Un Sigfrido nero tra comete e mostri

Un Sigfrido nero tra comete e mostri LONDRA SEDOTTA DALLA SPLENDIDA FANTASMAGORIA BRASILIANA Un Sigfrido nero tra comete e mostri Portata sul palcoscenico con estroso surrealismo la nibelungica storia di Macunaima, eroe del Rio delie Amazzoni LONDRA — I mostri giganteschi sono fatti di carta da giornale, che è stata modellata anche in forma di ventagli, serpenti e persino di un fallo. Le statue neoclassiche che ornano il palazzo Venceslau Pietro Pietra sono invece ragazze imbiancate, con bocca stupita dipinta di nero; il «cattivo», che ha rubato il talismano, sembra un Diaghilev sinistro con un panciotto rosso e un gran mantello nero e la sua famiglia esce da un disegno di Grosz. E Grosz con tutto l'espressionismo tedesco e Nolde e Peter Brook e Bacon sono stati tirati in ballo, con cognizione di causa, a proposito dello spettacolo che la critica inglese ha esaltato e giustamente definito come uno dei più estrosi di questo decennio. Coordinato dal regista brasiliano Antunes Filho. il gruppo De Teatro Macunaima di San Paolo racconta in quattro atti di recitazione-balletto-mimica, con un fuoco artificiale di idee, continue, originali e insolitamente emozionanti, la storia dell'eroe brasiliano. Anzi, dell'antieroe, perché questo Macunaima del quale si raccontano le gesta è codardo, vile, sensuale e simpatico. Lo spettacolo è tratto da un romanzo-fiume. «Macunaima» dello scrittore brasiliano contemporaneo Mario De Andrade, che per ricchezza di fantasia e senso del tempo ricorda «Cent'anni di solitudine» di Garda Marquez. Benché nessuno, in Brasile, credesse alla possibilità di mettere in scena un racconto pieno di nascite miracolose, donne tramutate in stelle o comete, mostri, bordelli, macumbe. apparizioni di fantasmi, della Lebbra (una bestia orribile nera incappucciata), della Pioggia, del Sole e delle sue figlie, in una saga che si snoda dalla giungla alle grandi città di San Paolo e di Rio de Janeiro e poi nella giungla ancora, lo spettacolo riesce serratissimo, con ammirabile profusione d'idee. Il giovane eroe Macunaima che esce dalla tribù Tapanhumas. di indiani neri, è intelligente, precoce, una specie di Sigfrido sudamericano al quale il Gigante ruba il gioiello verde, il talismano, che racchiude la stessa simbologia dell'oro del Reno: sapere, conoscenza e quindi ricchezza. Sul Rio delle Amazzoni, e non sul Reno, il nostro eroe scende sulle città abitate da uomini diversi, un mondo di nibelunghi con caschi e di nibelunghe prostitute con tacchi, stratosferici; combatte il gigante-drago, che nello spettacolo è un uomo di spaventosa pinguedine, e. come Sigfrido, lo vince. Ma perde la propria coscienza, (o meglio la cambia con la coscienza ispano-americana che gli va bene lo stesso). Macunaima parla con gli uccelli, ed è ad un pappagallo blu e verde che racconta la propria storia, che in questo modo viene tramandata a noi spettatori. Dopo essere morto spesse volte e risuscitato con riti magici, si suicida perché è stufo del mondo: viene trasformato in costellazione, l'Orsa Maggiore, che vediamo perfettamente disegnata da sette candele. E tutto questo è rac¬ contato in scena. Anzi, c'è molto di più. perché Macunaima è anche una specie di Candide che gira e rigira nello spettacolo, mosso da esplosioni musicali curiosissime, dal Danubio Blu alla Carmen di Bizet. a canti degli indios. La compagnia di attori è certamente magica, comprende solo sedici persone che. dietro le quinte, si cambiano e si colorano la pelle in un battibaleno, trasformandosi in una miriade di personaggi che vanno dal Lago, alle Amazzoni, a camerieri disegnati da Beardsely. a bambine cattivissime, dame portoghesi, scimmie, uccelli, draghi: sembra che non ci sia limite alla gamma interpretativa. Il palcoscenico vuoto definisce gli ambienti con luci e gesti e oggetti: un annaffiatoio sparge acqua e c'è il fiume: il letto diventa barca; la tela con la quale giocano le ragazze definisce le camere e quella tela diventa anche il bambino di Macunaima e Ci che muore avvelenato dall'inquinamento della giungla. Quando nel secondo atto Macunaima e i suoi due fratelli arrivano in città, trovano macchine che non avevano mai visto, come il telefono e l'appartamento — una tenda lercia che cade dell'alto — dove vengono «accolti» da due sordide prostitute uscite da una pagina di Brecht. E' stupenda una delle vicende secondarie intrecciate nella trama, quella della famiglia di Vencesiau Pietro Pietra che fa capolino nella storia dell'eroe, fino alla morte del perfido Venceslau gras¬ so e nero che si regge su due bastoni: credendo Macunaima una «francesa». lo riceve nel suo palazzo popolato di statue come un museo di Canova. La moglie di Venceslau. Ceiuci. verde l'ombrello, la bocca, i capelli, il vestito e le scarpe è anch'essa cattivissima e complice del marito nel ratto del talismano. Quando Ceiuci parte per l'Europa con il suo bagaglio rosso che, numerosissimo, passa in fondo al palcoscenico portato da un'infinita variazione di servitori e facchini. Macunaima ha delle allucinazioni. E vede Ceiuci tutta in rosso e le sue orribili bambine, che in genere sono vestite di pizzi bianchi, tutte nere in un'allucinante fantasmagoria, finché tornano le statue neoclassiche che danzano e Venceslau morto su un letto viola viene portato via dal valletto in giacca e tacchi viola. Gaia Servadio

Luoghi citati: Brasile, Europa, Londra, San Paolo, Vencesiau Pietro Pietra