Usa e Urss riaprono il dialogo non ancora il processo di pace

Usa e Urss riaprono il dialogo non ancora il processo di pace Dopo il secondo colloquio Haig-Gromyko alle Nazioni Unite Usa e Urss riaprono il dialogo non ancora il processo di pace Nuovo appuntamento l'anno prossimo - Ma i rappresentanti di Washington e di Mosca si sono lasciati su posizioni distanti - L'America: «Hanno capito il nostro punto di vista» DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE WASHINGTON — Ritorno al dialogo, non ripresa immediata della distensione: questo, nella sostanza, l'esito del secondo colloquio tra Haig e Gromyko avvenuto l'altro ieri all'Onu, a New York. I capi delle diplomazie delle due superpotenze hanno deciso di incontrarsi di nuovo all'inizio dell'anno prossimo, forse a Ginevra, per proseguire le consultazioni. Dopo quasi due anni di guerra fredda — esso risate all'invasione sovietica dell'Afghanistan (Natale 79) —, Stati Uniti e Urss dimostrano dunque la volontà di ristabilire i contatti in maniera istituzionale. Ma non risuscitano ancora il processo di pace tanto atteso dall'Europa, non avendo potuto appianare le divergenze nelle prime discussioni. Questo divario tra la disponibilità al dialogo e il recupero concreto della distensione sarà sottolineato entro la fine della settimana, se non oggi stesso, dalla pubblicazione del programma di riarmo del presidente Reagan. Occorre quindi cautela, come ha notato il portavoce del Dipartimento di Stato Fischer, neWipotizzare i futuri sviluppi del dialogo. Haig e Gromyko hanno riconfermato che la distensione rimane il fine ultimo sia degli Stati Uniti che dell'Urss, e che consultazioni regolari sono indispensabili. Ma non hanno ancora trovato un accordo su come raggiungerla. Molto dipenderà dall'andamento delle trattative sugli euromissili, che incominceranno il 30 novembre a Ginevra. In nome di questa cautela, per dimostrare ai sovietici che nessuna pietra è stata messa sopra il passato, Haig non ha invitato Gromyko alla Casa Bianca, come vorrebbe la tradizione. A sua volta, il ministro degli Esteri russo non ha chiesto al segretario di Stato americano di visitare l'Urss, come previsto dall'etichetta diplomatica. Resta così confermato che se avrà luogo un vertice tra Reagan e Breznev l'anno prossimo, esso non coronerà una graduale convergenza delle due superpotenze, ma servirà a rompere invece un impasse sempre più pericolosa. Il colloquio dell'altro ieri tra Haig e Gromyko è durato oltre 5 ore, un'ora in più di quello di mercoledì scorso. Incominciato alle 19 italiane è finito all'una di notte. I due uomini politici hanno rifiutato di rilasciare dichiarazioni. Congedando i giornalisti con un sorriso, il portavoce del Dipartimento di Stato ha osservato sibillino che «il colloquio ha avuto l'esito da noi atteso». Alla richiesta di spiegazioni, ha aggiunto: «Slamo riusciti a far capire ai sovietici la nostra posizione». Cioè, .-mie hanno spesso ribadito, gli Stati Uniti condizionano la distensione all'osservanza, da parte dei sovietici, del codice di cosiddetta buona condotta; altrimenti si riservano il diritto non solo di difendere i loro interessi, ma anche quelli dei Paesi amici minacciati dall'espansione dell'Urss. Non può esserci vera distensione, per gli Usa di Reagan, al di fuori di una sistemazione del contenzioso pendente, dall'Afghanistan alla Cambogia. Non può esserci, soprattutto, vero disarmo. Gromyko, che non ha fatto alcuna concessione a Haig, torna a Mosca con un messaggio chiaro. e.c.