I bolidi di Maranello degli «anni ruggenti» di Vincenzo Tessandori
I bolidi di Maranello degli «anni ruggenti» Le Ferrari d'epoca in passerella ieri a Modena I bolidi di Maranello degli «anni ruggenti» DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE MODENA — Sostengono che sia l'italiano più conosciuto negli Stati Uniti, più dello stesso Cristoforo Colombo sulla cui origine del resto ancora si discute. Dal dopoguerra costruisce automobili che sono diventate un simbolo: Ferrari, i «bolidi rossi di Maranello» , gli innumerevoli trionfi in FI e nella categoria sport. Per molti possedere una Ferrari equivale a un impossibile sogno realizzato. Per anni tuttavia è stata una macchina alla quale ben pochi potevano avvicinarsi: soli clienti —si diceva —, erano alcuni emiri neoricchi, padroni di tanta sabbia e molto petrolio, grossi industriali, qualche attore di grido; gli altri dovevano accontentarsi di sognare quando i bolidi rossi passavano lungo le strade della Mille Miglia. Ma ancora oggi che il mercato si è allargato, possedere una Ferrari rappresenta un segno distintivo come avere la barca da crociera oceanica, dicono, o tenere appeso nello studio un «Canaletto». Si sono incontrati ieri a Modena, per un raid di auto d'epoca, gli appassionati del Cavallino Rampante, qualcuno collezionista, a bordo di macchine lucide e rombanti. La città ha accolto il raduno come una festa. Molti, da queste parti, si dichiarano competenti e talvolta, chi ascoltava il frastuono dei motori giura¬ va di sentire musica, di riconoscere tipi e anni di fabbricazione. Condizione indispensabile per far parte del gruppo di «eletti» possedere una macchina costruita prima degli Anni 70: ogni esemplare è considerato raro, il suo valore difficilmehte calcolabile e chi ha sborsato decine o magari centinaia di milioni per comprarsi il prezioso giocattolo! conserva gelosamente il segreto. C'era un pezzo unico, al racìuno nel vecchio ippodromo di via Foro Boario: una «300 testa rossa» del 1961, proprietario Andrea Fabris. di Vercelli, molto geloso dei segreti della sua auto. Ne avevano costruite tre. confida, di quegli esemplari e due sono andati distrutti. Ma prima hanno corso alla 24 ore di Le Mans e alla 12 ore di Sebring. Alla guida di una.347 1000 Miglia» del 1952 c'è il restauratore Luciano Rizzoli, di Bologna. Sospira: -L'auto non è mia ma di un cliente-. La macchina è splendente, l'agressività della linea è sotiolineata dal colore rosso vivo che un tempo distingueva i bolidi italiani. Dice Rizzoli: -Nel mondo di questo tipo ve ne saranno ancora 5 o 6. Di questo esemplare ho rifatto gran parte della carrozzeria e anche il motore è stato ricostruito con pezzi originali trovati dopo ricerche non facili-. Orgoglioso della sua «250 testa rossa» del 1960, Silvano Sarti, bolognese, dice di aver lavorato due anni e mezzo per rimetterla a nuovo. -L'ho comprata nel 1978 perché sono un appassionato ma possiedo solo questo esemplare-. Il motore, assicura, è ancora quello originale: -Ha corso a Le Mans e al Niirburgring ». Sono accorsi in molti all'appuntamento, dalla Francia, dalla Svizzera, ma soprattutto le targhe erano di queste province, Modena, Parma e Bologna -perché qui da noi la passione è tanta-, spiegavano. André Binda. 49 anni, è un meccanico di Marsiglia: è arrivato sulla sua «Mondial» del '54 color granata. L'ha acquistata anni or sono perché gli piaceva, ha detto. Sembra anche questa macchina da corsa piuttosto scomoda ma lui la definisce: -Un sogno». Vincenzo Tessandori
Persone citate: Andrea Fabris, André, Cristoforo Colombo, Luciano Rizzoli, Sebring, Silvano Sarti
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