I fantasmi e il vero fascismo di Vittorio Gorresio
I fantasmi e il vero fascismo Parliamone I fantasmi e il vero fascismo SONO arrivate in libreria molte opere nuove che hanno per soggetto il fascismo e le sue imprese, dalle origini alla maturazione del regime, alla caduta. Parecchie altre sul medesimo tema sono annunciate di prossima pubblicazione, e questa ondata di riacceso interesse per i ventanni della trascorsa età littoria va registrata non soltanto come un dato bibliografico di contingente attualità, quasi che si trattasse di poco più che una moda, dell'ultimo filone editoriale di successo ora scoperto dalla saggistica italiana. Culturalmente il fatto è più importante, anche se è lecito parlare di una serie di reazioni a catena che hanno spinto a meritoria emulazione tanti studiosi sollecitati dall'esempio di quel grande pioniere che è stato Renzo De Felice sul cammino diretto alla conoscenza del fascismo mostrando come se ne potesse discorrere sine ira ma soprattutto senza paura dei fantasmi. Della sua opera monumentale edita da Einaudi è uscito adesso il volume quinto «Mussolini il duce», ed intanto Rizzoli si prepara a lanciare una traduzione della biografia mussoliniana dello storico inglese Denis Mack Smith, attesa con la più viva curiosità (viste le polemiche che puntualmente suscitano i suoi libri di argomento storico italiano). Intanto da Laterza abbiamo avuto una eccellente Parabola di Mussolini, dovuta a quel curioso, singolare personaggio che fu Giovanni Giuriati, un fascista anomalo che arrivò pure ad essere segretario del Pnf, ma che non esitava, allora come adesso (e cioè nel suo libro) a criticare Mussolini. Ma ciò non gli impediva di considerarlo un duce, anzi un nume da vedere a livello sacrale, e questo spiega molte cose e dà al libro il valore di prezioso documento psicologico. Nella attuale tendenza ad evocare in tanti nuovi libri le vecchie storie fasciste si può infatti notare la tendenza ad un metodo preciso, degno di particolare nota: è la tendenza a privilegiare la biografia dei personaggi, rispetto ai fatti del regime: in altri termini, si sta cercando di capire come è andata la vicenda attraverso la raffigurazione e l'interpretazione degli uomini che ne furono autori; ed a questo criterio, oltre alle biografie mussoliniane (di De Felice, di Giuriati e di Mack Smith) sono ispirate molte altre opere che ci ricostruiscono «pensiero e azione» dei più grandi gerarchi ai tempi loro: così dobbiamo a Sergio Romano un esemplare saggio sulla vita e le opere di Giuseppe Volpi di Misurata «ultimo doge di Venezia» oltre che primo grande imprenditore di regime. Giovane ma valentissimo, Giordano Bruno Guerri dopo averci dato un eccellente Malaparte nelMArcitaliano (Bompiani) sta preparando adesso, per Rizzoli, una biografia di Italo Balbo. Ancora più solleticante in un certo senso è la vita di Starace affidata da Rizzoli ad Antonio Spinosa, poiché Starace è il personaggio chiave di una certa età del fascismo, e sino ad ora è rimasto fra i pochi che non hanno trovato uno storico degno. Questa fioritura biografica che si richiama al fascismo è, quanto meno, un esperimento stimolante. Considerare il fascismo attraverso le vite e le prove dei suoi eroi non farà correre alla storiografia italiana di oggi il rischio di un'involuzione verso il modo di intendere la storia che fu proprio di Carlyle. Non si va alla ricerca degli eroi per capire il fascismo; farebbe ridere perché oltrettutto veri eroi mancarono. Ma non per questo l'importanza dei singoli uomini è da negare. Vittorio Gorresio
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