«Fontamara» poi silenzio

«Fontamara» poi silenzio Sanguineti «Fontamara» poi silenzio UOMO di un solo libro, e di un libro che agì di necessità, sopra la cultura italiana, con un irtstoso scarto cronologico, il Silone di •Fontamara», così radicalmente diverso da quel qualunque •socialista senza partito e cristiano senza chiesa» che venne poi, e subito, ha sofferto e ancora soffre di collocazione anomala, quando non di pura e semplice cancellazione, nella nostra storiografia letteraria e culturale (penso al silenzio totale nel Contini del Novecento, all'emarginazione netta nell'Asor Rosa della Cultura, per fare due soli esempi ab¬ bastanza recenti). Ma anche chi vi ritrovi, come accade, l'anello mancante tra paleo e neorealismo meridionalistico, in sostanza non spiega molto, e più che spiegare, deforma i fatti. •Fontamara» è, più esattamente, mi pare, un libro europeo, per natura e per storia, e un tentativo, piuttosto isolato, e piuttosto riuscito, di romanzo leninista, e insomma, alla lettera, il »che fare?» narrativo degli Anni Trenta, la rappresentazione della condizione umana concreta, in quel tempo, di «uno che non ha nulla da perdere». L'invenzione del racconto a più voci, complementari e testimoniali, al tempo stesso omogenee e distinte, spaccate e livellate, è una proiezione davvero straordinaria della prospettiva ideologica del testo, come, a livello lessicale e sintattico, lo è quella sorta di grande zero della lingua, che forse si potrebbe descrivere davvero a partire dal primo Barthes. E si vedrebbe, se non altro, che, in qualche modo, è il giusto contrario, e può essere l'auspicabile contrappeso, del mitologico, egocentrico, lirico, seducente volume di Levi. Ma quando un libro non ha conseguenze, comunque, per tanto che sia letto, è letto senza conseguenze. E questo impossibile destino, per •Fontamara», è così possibile che perduri. Edoardo Sanguineti

Persone citate: Asor Rosa, Barthes, Contini, Edoardo Sanguineti, Sanguineti, Silone