La fantarchitettura cala sulla Laguna

La fantarchitettura cala sulla Laguna A VENEZIA MOSTRA DEI PROGETTI PER IL PIANO REGOLATORE La fantarchitettura cala sulla Laguna Piattaforme galleggianti, cupole di vetro, piscine immerse in acqua tra le barene: come riuscirà l'innesto? VENEZIA — Piattaforme galleggianti, serre di vetro e acciaio, piscine immerse nella Laguna... questi sono alcuni degli avveniristici progetti esposti nella vecchia casa «Tre Oci» alla Giudecca nel quadro della mostra - Architettura-Ambiente» (fino al 14 novembre). Si tratta di otto densi gruppi di elaborati, messi a punto durante i due seminari internazionali di «Scienza delle Connessioni», svoltisi nell'aprile 1980 e nel maggio 1981. Trenta architetti di ogni Paese, tra cui alcuni famosi anche presso il grande pubblico come Renzo Piano, autore del Centro Beaubourg. Derek Walker architetto-capo della città nuova di Milton Keynes. Ove Arup autore dell'Opera di Sydney, si sono incontrati qui tra un palazzetto neogotico e una casa del Seicento sul tema globale della «connessione»: ovvero dell'incontro fra le tecnologie più avanzate oggi disponibili e quelle tradizionali in uso nelle città antiche, nel tentativo di collegare senza violenze, ma anche senza complessi di inferiorità, l'esistente al futuro. Con gli architetti hanno lavorato un centinaio di studenti, quasi tutti post-graduate, italiani tedeschi inglesi francesi americani, ed ecco i risultati. Alcuni gruppi di lavoro hanno elaborato una serie di progetti per Venezia: un centro civico è stato concepito dal gruppo Derek Walker come una grande piattaforma in moduli cellulari d'acciaio, mobile sull'acqua, at traccabile in punti e fondali diversi; mentre una sofisticata ingegneria è stata elaborata da Frank Newby per un centro di riunione, concepito come una immensa, leggerissima serra. Altre grandi cupole in vetro sono state proposte per centri culturali e campi da gioco: complesse piscine galleggianti, tra sistemi di volte a fior d'acqua, per attività sportive in Laguna. Proposte non campate in aria: rispondenti a effettive necessità, in zone previste dai «piani particolareggiati» del Comune. Si tratta di applicazioni neo-tecniche, che pongono subito la domanda: ha reali possibilità di riuscita, senza ferire l'ambiente, l'innesto di tali strutture in una città antica come Venezia? Molti pensano terrorizzati al Beaubourg. il famoso centro culturale che ha lacerato più di qualche legame nel cuore della vecchia Parigi. La risposta è positiva, purché l'architetto non si faccia prendere la mano dalle crescenti possibilità offerte dalle nuove tecnologie, ma sappia e voglia dominarle: cosi come va dominata, razionalmente e sensibilmente, qualunque altra «macchina». Due serie di lavori di gruppo che tengono largamente conto dei linguaggi architettonici e delle tecniche tradi zionali sono «Insediamento territoriale a Mazzorbo» e «Laboratorio di quartiere a Burano». Si tratta di due celebri isole della Laguna a Nord di Venezia: il linguaggio adottato dal gruppo De Carlo è qui legato a tecnologie «povere» ma estremamente sofisticate, senz'altro da approvare. Più difficile da approvare senza riserve è la scelta della zona di insediamento, che è però del Comune: un contesto ambientale fino a ieri solitario e appartato, di grande bellezza. Il progetto De Carlo è già fatto proprio dal Comune e verrà presto costruito: la cosa ha provocato a Venezia dure polemiche, sembrando ad alcuni che l'intervento potesse meglio rivolgersi al riuso del tessuto storico esistente. Proprio il genere di intervento proposto, un passo più in là, dal «Laboratorio di quartiere» di Renzo Piano: che insiste sull'importanza del recupero del patrimonio esistente «in tutte le sue parti, anche le più povere», con l'aiuto da una parte della nuova scienza, dall'altra d'un'antica e ancora ricuperabile esperienza costruttiva. Il gruppo di lavoro Mac Cormac presenta «Esperien za veneziana per un intervento nel centro di Londra»: un elaborato di grande intelligenza, tutto da godere. «Costruire lungo il muro di Berlino», sull'ansa della Sprea, è l'elaborato presentato e diretto da Kleihues. Si tratta d'una zona cruciale della metropoli tedesca, stratificazione di piani e di storia: progetto ideale, forse, o almeno opera aperta, speranza per il futuro. Un solo cenno ai gruppi di lavoro «Connessione forma-struttura» su tre temi di attualissimo interesse: il primo dedicato a nuovi metodi e schemi d'ingegneria applicabili nella città antica, tra cui le fognature: il secondo ai contraccolpi della crisi ener¬ getica nella cultura architettonica e nel processo edilizio; il terzo ai sistemi di accessibilità alla città anfibia, e cioè ancora a Venezia. Va sottolineato, nell'esposizione e nelle manifestazioni che l'hanno preceduta, il formidabile coordinamento di sforzi e di idee dovuto largamente a Giulio Macchi: hanno partecipato alla realizzazione, oltre al Centro Culturale «Tre Oci». il Comune di Venezia, la Rai-tv Direzione Attività Culturali, il Serddav — Centro Nazionale della Ricerca Scientifica Francese — e numerose facoltà di architettura, fra le quali quelle di Venezia. Stoccarda, Bath. Londra. La partecipazione della Rai e del Serddav ha voluto evi¬ denziare il ruolo dei grandi mezzi di informazione nei fenomeni culturali fin dal loro nascere, superando la tendenza televisiva a dare dei fatti culturali solo la facciata: la Rai in particolare ha realizzato una serie di documentari destinati non solo alla rete televisiva ma anche alle scuole e all'università. Gli utenti di vastissime aree e di strati sociali diversi hanno avuto cosi modo di penetrare nei segreti della più avanzata creazione architettonica e urbanistica: quella che riguarda direttamente non solo i tecnici o gli amministratori comunali ma tutti noi. continui «fruitori», nel bene come nel male, dell'architettura e della tecnica. Paolo Barbaro