II cinema», con gli spezzoni di alcune fra le pellicole più segnate di storia: «A nous la llberté» di Clair, «L'uomo di Aran» di Flaherty, «Il cammino verso la vita» del sovietico NikolaJ Ekk. La nascita della rassegna veneziana, nel 1932, segnò un punto Importante, nella vita europea fra le due guerre. Non solo perché riuscì a offrire, per alcuni anni, un'isola di libertà (o quasi), in un Paese che la andava soffocando; ma anche perche diede il primo sostanziale riconoscimento alla nuova arte del cinema, fino allora guardata con diffidenza da tanti intellettuali. A Venezia arrivavano i film di Carnè e Pabst, delle cinematografie nordiche e orientali. Passava, fra lo scandalo di tanti bempensantl, «Estasi» di Machaty. E si riusciva a vedere un film deplorato dal regime come «La grande illusione» di Renoir (difeso da Mario Gromo e Filippo Sacchi contro l'opposizione degni altri giurati). A Venezia venivano Inviati i maggiori scrittori italiani, da Bontempelli a Piovane. Ma, fin dall'inizio, Venezia fu per alcuni Mostra e per altri Festival, con parola che irritava tanto i puristi quanto riusciva gradita ai suoi frequentatori. Intorno alle proiezioni del Lido il cinema richiamò subito quel carnevale estivo di dive e personaggi altolocati che avrebbe instaurato una tradizione resistente negli anni. L'Italietta provinciale e autarchica non poteva rinunciare a questo palcoscenico per mettere in mostra i suoi finti lustrini; e, spesso, i suoi stivali e i suoi fez. C'è un singolare contrasto, nei giornali di quegli anni, fra gli interventi dei critici, spesso di alta qualità, e i servizi di pettegolezzo, pieni di compiacenze reciproche. Domina il piacere dello stare in famiglia, fra i pochi felici di un Paese che non aveva molti altri motivi di felicità: e offriva ai meno felici I suoi circenses, attraverso lo specchio dei rotocalchi. Poi arriva il '40, la parola d'ordine cambia. Sul fronte si combatte, a Venezia bisogna essere seri. E gli stessi personaggi che si ritrovano tutti gli anni in tutti I luoghi devono esibire una austerità di facciata, per farsi perdonare di avere scelto la loro trincea fra gli alberghi della laguna. I brani che presentiamo, scelti su riviste conservate al Museo del cinema, documentano l'altra faccia del Festival, la più fatua, forse, ma non la meno vera. 1.1. l "ORE 9, IEZI°|JE DI CHIMICA „ ALIDA VALLI tri i/WA «AUSA oi lAVORAIioHf E IN Poi* OAVAlVTÌ ALLA MA«WlWA PA PRESA l "ORE 9, IEZI°|JE DI CHIMICA „ ALIDA VALLI tri i/WA «AUSA oi lAVORAIioHf E IN Poi* OAVAlVTÌ ALLA MA«WlWA PA PRESA Alida Valli in un disegno di Onorato Assia Noris (caricatura di Niggi)

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