Milano, domani si elegge il rettore della Statale

Milano, domani si elegge il rettore della Statale Chiamati a votare quasi mille docenti, due i candidati Milano, domani si elegge il rettore della Statale In lizza i professori Schiavinato (rettore uscente) e Mantegazza Il primo si definisce un «moderato progressista», il secondo dichiara di «cercare di essere un cattolico» - Incerti gli schieramenti MILANO — Le votazioni per la scelta del prossimo rettore della Università statale cominceranno domani: 989 persone — docenti di ruolo, assistenti, incaricati stabilizzati e non stabilizzati — costituiscono l'elettorato. Due i candidati: il rettore uscente professor Giuseppe Schiavinato, ordinario di mineralogia, e il professor Paolo Mantegazza, preside della facoltà di Medicina e direttore dell'istituto di f aramacologia. Il discorso ha un risvolto politico sia per il fatto stesso di riguardare una gestione culturale (con la relativa impostazione di programmi, principalmente nel campo della ricerca), sia perché, nel clima di oggi, uno schieramento politico di fondo è diventato inevitabile. Giuseppe Schiavinato si definisce un 'moderato progressista», spiega di non avere tessere e che l'attuale formula di governo gli «va benissimo». Paolo Mantegazza dichiara di 'Cercare di essere un cattolico», con «uno chiara simpatia» per «Comunione e Liberazione». A rigor di logica, i voti dei laici dovrebbero andare a Schiavinato, le altre preferenze a Mantegazza. Ma è una logica superficiale se si considera che alcuni militanti della Cgil, durante una recente assemblea, hanno annunciato, nonostante le indicazioni della segreteria sindacale, di essere a favore di Mantegazza. La maggioranza assoluta è richiesta per i primi tre turni (giovedì, venerdì e sabato prossimi); se nessuno riuscirà ad ottenerla, il 5 ottobre si procederà al ballottaggio: chi riceverà più voti, diventerà rettore. Divario sui titoli di merito scientifici, fra Schiavinato e Mantegazza non c'è: entrambi ricercatori e studiosi, appassionati alla vita dell'ateneo. Professano reciproca stima profonda: «M>n Dorrei che la competizione alterasse i nostri rapporti» premettono regolarmente a qualsiasi commento sulle elezioni. Anche i programmi, così come sono enunciati con il costante fermo richiamo all'attuazione della legge di riforma, non sembrano poi tanto diversi. Ha detto Mantegazza: -Autonomia dell'Università, come sede di ricerca e formazione, da condizionamenti esterni; collaborazione con gli enti locali; promozione della funzione culturale; rispetto della parità fra le facoltà». Ha detto Schiavinato: «Riordino della docenza con l'allargamento e la riorganizzazione dei ruoli; realizzazione della struttura dipartimentale; introduzione del dottorato di ricerca; precisazione degli impegni e degli obblighi accademici e delle incompatibilità». Le differenze più che altro sono nello stile di gestione, nelle pieghe del come concretizzare i programmi e anche nel peso dei diversi problemi che affliggono le facoltà. L'attuale rettore è sicuramente più noto dell'antagonista: è in carica da nove anni, è passato, con scontri e tafferugli, attraverso periodi di contestazione; adesso afferma con un certo orgoglio che l'università di Milano è tornata alla propria fisionomia naturale cioè ad essere «un centro di studi dalla serietà e rinomanza internazionali». A proposito delle manifestazioni di violenza del '72-'73 ricorda che .facevano capo a un 'esigua minoranza, non più di 200 studenti». C'era Capanna, ora parlamentare europeo del pdup. L'ha più rivisto? «Certo» sorride «è stato tante volte II seduto, proprio lì dove adesso c'è lei. Una persona civilissima». All'ateneo ci sono 63.000 studenti, più 10.000 persone impegnate nei vari compiti. Come questa comunità vive la vigilia elettorale? .Nel modo più sereno» conclude il professor Schiavinato .perché fare il rettore non è la conquista di un potere: è portare una valigia di sabbia bagnata affidata da amici. E se invece decidono di prenderla loro, benissimo, gliela si cede». Ornella Bota

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