Nuova mazzata per la sinistra al congresso del Labour Party di Mario Ciriello
Nuova mazzata per la sinistra al congresso del Labour Party La corrente di Tony Benn ha perso cinque seggi nel Comitato Esecutivo Nuova mazzata per la sinistra al congresso del Labour Party DAL NOSTRO CORRISPONDENTE LONDRA — Giornata di grandi e importanti sorprese, a Brighton, al Congresso laborista. Con una serie di votazioni che hanno polverizzato tutte le analisi e le aspettative, i delegati hanno cambiato l'equilibrio di forze nel National Executive Committee, la direzione del partito. La supremazia della sinistra è finita, dopo quasi un lustro ha perso il controllo di quest'organo che può determinare, con la sua influenza e le sue iniziative, gli atteggiamenti politici del movimento. Una barriera formidabile si è eretta sulla strada di Tony Benn, Sino a ieri, sedevano nel National Executive Committee (Nec> 13 uomini della sinistra, 10 del centro-sinistra e 5 soltanto della destra. Non si prevedevano grandi mutamenti, la sinistra pareva destinata a perdere un unico seggio, al massimo due. Invece, ne ha persi 5, per cui la consistenza delle tre correnti è adesso questa: 8 laboristi di sinistra, 14 del centro-sinistra e 6 della destra. Grave per la corrente di Benn è soprattutto la sconfitta di Norman Atkinson ad opera di Eric Varley, ex ministro dell'Industria, figura di spicco del fronte moderato. Varley diviene il nuovo treasurer (tesoriere) del partito, un incarico che trascende le sole funzioni di amministratore, che conferisce al suo titolare vasta autorità, che ne fa il «numero tre» dopo il leader e il vice leader. Domenica, come si ricorda, Denis Healey ha battuto Tony Benn nella gara per la vice leadership, ma l'esiguità della sua maggioranza, il solo 0,8 per cento dei voti deposti, confermava, invece di smentire, la robustezza della sinistra. Ieri sera, il quadro era mutato. Una volta di più, bisognava riconoscere la validità della massima, scettica ma acuta, dell'ex premier Harold Wilson, secondo cui «una settimana è un tempo lunghissimo in politica». Tutto può cambiare, da un giorno all'altro, negli affari interni come in quelli internazionali: e cosi è avvenuto a Brighton. La prospettiva di un partito laborista dominato da una sinistra ideologica, e di una conseguente disfatta elettorale quando Margaret Thatcher chiamerà gli inglesi alle urne entro la primavera '84, questa cupa visione ha spinto i moderati al contrattacco. E con l'ausilio di alcuni sindacati, con i loro voti, l'operazione è riuscita. Bisognerà vedere adesso se a Brighton (e nei prossimi mesi) centro e centro-sinistra troveranno l'appoggio per ri dimensionare (annullare sarebbe troppo difficile) le poli tiche più radicali volute dalla sinistra e approvate dai precedenti congressi. Oggi come oggi, il Labour Party s'è impegnato a ripudiare la Cee senza neppure un referendum, a imporre un disarmo nucleare unilaterale e ad allentare i rapporti con la Nato, ad abolire la Camera dei Pari, a varare nuove nazionalizzazioni. Fermati gli uomini della sinistra, il Labour Party ne deve adesso fermare le politiche. Mario Ciriello
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