Segni e Mazzotta insistono «Uomini nuovi nel partito » di Giuseppe Fedi

Segni e Mazzotta insistono «Uomini nuovi nel partito » Convegno di «Proposta» in vista dell'assemblea Segni e Mazzotta insistono «Uomini nuovi nel partito » DAL NOSTRO INVIATO SPECIALE FIUGGI — Nella de ha sempre svolto una funzione critica, propositiva, di stimolo. E nel convegno aperto ieri a Fiuggi, «Proposta», il piccolo raggruppamento che fa capo a Mario Segni e a Roberto Mazzotta. per mantenere fede alla sua tradizione ha centrato i suoi lavori su un tema ritenuto d'obbligo: la definizione di «un progetto efficace per la società italiana attraverso un nuovo modello di partito*. Un progetto ambizioso, che spunta in una fase particolarmente delicata nella vita della democrazia cristiana. Fuori dagli schieramenti correntizi, «Proposta» cerca di delineare un programma. che serva come contributo alla riflessione su quella che dovrebbe essere la nuova democrazia cristiana, con particolare riferimento alle grandi aree culturali e sociali Mario Segni, che ha introdotto nella tarda mattinata i lavori (il convegno si conclude oggi), nella sua breve introduzione ha rivendicato all'area di «Proposta» il merito di una scelta di posizioni che -negli ultimi anni hanno sempre dato il loro frutto*. 'Nel 79 — ha detto — abbiamo dato il via ad una linea che chiudesse la maggioranza nei limiti dei cinque partiti: de, psi, psdi, pri e pli. Nel 1980 si è parlato di un pentapartito, si è lanciato l'allarme sulla degenerazione correntizia, abbiamo pro¬ ri ù o o posto l'assemblea degli eletti. E abbiamo visto piano piano concrelizzarsi sotto i nostri occhi ciò che abbiamo intuito*. Segni tirerà oggi le conclusioni del convegno. Ieri, gl'interventi più significativi sono stati quelli di Roberto Mazzotta, Gerardo Bianco e del leader della disciolta «Forze nuove», Carlo Donat-Cattin. Quest'ultimo, caustico, pungente nei confronti della segreteria, -incapace di imporre una proposta politica, vittima dei corporativismi e di una identificazione con i poteri dello Stato e del parastato*. ha ripercorso la storia della de dal dopoguerra in poi. Ed ha posto l'accento sul distacco tra partito e società reale, che ha molte cause ma la cui soluzione può essere principalmente una: ricreare un contatto che si basi sulla chiarezza della linea politica, la capacità di evidenziarla e di portarla avanti. Questo deve fare la de per liberarsi di pesi e condizionamenti. Tali temi sono stati ripresi da Casini e Scalia e verranno verosimilmente sviluppati oggi da Galloni e da Bartolo eiecardini. Mazzotta, intervenuto nel pomeriggio, ha parlato dell'assemblea di novembre dalla quale possono uscire due tipi di partito: una forza confessionale, che sarebbe destinata ad essere messa in un angolo, o un partito di centro di ispirazione cristiana e di larga base popolare, «in grado di guidare il Paese impedendo l'alternativa di sinistra*. Rinnovare la de, ha aggiunto Mazzotta, vuol dire renderla un partito moderno, •capace di dare una risposta ai problemi concreti, senza la tri stezza propria delle sinistre e guidato da persone nuove e credibili*. Il partito deve fare •alla luce del sole quello che Berlinguer, Napolitano e Chiaromonte bisbigliano al buio e attuare con la novità delle idee quanto Craxi e Signorile fecero anni fa con la forza di apparato*. Giuseppe Fedi

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