In Brianza i mobilieri temono l'aumento selvaggio dei prezzi di Francesco Fornari

In Brianza i mobilieri temono l'aumento selvaggio dei prezzi In Brianza i mobilieri temono l'aumento selvaggio dei prezzi «I commercianti non potranno più fare i forti sconti attuali» • «I rincari significano meno vendite» DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE CANTU' — In Brianza esistono oltre tredicimila «botteghe artigianali» per la lavorazione del legno, il settore più importante è l'industria del mobile. In tutta Italia sono più di 300 mila coloro che lavorano in questo settore, di questi 65 mila operano nella Brianza: i brianzoli, che Gianni Brera, «milanese» della Bassa Padana, ha definito i «giapponesi d'Italia», sono famosi per la loro produttività. A Cantù esistono 780 botteghe artigiane e una decina di industrie, che danno lavoro ad un migliaio di persone. In questo operoso centro della Brianza comasca, ogni notizia che riguardi in un modo o nell'altro il mobile è seguita con interesse, preoccupazione o gioia, a seconda dei casi. Il decreto legge, approvato venerdì notte dal Consiglio dei ministri che estende dal primo gennaio anche ai negozianti di mobili l'obbligo di rilasciare la ricevuta fiscale, è una di quelle notizie che i brianzoli accolgono con qualche sospetto e molte riserve. C'è il timore, infatti, che l'obbligo della ricevuta fiscale provochi un'ulteriore flessione nel mercato, già in crisi da parecchio tempo. In questi ultimi due anni il settore ha perso dei colpi, le esportazioni sono diminuite del 10-15 per cento, il volume degli affari si è sensibilmente ridotto. Le ore di cassa integrazione per i dipendenti del settore del legno, che nel 1980 erano state 1557, nei primi sette mesi di quest'anno sono salite a oltre ventimila. Dice Paolo Roncoroni, titolare di un'industria che occupa una settantina di operai, consigliere del settore legno all'Unione Industriale di Como: 'Siamo attraversando un momento difficile. Otto anni fa l'industria del mobile era in piena espansione. I famosi anni del boom: sono sorte un po' dappertutto nuove industrie, colossali centri di esposizone e vendita. Da tre, quattro anni, si è iniziata la recessione. L'avvento della ricevuta fiscale, probabilmente, avrà ripercussioni negative sul mercato. Perché i negozianti non praticheranno più sconti e i prezzi subiranno un aumento. Se nel primo caso (l'abolizione dello sconto), potremo rallegrarci perché sanerà il mercato mettendo fine ad una pratica concorrenziale illecita, nel secondo, invece, avremo di che preoccuparci*. Perché il mercato è in crisi? «Per due motivi — risponde l'industriale —. Prima di tutto perché mancano le case, poi perché c'è meno disponibilità di denaro in giro*. La mancanza di case è la spina nel fianco dei costruttori e dei venditori di mobili. «Se la gente non trova alloggio, non può certamente comperare i mobili — dice Roncoroni —, et sono dei negozianti che hanno i magazzini pieni di mobili venduti — e già pagati — che i clienti non ritirano perché non sanno dove portarli*. I mobili, spiega l'industriale, in alcuni casi «sono un investimento*, i Con un fatturato annuo che si aggira sui settemila miliardi, l'industria del mobile occupa un posto preminente nella nostra economia. Siamo il primo Paese esportatore del mondo, la nostra produzione è molto apprezzata all'estero. Purtroppo, per l'approvvigionamento della materia prima (legno) l'Italia dipende per il 65 per cento da Paesi stranieri. « Questo è il primo dato negativo di una lunga serie. Lasciamo stare quello che c'è in mezzo: l'ultimo dato negativo, non certamente il meno importante, è il costo del lavoro che nel nostro Paese ha raggiunto punte spaventose*. Chi parla con tono cosi polemico è un anziano industriale di Cantù (80 anni, da mezzo secolo impegnato nel settore), titolare di un'industria che dà lavoro a una settantina di dipendenti. Non vuole essere citato, ma accetta di parlare. -Attuare disposizioni come quella della ricevuta fiscale con la congiuntura che è in atto nel nostro settore — dice — significa voler accentuare la crisi e frustrare una categoria senza tener conto delle conse¬ guenze». Questi — secondo l'industriale — saranno i risultati che seguiranno all'entrata in vigore del provvedimento e 'aumenteranno i prezzi, diminuiranno le vendite. I commercianti un lieve margine di guadagno se lo tenevano da parte proprio non denunciando tutte le vendite. Disonesto? Non dico di no, ma devono pur sopravvivere. Ogni negozio, ricordiamolo una volta per tutte, ha un'incidenza di spese che varia dal 25 al 30 per cento. Senza parlare degli stipendi al personale e il resto. Adesso dovranno aumentare i prezzi. E le vendite caleranno ancora*. Motivo primo della crisi, -la mancanza di alloggi. Se non ci sono case, i mobili non li possiamo mettere in galleria — sbotta l'industriale —. Se et fossero case per tutti, a parte che si risolverebbe il problema dei senza tetto, le industrie che ci sono in Italia non sarebbero sufficienti a far fronte alle richieste. Oggi, invece, siamo costretti a lavorare sul venduto.." 1 Francesco Fornari

Persone citate: Gianni Brera, Paolo Roncoroni, Roncoroni

Luoghi citati: Cantù, Como, Italia