Molte «categorie» nella lista Gelli ma poche quelle messe sotto accusa

Molte «categorie» nella lista Gelli ma poche quelle messe sotto accusa Molte «categorie» nella lista Gelli ma poche quelle messe sotto accusa ROMA — Licio Gelli aveva raccolto in settantadue categorie (elencate in ordine alfabetico, da «Alberghi» a «Università») tutti quelli che a lui risultavano iscritti alla loggia P2. Il Maestro venerabile lasciò infatti una suddivisione che è stata trovata il 17 marzo 1981 nel corso della perquisizione presso gli uffici della ditta «Gioie» di Arezzo, dove Gelli aveva il suo quartier generale. Questa suddivisione è servita da scia, più ancora della lista nuda e cruda degli iscritti, a dare agli inquirenti la prima immagine della «piovra» della P2. Scoppiato il «caso», alcune di queste categorie sono state chiamate a rispondere all'opinione pubblica in tempi abbastanza brevi dei rapporti con la loggia di Gelli. Altre sono ancora «sotto processo»: e per processo si intende quell'indagine amministrativa richiesta dalla presidenza del Consiglio per i dipendenti pubblici o parastatali. Di altri gruppi di iscritti o presunti tali, invece, soprattutto a causa del carattere «privato» della loro professione, non si è saputo più nulla e sembra che continuino i loro affari e i loro lavori come se niente fosse successo. Scorrendo quell'elenco compilato da Gelli a seconda delle categorie, si ha l'impressione precisa che a «pagare» fino ad oggi siano stati assai pochi. Niente si sa ad esempio di messe sotto accusa per le prime categorie di «piduisti»: «alberghi» (direttori), «antiquari», «architetti», «compagnie di assicurazioni», «associazioni varie» , «avvocati» (comprende ben 27 nominativi), «attività varie». Seguono gli amici di Gelli nelle banche: tra i «presidenti», Calvi è stato riconfermato al Banco Ambrosiano, Sindona è in carcere forse per il resto dei suoi giorni; fra i «direttori generali», Giovanni Cresti è stato riconfermato al Monte dei Paschi di Siena mentre Giovanni Guidi, del Banco di Roma, è attualmente sotto inchiesta della commissione istituita all'lri. Lo stesso per Alessandro Alessandrini (Banco di Roma) che compare nella categoria «Banche, funzionari e direttori» zeppa di 26 nomi dei quali, per la maggior parte (incluso Mario Diana della Bnl) non si sa se qualcuno si sia occupato. Sfuggono a qualsiasi controllo «commercialisti» e «commercianti» inclusi nella P2, nulla si sa di otto «dirigenti e segretari comunali» (di cui 5 fiorentini). Nella voce «dirigenti società editoriali» figura anche Bruno Tassan Din che è ancora al suo posto, anche se voci sono circolate su un suo presunto allontanamento dalla Rizzoli. Ignorati i «dirigenti industriali», seguono i «direttori di giornali»: Di Bella ha «pagato», e cosi Maurizio Costanzo; Paolo Mosca non dirige la «Domenica del Corriere» che è stata affidata a terzi. Roberto Ciuni, pur contestato, è invece ancora direttore del «Mattino». Langue anche l'inchiesta sui «diplomatici»: la situazione più delicata è quella di Francesco Malfatti di Montetretto, che il ministro Colombo dovrà affrontare al più presto. Sotto la voce «giornalisti», troviamo una serie di persone che, chi più chi meno, ha pagato l'«inserzione» nella loggia: da Bisignani a Nisticò, a Salomone, Gervaso, Selva (ancora «congelato» alla Rai). Nulla è stato fatto nei riguardi di: «imprenditori», «industriali», «liberi professionisti». In pieno svolgimento invece le varie indagini sui «magistrati», sia da parte del Csm, che del procuratore generale della Cassazione. I tre elencati alla voce «ministri» (Stammati, Manca e Foschi) in «quarantena»: ma Manca è adesso presidente della commissione Industria della Camera. Segue un elenco di dodici «ministeri» ; dall'Istruzione, al Tesoro alle Partecipazioni Statali: in tutti questi settori sono ancora in funzione le commissioni stabilite per legge. Diversa sorte hanno avuto i 38 politici iscritti nella categoria «onorevoli»: ogni partito si è comportato in maniera diversa. La de darà a giorni i risultati dell'inchiesta sui propri iscritti. Molti socialisti sono stati «assolti» e Labriola è rimasto capogruppo alla Camera. Unico a pagare: Fabrizio Cicchitto che ammise subito la sua «colpa». E' ancora in corso l'indagine su «prefetti e viceprefetti»: anche se Walter Pelosi fu rapidamente rimosso dal Cesis, e cosi quella su «questori e vicequestori» (11 in tutto tra cui quel Federico D'Amato ex capo degli Uffici Affari Riservati che sembra ben saldo al Viminale). Nella voce «Rai-Tv» compaiono dieci nomi: in maniera più vistosa hanno pagato Selva, Colombo, Nebiolo; il caso di Gianpaolo Cresci sarà affrontato dal prossimo consiglio di amministrazione della Sacis. Diverse commissioni si stanno occupando dei casi dei piduisti che figurano fra «società pubbliche, presidenti» (come Capanna, Loris Corbi, Michèle Principe, Giorgio Mazzanti ex Eni) e nella voce «Società pubbliche, dirigenti»: come Di Donna (recentemente «assolto»). Arena, Castagnoli. Fabrizio Trecca ha lasciato la presidenza della Cit e vive dei proventi dei suoi romanzi. E' quasi finita, infine, la lunga e delicata inchiesta sui militari. I «vertici» (a partire dall'ammiraglio Tonfisi, al generale Santovito, al generale Grassi ni) furono subito «congelati»: e la giustizia «militare», presieduta dall'ammiraglio Tomassuolo, sta per consegnare i risultati al ministro Lagorio. s. b.

Luoghi citati: Arezzo, La Loggia, Roma, Siena