Cercasi sistemazione per ville del Mainero di Gianni Bisio

Cercasi sistemazione per ville del Mainero Patrimonio della Provincia, 2 miliardi al vento Cercasi sistemazione per ville del Mainero Dopo la denuncia de «La Stampa», il cronista a colloquio con il vicepresidente Ardito - Qualche proposta, molte difficoltà La Provincia è alla ricerca di una ragionevole soluzione per utilizzare — e non sprecare ulteriormente — le due •ville» di strada del Mainerò. Il vicepresidente e assessore al patrimonio, Giorgio Ardito, non nega l'evidenza della situazione denunciata ieri da •La Stampa», ma sottolinea che l'ente pubblico sta cercando, con molte difficoltà, una sistemazione per i due edifici, la cui destinazione originaria e le successive variazioni (da casa privata a istituto pubblico assistenziale) creano nuovi ostacoli. 'Abbiamo interpellato enti ed associazioni — dice Ardito — ma fino ad oggi con scarso successo. Si è pensato di trasformare gli edifici in "ostello della gioventù", ma l'ubicazione del Mainerò (decentrato) lo sconsiglia. Stiamo esaminando anche due o tre proposte di privati o di enti legati al turismo e alla cultura, però non vorremmo spendere ancora del denaro per un'ulteriore ristrutturasione. C'è anche una richiesta da parte di un'emittente radiotelevisiva privata, che al Mainerò potrebbe piazzare anche le antenne, data la posizione, ma non intendiamo, per ora, privatizzare il complesso». Ma volete vendere o affittare? 'Affittare vorrebbe dire ristrutturare: noi non possiamo, come ente pubblico speculare sugli affitti e non riu¬ sciremmo altrimenti a rientrare delle spese per la sistemazione dei locali». Non si potrebbe utilizzare come casa-pareheggio, magari in accordo col Comune? •Certo potremmo trasformare le due ville in modo da ricavarci alloggi: fra i nostri compiti istituzionali c'è anche l'assistenza alle ragazze-madri, agli handicappati e agli emarginati attraverso le comunità-alloggio. Ma, ancora una volta emerge il difetto fondamentale del Mainerò, quello originale, la lontananza dalla città. E nostro compito è l'inserimento della gente nel tessuto sociale». Sullo stato in cui si trovano i fabbricati, Ardito precisa che 'Sono stati lasciati in condizioni disastrose al momento in cui sono stati abbandonati». L'impianto di riscaldamento «non è rotto» (ma due radiatori — ammette — 'Sono esplosi per il freddo»). L'edificio più grande ha il problema della falda d'acqua: un consolidamento sarebbe costosissimo (600 milioni?) e non darebbe garanzie. Il prossimo 8 ottobre si discuterà in tribunale la causa contro i proprietari originari per errori presunti nella costruzione. Insomma, secondo Ardito, si sta facendo il possibile per «non sprecare altro denaro», implicita ammissione che in passato di sprechi ce ne sono stati. Il discorso va anche sugli handicappati ora ospitati all'Ipim: •Sicuramente non è una sistemazione ottimale, anche se riteniamo che la conduzione sia buona: quel che manca è un progetto complessivo sugli handicappati di oltre 14 anni che consenta una diversificazione degli interventi». La Provincia è anche impegnata nel recupero di altre strutture che hanno rischiato la fine del Mainerò: l'ex ospedale di Orugliasco (vuoto per 9 anni) ora dato alla Facoltà di Veterinaria e Agraria, la Savonera (abbandonata per 3 anni) destinata a varie attività, sportive, agri cole, commerciali, la Villa del la Regina che diventerà — si spera — un centro per le culture extraeuropee. Gianni Bisio

Persone citate: Giorgio Ardito, Mainero