Firenze: una fucina di cultura la Fondazione Roberto Longhi di Angelo Dragone
Firenze: una fucina di cultura la Fondazione Roberto Longhi La notte scorsa i ladri l'hanno violata rubando 30 dipinti Firenze: una fucina di cultura la Fondazione Roberto Longhi 'Nel sempre più rapido scorrere dei miei tardi anni sento l'obbligo di provvedere nel miglior modo, e per vantaggio delle giovani generazioni, alla sopravvivenza della mia eredità intellettuale: eredità di uno storico dell'arte, nato nel 1890 ed operoso dal 1910 ad oggi: quasi sessantanni di lavorom. Cosi Roberto Longhi, nell'lndicare con la lucidità di sempre l'opportunità del sorgere della fondazione di Storia dell'arte che avrebbe portato il suo nome. E non mancava di darne anche più circostanziate motivazioni aggiungendo: 'Posso facilmente presagire il profondo snaturamento che i miei strumenti di lavoro subirebbero nel trapasso ai pozzi librari delle nostre Facoltà o ai cunicoli dei nostri depositari di Galleria, così smarrendo in breve il significato storico della propria formazione, sempre strettamente connessa con la mia personale vicenda di storico, di critico, di conoscitore*. Oli «strumenti di lavoro» avrebbero compreso la fornitissima biblioteca specializzata, di circa 25 mila titoli, e la fototeca con i suoi 60.000 «numeri», in continuo, quasi quotidiano accrescimento». Terza «voce» della progettata fondazione, la Collezione di opere d'arte: quella presa di mira l'altro ieri dai ladri che si sono dunque impossessati non soltanto di un bene patrimoniale, ma di parte di quella collezione «di studio» che, precisava Roberto Longhi, «per i soli dipinti conta più di 200 numeri e si chiude con esemplari scelti dai maggiori artisti italiani dell'ultimo cinquantennio; per non dir altro, gli undici dipinti di Morandi e i quattro Carrà*. Come il Longhi volle, tutto questo suo patrimonio culturale, potè rimanere nella vecchia casa di via Benedetto Fortini, la villa «Il Tasso» messa a disposizione della costituenda fondazione dalla moglie che dell'idea del consorte fu pronta a farsi interprete amorosa, trovando anche i mezzi finanziari (60 milioni annui) inizialmente sottoscritti dalla Fiat (50 per cento) dalla signora Anna Bonomi Bolchini (30 per cento) e da Lamberto Micangeli per la rimanenza. A poco più di un anno dalla scomparsa dello studioso piemontese (era nato ad Alba) con decreto del 14 settembre 1971 il Presidente della Repubblica riconosceva la personalità giuridica dell'istituto che a tutti gli effetti potè quindi iniziare la sua attività, o meglio continuarla, dal momento che aveva già funzionato ancor prima di sorgere per quegli allievi migliori che frequentavano la casa-studio del maestro e poterono lavorarvi sino a farsi partecipi di quella vena tutta longhiana, fatta di cultura e di poesia insieme, che ancor l'anno scorso Gio¬ vanni Testori, suo discepolo ed amico, ricordava scrivendo: «Fu sua gloria; s'è fatta nostro patrimonio». Aperta ai giovani italiani e stranieri ammessi a frequentare (la scelta dei candidati come l'assegnazione di borse di studio è fatta per statuto da un Consiglio direttivo assistito dalla Commissione scientifica) la fondazione tende a favorire e a sviluppare, «con adeguato fondamento scientifico e rigore critico» gli studi di storia dell'arte, dando anche impulso alla formazione di «futuri nuovi conoscitori come nel passato fece Roberto Longhi» Nonostante i risultati positivi sia sul piano scientifico sia su quello umano d'una continuità spirituale, a meno d'un decennio dalla sua fondazione, l'anno scorso la Fondazione accusò gravi difficoltà di gestione (causa il ritiro dei primi finanziatori), cui in qualche modo ovviarono la Regione Toscana e il Comune seguito da un intervento governativo. E' ora venuta l'offesa dei predatori, vanificata, si spera dalla notorietà delle opere rubate e non commerciabili. Ma forse col risvolto positivo di far parlare di questo istituto che, per dirlo ancora con le parole del suo ispiratore «non chiede che di seguitare nella propria attività di ricerca, di pubblicazione e di guida*. „ Angelo Dragone
Persone citate: Anna Bonomi Bolchini, Carrà, Gio¬ Vanni Testori, Lamberto Micangeli, Longhi, Roberto Longhi
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