Studiare facendo i salti mortali e veder nero nel proprio futuro

Studiare facendo i salti mortali e veder nero nel proprio futuro Tra i giovani che rinnovano riscrizione alla facoltà di Medicina Studiare facendo i salti mortali e veder nero nel proprio futuro La preoccupazione è il sentimento quasi palpabile - Corsi difficili, docenti «distaccati» e speranze che si frantumano nel timore di troppe porte chiuse Speranza e delusione, risentimento e apatia, pazienza e inquietudine, ma soprattutto molta preoccupazione. Sono sentimenti che serpeggiano, quasi palpabili, fra gli studenti che ogni mattina, in corso Raffaello 60, attendono, diligentemente in coda, di raggiungere lo sportello di segreteria della facoltà di Medicina. C'è chi deve iscriversi ai corsi, chi chiede solo l'iscrizione per esami e laurea. Che cosa vedete nel vostro futuro di medici? La domanda, in quest'atmosfera, ha quasi l'effetto della provocazione. «Lo sapevo quando ho cominciato, adesso, non ho più idee in testa». Giovanni P. oggi vuole soltanto arrivare alla laurea, al lavoro ci penserà poi. - Mi pare assurdo fare piani, c'è troppa incertezza in questo Paese per fare programmi. Ho imparato a vivere alla giornata». E' arrivato sei anni fa da Palermo -perché mi avevano spiegato che a Torino avrei trovato una facoltà dì Medicina più seria, una città difficile, ma accogliente, possibilità di lavoro». Una pausa amara e poi: «Afa ho dovuto fare a pugni per mesi per entrare a lesione, fare i salti mortali per partecipare alle esperieme in laboratorio, andare in un ospedale di provincia per le mille ore pratiche». Il tutto complicato dalla difficoltà di trovare un alloggio a prezzo accessibile, di «legare» in una città traumatizzata dal terrorismo e dalla crisi del lavoro. •£' stato un crescendo che ho sentito fuori ma anche dentro. La laurea la otterrò forse a febbraio. E poi? Sognavo la ricerca in campo neurologico. Non ci penso più. Avrei ripiegato volentieri sulla medicina preventiva, ma con quali sperarne in questo Paese che non riesce neppure a curare i malati?». Scuote la testa: -Mi vedo medico della mutua, per campare e forse a messo tempo in ospedale se trovo il posto». Per Mario Sebasti, terzo anno, il problema lavoro è ancora lontano: «Tirare avanti nello studio per me è la preoccupatone principale; e anche grossa devo ammettere». Ha scelto Medicina per esclusione. -Mi sento incastrato perché non ho il coraggio di cambiare e poi, per fare che cosa. Ma l'andare avanti mi spaventa». Lo studio «é durissi- mo, i professori li sento distaccati, lontani», le prospettive di lavoro «non le immagino». Un orizzonte oscuro per un ragazzo di 22 anni. Lucia Di Giulio ribatte: Anch'io ho scelto per esclusione e un po' per far piacere ai miei. Ma ho scoperto la mia vocasione studiando e lavorando. Ho trovato qualcosa da fare (ovviamente gratis) in un ospedale della cintura. Spero di poterci restare quando mi laureo». Beppe Alpozzi chiede a se stesso e agli altri: «Ci lamentiamo, ma in fondo che cosa si vuole? Forse la riforma sanitaria potrebbe aprire molti spazi. Credo che il pessimismo venga più dalla crisi italiana che da quella universitaria. Tuttaina una mutua, un posto in ospedale, malgrado l'inflazione di medici, riusciremo ancora a trovarlo». Clara Ravelli è qui per ritirare i moduli d'iscrizione: -Un anno fa quando ho cominciato pensavo ancora che la vocazione mi avrebbe aiutata a superare ogni ostacolo. Adesso sento meno la vocasione e i primi sintomi di paura per il lavoro. Se la sensazione continua cambio strada. Ma non so quale prendere». Sarebbe utile il numero chiuso? E' un coro unanime: -Dovrebbero istituirlo al più presto». Medicina ha-circa 8 mila iscritti: pur avendo un calo è ancora una delle facoltà preferite. Salvo accorgersi, quando è tardi, che la strada non è lastricata di rose e che forse, al fondo, ci sarà una porta sbarrata. Maria Valabrega

Persone citate: Beppe Alpozzi, Clara Ravelli, Lucia Di Giulio, Maria Valabrega, Mario Sebasti

Luoghi citati: Palermo, Torino