I «Movimenti» per un posto nella Chiesa

I «Movimenti» per un posto nella Chiesa «CL» e gli altri riuniti a Roma I «Movimenti» per un posto nella Chiesa ROMA — «7 movimenti sorti nella Chiesa attendono di venire accolti con amore dalla gerarchia ecclesiastica: Questa richiesta, rivolta un anno fa al Papa da don Luigi Giussani, fondatore di «Comunione e Liberazione», (60 mila soci in Italia) e dal polacco padre Francesco Blachnicki, fondatore di «Luce-Vita», sintetizza le ragioni del primo Convegno internazionale dei Movimenti nella Chiesa in corso al «Centro Nazareth» di Roma sino a domenica. Vi partecipano centocinquanta persone, che sono gli «stati maggiori» di uria ventina di «Movimenti», fenomeno interessante del post-Concilio. L'iniziativa del convegno fu presa a Varsavia nel 1980 da Blachnicki e don Oiussani, che scrissero, in una lettera a Giovanni Paolo II: «La definizione del posto dei Movimenti nella Chiesa è oggi uno dei problemi chiave di fronte a una pericolosa polarissazione, da una parte, di una Chiesa formalizzata in una concezione unicamente istituzionale, dall'altra di Movimenti che si sviluppano fuori della Chiesa-istituzione. Osiamo suggerire che il problema sia messo a tema di uno dei prossimi Sinodi dei Vescovi: Al Convegno sono presenti, oltre ai due movimenti citati, i .Focolai-ini», i carismatici del Rinnovamento nello Spirito (50 mila in Italia), le Comunità di Vita cristiane (Belgio) e la Comunità S. Egidio, le «Equipes Notre Dame» (che contano, nel mondo, 4000 coppie), gli spagnoli «Cursillos de Cristiandad» diffusi in 50 nazioni, il movimento «Oasi» del gesuita Virgilio Rotondi, e altri di America Latina, Spagna, Germania, Francia. Con la sua domanda don Giussani si è rivolto all'arcivescovo mons. Lucas Moreira Neves, brasiliano, segretario della Congregazione dei Vescovi che fu molto apprezzato da papa Wojtyla quando tenne gli esercizi spirituali in Vaticano. Moreira Neves aveva esposto un «decalogo» di condizioni vincolanti perché i Movimenti ottengano un riconoscimento ufficiale. Sono i «criteri di ecclesialità» stabiliti in maggio dalla Conferenza Episcopale Italiana per ammettere i Movimenti al riconoscimento canonico, più o meno gli stessi stabiliti per l'Azione Cattolica, che è la forma tradizionale dell'apostolato «gerarchico»,, cioè dipendente dalla Chiesa: una soluzione che i «Movimenti» ritengono del tutto inadeguata alla loro specificità e creatività. La questione implica delicati problemi: da una parte vi è l'Azione Cattolica, in Italia e in altri Paesi, che ha un mandato ufficiale dalla gerarchia; dall'altra, vi è lo sviluppo rigoglioso dei «Movimenti» che dimostrarono il loro entusiasmo di « truppe scelte del Papa^ anche nel recente Meeting dell'Amicizia e della Pace a Rimini (cinquantamila partecipanti). E ciò è importante quando l'inchiesta campione delle Acli ha rivelato che meno di un giovane ogni cento è sensibile alla fede in Dio. Spesso i vescovi, fra i quali molti italiani, guardano con sospetto alcune manifestazioni dei «Movimenti» ; Papa Wojtyla ha sempre dimostrato predilezione per alcuni di essi, come «Comunione e Liberazione», o i «Focolarini», o la •Comunità di S. Egidio». Mons. Moreira Neves ha risposto a Giussani e a Rocco Buttiglione storico del movimento: «Confesso che non riesco a non vedere con chiarezza la differenza fra Gruppo, Movimento e Associazione. Confermo che i Movimenti sono una forma di "essere nella Chiesa, ma non di essere la Chiesa": . . l.f.

Persone citate: Giovanni Paolo Ii, Giussani, Lucas Moreira Neves, Moreira Neves, Nazareth, Papa Wojtyla, Rocco Buttiglione, Wojtyla